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Benkadì, tra commercio equo solidale e moda ecologica

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Ci sono realtà locali che fanno da esempio e cercano ogni giorno di fare la differenza: questo è il caso di Benkadì, un’associazione nata nel 2004 dall’entusiasmo di un gruppo di persone di Staranzano, mosse dal desiderio di contribuire a un cambiamento sia a livello locale che globale. In vent’anni di attività, l’associazione è diventata un punto di riferimento per il commercio equo e solidale, oltre che per l’organizzazione di eventi culturali, progetti educativi e collaborazioni con altre realtà del territorio. In occasione della loro partecipazione alla Sagra de le Raze, tenutasi l’8 settembre scorso, abbiamo avuto modo di intervistarli e parlare dei tanti progetti sociali a cui stanno lavorando.

– Raccontateci un po’ di voi. Come è nata la vostra associazione e qual è la vostra missione? 

L’associazione Benkadì è nata nel 2004 da quaranta persone che avevano condiviso l’esperienza del gruppo Bilanci di Giustizia della provincia di Gorizia.  All’interno del gruppo di Bilanci è nata l’idea che tutti i ragionamenti che facevamo sull’economia mondiale, la giustizia sociale, i rapporti tra i popoli del mondo, la giustizia ambientale ed ecologica dovessero avere, sul nostro territorio a Staranzano, un punto di riferimento, un luogo aperto al pubblico. Abbiamo quindi deciso di aprire una bottega di commercio equo e solidale perché crediamo che questo sia uno strumento potente per ribaltare le pratiche di sfruttamento delle persone e di devastazione ambientale. Benkadì è nata dall’esigenza, fortemente sentita dai soci, di operare per un cambio di mentalità delle persone finalizzato alla realizzazione di un mondo più equo e vivibile per tutti, pensando anche alle generazioni future.

– La vostra associazione è molto attiva su diversi fronti: vi occupate di commercio equo, organizzate progetti per bambini e laboratori cittadini. Potreste raccontarci di più su queste attività? 

Quest’anno festeggiamo i vent’anni di Benkadì e abbiamo avuto modo di guardarci alle spalle per vedere il cammino fin qui percorso. Ad oggi gestiamo due negozi di commercio equo, uno a Staranzano e l’altro a Monfalcone. Le botteghe, aperte dal martedì al sabato, sia di mattina che di pomeriggio, sono gestite interamente da volontarie: davvero uno sforzo fatto con entusiasmo da un numeroso gruppo di grandi donne. Fare commercio equo non significa solo vendere prodotti e promuovere produttori, sostenendo così molte realtà imprenditoriali che agiscono con principi di sostenibilità sociale ed ambientale in moltissimi luoghi del mondo, ma significa anche fare informazione sui meccanismi di sfruttamento e, più in generale, sulle ingiustizie e le violenze che vengono agite tanto sui nostri territori, quanto in paesi a noi lontani. Per questo, fin dall’inizio, oltre a gestire le botteghe, Benkadì organizza eventi culturali di diverso tipo e attività educative. Da anni si è consolidata l’Area Educativa di Benkadì che, contando sul lavoro di due dipendenti, realizza,  all’interno delle scuole della provincia di Gorizia e sui territori, progetti di educazione alla cittadinanza attiva e solidale. Lavoriamo nelle scuole di diverso ordine e grado, con percorsi rivolti alle classi, sui temi dello sviluppo sostenibile; diritti umani, ambiente ed economia. Gestiamo un doposcuola, presso la scuola primaria di Staranzano, che è un laboratorio di educazione all’ecologia e, in accordo con il Comune di Staranzano, usiamo come aula anche un parco pubblico dove bambini e bambine possono agire in termini di cura e fare piccoli interventi di miglioramento. Durante l’estate, con le stesse finalità educative del doposcuola, organizziamo i Centri Estivi.

– Ma non solo, siete inseriti in tantissime iniziative di volontariato a livello locale, volete parlarci del vostro impegno a stringere sinergie con altre realtà? 

Benkadì è un vocabolo djoula (lingua africana) che significa “assieme è meglio”: la scelta di questo nome sottolinea la volontà di creare sinergie e di lavorare stringendo rapporti con altre realtà attive sul territorio. Una tra le prime è stata il CVCS di Gorizia grazie al quale abbiamo potuto aprire la prima bottega. 

Il Gruppo di Acquisto Solidale GO-GAS Tartaruga, Tenda per la Pace e i Diritti (ora purtroppo sciolta), Banca Etica, Libera: associazioni, nomi e numeri contro le mafie della provincia di Gorizia e appunto il CVCS (Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo), ONG di Gorizia sono le realtà con cui abbiamo camminato fin dall’inizio. A queste se ne sono aggiunte tante altre, solo per citarne alcune: A.M.I. (Associazione Monfalcone Interetnica), Legambiente, No Planet B, Attic, Caffè Esperanto, Bisiachinbici, Gruppo Ambiente OdV, Piccolo coro di Monfalcone, Coop sociale Thiel, Coop sociale Lister,  Coop sociale La Collina,…

Tra le collaborazioni consolidate ci sono molti istituti di istruzione superiore, soprattutto quelli locali: Buonarroti e Pertini di Monfalcone e B.E.M. di Staranzano; l’IC Dante di Staranzano, e enti pubblici come il Comune di Staranzano, il Consorzio Culturale del Monfalconese. 

Inoltre offriamo le nostre botteghe come luogo di accoglienza e formazione soprattutto per soggetti svantaggiati. Quindi oltre ai PCTO avviati assieme alle scuole, attiviamo borse lavoro in collaborazione con il Centro di Salute Mentale di Monfalcone e collaborazioni con il CISI. Stiamo ora avviando il primo tirocinio inclusivo con i Servizi Sociali dell’Ambito Territoriale Carso Isonzo Adriatico.

Siamo nel tavolo di coordinamento delle botteghe di commercio equo e nella rete di coordinamento delle economie solidali del Friuli Venezia Giulia. Assieme abbiamo lavorato per ottenere la Legge Regionale 4/2017 che riconosce il valore aggiunto delle economie solidali e sociali. Siamo iscritti al Registro di Equo Garantito, l’ente che raggruppa e certifica i soggetti di commercio equo e solidale italiani.

– A giugno avete realizzato un progetto molto interessante legato alla moda e al riciclo, culminato in una sfilata di moda con creazioni realizzate con materiali “upcycled” a Ronchi. Com’è nato questo progetto? Qual è stata la risposta del pubblico? 

Il progetto si chiama “Produttori di Trame” ed è nato dalla sinergia tra Benkadì Area Educativa e GO-GAS Tartaruga ed il comune interesse ad approfondire le devastanti conseguenze sia sociali che ambientali della fast fashion. Il tema è molto attuale, abbiamo la sensazione che finalmente si stia guardando “oltre l’etichetta” per guardare in faccia le condizioni di lavoro inaccettabili, l’avvelenamento portato dall’industria del tessile nelle varie fasi e l’assurda realtà della trasformazione di paesi in discariche per abiti dismessi, non perchè a fine vita, ma per la bulimia dei nostri acquisti. Volevamo dare il nostro contributo concreto appoggiando le realtà imprenditoriali e singole persone che agiscono con principi di sostenibilità e solidarietà.  Abbiamo così lanciato un appello alle sartorie sociali e alle creative e creativi che si riconoscevano in questo progetto. La risposta è stata straordinaria: 30 sarte/i (professionisti/e e amatoriali) hanno presentato i loro capi di abbigliamento nati dalla trasformazione di abiti non utilizzati. Era la prima volta che organizzavamo una sfilata, ma abbiamo messo in piedi una squadra formidabile di creativi/e, modelle/i, parrucchiere e truccatrici, tecnici suono e luci, e dulcis in fundo una bravissima presentatrice. Il pubblico, accorso numeroso, è rimasto entusiasta.

Prima della Sfilata di moda Upcycled abbiamo organizzato un incontro pubblico con la proiezione di una puntata di “Junk Armadi pieni”, un’importante docuserie prodotta da Will Media e Sky. Ora il nostro sogno è proprio portare Matteo Ward, autore di Junk, al prossimo incontro pubblico.

Produttori di Trame, finanziato dal Consiglio Regionale della Regione Friuli Venezia Giulia, è per noi un progetto molto importante che vogliamo sviluppare.

– Eravate presenti alla Sagra de le Raze a Staranzano. Quali attività avete svolto  per i giorni della festa? 

Durante la tradizionale Sagra de le Raze, oltre all’apertura serale della bottega di Staranzano e l’allestimento di un negozio in centro proprio con gli abiti della sfilata, l’impegno più grosso per Benkadì è stato la gestione di un chiosco con cucina.

Con il coinvolgimento di almeno 75 volontarie e volontari, grazie al coordinamento di alcune persone che hanno letteralmente speso le loro ferie estive per questo e per il secondo anno consecutivo, abbiamo realizzato il più importante evento di autofinanziamento dell’anno. Oltre a dare un ottimo servizio alla comunità, con dei piatti molto apprezzati (inclusi i vegan), abbiamo potuto raccogliere fondi per finanziare progetti. Quest’anno a beneficiarne saranno – oltre alle attività educative sul territorio (doposcuola in primis) – anche due progetti di cooperazione con il Burkina Faso. Potremo acquistare i letti per il nuovo centro di accoglienza,  nell’ambito della salute mentale, del progetto Renaissance 2 che vede operativo il CVCS di Gorizia e con loro anche il nostro consigliere Giovanni Dean. Inoltre doneremo materiale didattico per permettere ai bambini sfollati dal nord del paese, dove il conflitto è ancora attivo, di andare a scuola .

– Ci sono altri progetti in cantiere per la fine del 2024? Potete darci qualche anticipazione?

Stiamo lavorando ora ai prossimi appuntamenti di Produttori di Trame. Uno dei soggetti coinvolti è il Museo della moda e delle arti applicate che ha sede a Gorizia.  Grazie alla sua collaborazione, il prossimo 19 ottobre, tutti i soggetti che hanno realizzato la Sfilata Upcycled potranno visitare la mostra Italia Sessanta. 

A seguire, sempre presso Palazzo Attems, si terrà uno SWAP Party per scambiarsi capi di abbigliamento e accessori. Questo evento di Produttori di Trame è realizzato assieme a No Planet B, ARCI Gong, CVCS, Sartoria Sociale della Coop Sociale La Collina in collaborazione con “ReThinkable”, Festival transfrontaliero delle economie trasformative che si svolgerà tra Gorizia e Nova Gorica, dal 18 al 20 ottobre 2024.

Altri  eventi concluderanno questa prima annualità di Produttori di Trame: un piccolo contest grafico sulle ingiustizie del fast fashion, un nuovo appuntamento pubblico e un percorso didattico sul tessile.  

Stiamo inoltre avviando le altre attività nelle scuole per l’a.s. 2024/25, tra questi, il progetto Te lo racconto io l’amianto del Consorzio Culturale del Monfalconese rivolto agli istituti superiori, finanziato dall’Associazione Esposti Amianto e dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito della divulgazione scientifica. 

Giorgia Chiaro

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