A Dubai 198 paesi hanno partecipato dal 30 novembre al 13 Dicembre 2023 alla Cop 28, Conferenza delle parti dell’ONU sui cambiamenti climatici. Fin dall’inizio è scontato che le deliberazioni Cop non sono vincolanti. Nel 2023 è stato raggiunto il top nei consumi di energia, a 8 anni dall’accordo di Parigi che prevedeva il primo Global StockTake (GST), il bilancio dell’azione climatica globale che aveva come obiettivi la riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030 (riferimento 2019), fino a zero emissioni di carbonio entro il 2050, l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’aumento dei finanziamenti per farcela e l’obiettivo di 100 miliardi di dollari annuali da destinare ai paesi emergenti per ridurre le emissioni dei gas climalteranti.
Il 3 dicembre viene proposto dai paesi energivori di triplicare la potenza dell’energia nucleare entro il 2050. Il 4 e il 5 dicembre 116 paesi invece firmano per la triplicazione dell’energia rinnovabile e il raddoppio delle misure di efficienza energetica entro il 2030. Purtroppo è solo una dichiarazione d’intenti.
Gli Emirati arabi anticipano un investimento di 30 miliardi di dollari e propongono 250 miliardi per ridurre le emissioni globali entro il 2030. Il presidente della Cop 28 il petroliere CEO di Adnoc, Emirati Arabi, sostiene che l’addio al petrolio e alle altre fonti fossili avrebbe riportato il mondo alle caverne. Gli States sono per costruire nuove centrali a carbone solo se accompagnate dai sistemi di cattura e stoccaggio e promettono di ridurre dell’80% in 15 anni le emissioni di metano. Il 6 dicembre alla COP28 ci sono anche le proteste dei gruppi ambientalisti di ong e di associazioni contro la conduzione della Conferenza. Il movimento non aveva deciso prima dell’apertura della Cop28 se boicottare o partecipare e protestare. Il Nord globale ha scelto il boicottaggio, sono però presenti le ong storiche. Il 9 dicembre la lobby del fossile sostiene che i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 sono una soluzione al contenimento del Global Warming.
Il 13 dicembre siamo nelle fasi finali. I punti da affrontare sono il Phase out (l’abbandono dei combustibili fossili), i fondi per la transizione e l’adattamento nel Sud globale. Viene rifiutata dalla maggioranza delle parti la bozza del presidente petroliere perché non contiene la Phase out. La lobby dei petrolieri accusa l’occidente di voler dominare l’economia globale attraverso le energie rinnovabili, il phase out secondo loro è un’aggressione. Viene invece presentata la proposta di ricorrere all’energia nucleare di piccole dimensioni ovvero i SMR Small Modular Reactor (mini reattori modulari), e all’energia nucleare di quarta generazione caratterizzate da innovazioni tecniche che ne aumenterebbero l’efficienza, in realtà sono in fase sperimentale con tempi incerti per la realizzazione, la crisi climatica non attende.
197 paesi presenti alla Cop 28 più l’Unione Europea approvano il Global StockTake.
Il 14 dicembre si chiude la Conferenza delle parti numero 28, il documento finale non contiene la phase out ma solo il transitioning away un generico impegno verso una transizione dai combustibili fossili che sia giusta, ordinata ed equa, e un’accelerazione dell’azione climatica già nel decennio in corso, in modo da raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Viene approvato il Fondo perdite e danni causati dal Global Change nei 46 paesi vulnerabili più poveri e meno inquinanti, ma i contributi dei singoli paesi sono solo volontari invece che obbligatori.
Nucleare e idrogeno son considerati soluzioni contro il riscaldamento globale. Sparisce però l’espressione unbated (irrinunciabile) usata dalla lobby del fossile finalizzata alla cattura e stoccaggio della CO2. Poco o nulla viene detto sull’adattamento e sugli investimenti.
Il commento del segretario generale dell’ONU è che vi piaccia o meno l’abbandono dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi. Consolante no?
Lino Santoro