Il Friuli Venezia Giulia è una Regione con un elevato tasso di persone anziane, delle quali molte vivono sole o assieme ad un altro anziano. Una molteplicità di fattori permette l’allungamento della vita, ben oltre quella che veniva definita la “terza età”; ora, infatti, si può parla di “quarta eta’ e di “grandi vecchi”.
Questo scenario sociale è caratterizzato dalla necessità di assicurare alle persone anziane, soprattutto se non autosufficienti, adeguate prestazioni di cura, assistenziali e relazionali che la prevalenza degli anziani desidera ricevere al proprio domicilio.
Servono politiche socio-sanitarie a supporto della domiciliarità, affinché il diritto a poter vivere nella propria casa sia realizzabile consentendo la miglior qualità di vita possibile all’anziano, ma anche alla sua famiglia e a chi presta l’attività di care.
Appurato l’aumento del bisogno di assistenza, considerata la fragilità nel compito di care da parte dei familiari (congiunti anziani senza tenuta psico-fisica, figli giovani, ma non conviventi…), riconosciuta la presenza dei servizi socio-sanitari territoriali che, assieme all’azione solidale del volontariato, rappresentano risorse fondamentali, ma comunque insufficienti a soddisfare le esigenze della domiciliarità, le famiglie hanno dovuto inevitabilmente ricorrere ad una nuova e preziosa risorsa, qual è l’immigrazione femminile soprattutto dal Paesi dell’Est.
Dall’incontro tra la domanda di assistenza da parte dell’anziano e la domanda di lavoro da parte dell’assistente familiare straniera (comunemente chiamata badante) nasce un nuovo modello di cura, in cui i valore aggiunto è la consapevolezza della reciprocità: ognuno ha comunque bisogno dell’altro, il bene dell’uno è collegato al bene dell’altro e promuovere reciprocamente benessere e qualità di vita è una dinamica dall’impatto fondamentale.
E in questo scenario che il Servizio sociale dei Comuni dell’Ambito distrettuale 3.1 “Gemonese, Canal del Ferro, Val Canale” in delega all’A.S.S. n. 3 “Alto Friuli” ha proposto il progetto “Assistenti familiari straniere e comunità locale”, grazie anche al finanziamento della legge regionale 24/2004.
Il progetto prevede iniziative volte alla qualificazione e al sostegno dell’attività di assistenza delle badanti ed eventi, pensati in un’ottica di sviluppo di comunità, finalizzati alla promozione dell’incontro tra di esse e la comunità per una reciproca conoscenza culturale e valoriale, propedeutica al dialogo interetnico, all’integrazione e allinclusione sociale; con auspicate ricadute in termini di benessere sia sulle donne immigrate, sia sugli anziani assistiti e anche sulle rispettive famiglie.
Il progetto si è articolato in tre fasi: la prima, ha visto circa ottanta badanti impegnate in un corso formativo, al termine del quale si è costituito un “gruppo di progetto” formato da operatori, badanti e rappresentanti delle associazioni, che ha dato avvio alla seconda fase; questa, tuttora in corso, prevede la co-organizzazione con tutti gli attori coinvolti di eventi socio-culturali per promuovere la visibilità delle badanti, oltre al loro lavoro di cura, nonché far conoscere le loro storie, i valori e la cultura dei Paesi di provenienza.
Si è già realizzato: in collaborazione con “La Cineteca del Friuli” la proiezione del film “Mar Nero” di Federico Bondi, che descrive il rapporto tra una badante e un’assistita e l’allestimento della mostra fotografica di Roberta Valerio “Onora il padre e la madre”.
Badanti in collaborazione con l’associazione culturale “vicino/lontano” di Udine che l’ha ideata e prodotta nel 2008, e il Comune di Gemona del Friuli che l’ha ospitata nel mese di febbraio (la mostra è già stata esposta a Udine, Tolmezzo, Cividale, Milano e Trieste).
Il reportage, che è nato dalla volontà di riconoscere e comprendere la condizione delle badanti, rappresentandone per immagini il processo di “trasferimento” e di vero e proprio “trasloco” di emozioni e affetti dal loro paese e dalla famiglia di origine verso un mondo nuovo, evoca questo complesso fenomeno attraverso l’esperienza di quattro donne dell’Est che nelle fotografie sono rappresentate in tre momenti: “la propria casa”, “il viaggio”, “la solitudine”.
La terza fase del progetto, infine, partirà dalla valutazione del percorso realizzato da tutta la Rete costituitasi per attuare future iniziative (allestimento di uno spazio di aggregazione?).
Daniela De Narda
tratto da Konrad numero 164 di Marzo 2011
