Il problema degli OGM si presenta attualmente in tutta la sua complessità, anche se coloro che sono favorevoli ad essi impostano solitamente la questione in una semplicistica opposizione tra “libertà di ricerca” ed “oscurantismo”. In parte è vero che le novità vengono spesso accolte con sospetto, specie quando riguardano argomenti difficilmente comprensibili, però è anche vero che in una società, in cui la ricerca scientifica è posta principalmente nelle mani dell’industria, la liberta di ricerca e fortemente ridotta da vincoli di natura economica. In un paese moderno democraticamente amministrato, il cittadino deve esser messo nella condizione di effettuare scelte coscienti, cioè non basate su prese di posizione superficiali, e ciò vale anche per la produzione degli OGM. Uno dei fatti da portare a coscienza la falsità della seguente asserzione spesso enunciata: “l’ingegneria genetica costituisce il naturale prosieguo dell’attività di selezione esercitata finora nella pratica agraria.”
Tra queste due pratiche esiste una differenza essenziale. La selezione dei caratteri manifesti ignora i complessi collegamenti tra l’informazione genetica ed il suo significato per l’organismo, che sta alla base della realizzazione, da parte di questo, di strutture con funzioni ben precise: in tale pratica si è quindi coscienti di muoversi alla cieca. L’ingegneria genetica, invece, modifica l’informazione genetica al fine di realizzare una determinata struttura di chiaro significato funzionale, continuando ad ignorare il quadro globale dei processi di significazione negli organismi. In entrambi i casi si procede alla cieca dall’informazione al significato, però, mentre nel primo caso si è coscienti del propri limiti, e si uniscono informazione e significato in un modello stocastico mendeliano, nel secondo, con un atto di presunzione prometeico, si collegano in un modello deterministico la sintassi genomica con il senso delle strutture e delle funzioni degli organismi.
Senza considerare che per creare una nuova sintassi genomica si usano le capacità di cellule batteriche, mentre nelle piante il significato dato all’informazione si origina in un sistema non-batterico: batteri e e nonbatteri collegano informazione e significato attraverso meccanismi nettamente diversi. L’associazione tra “applicazione degli OGM” e “libertà di ricerca” nasce dal fatto che il progresso materiale dell’umanità, secondo il modello occidentale, è interpretato come il vero fine della natura: in questo modo il progresso ne risulta mitizzato.
Meyer-Abich nella sua Praktische Naturphilosophie (1997) riconosce questo mito del progresso nel rifiuto della vita presente in favore di un’ottimistica convinzione di poter raggiungere un superiore stato di certezze, verità e felicità: come conseguenza la fede nel progresso diviene motivazione essenziale per chi si occupa di scienza. Gli obiettivi di un tale agire sono nobili (aumentare la produzione agricola, risolvere i problema della fame), ma spesso non coincidono con i risultati ottenuti per il funzionamento non-lineare dei sistemi complessi. Pensiamo all’utilizzo che l’uomo ha fatto del fuoco donatogli da Prometeo! Ricordiamo il 6 agosto 1945 a Hiroshima.
Nel caso degli OGM, forse, potrebbe essere utile ridimensionare questo nostro eroico e disperato spirito di sfida e, attraverso il riconoscimento del nostri limiti, intraprendere un cammino verso il principio etico più generale della Erefurcht vor dem leben (Reyerenza per la Vita) enunciato da A. Schweitzer nel suo Kultur und Ethik (1925).
Michele Codogno
tratto da Konrad n. 134 di Marzo 2008
