Il Konrad è nato per poter comunicare gli appuntamenti, i dibattiti e le manifestazioni delle associazioni ambientaliste nel lontano febbraio 1988, era un foglio A4 e si chiamava Incontri verdi. I suoi fondatori furono Paolo Angiolini, Maurizio Bekar, Sergio Franco Dario Predonzan e Roberto Valerio, che da allora ha organizzato la distribuzione divenendo in seguito editore. Nell’aprile del 1993 il foglio è diventato Konrad, la rivista che Trieste e molta parte della regione Friuli-Venezia Giulia conosce (dalle 32 alle 40 pagine, con vari inserti, ultimo dei quali quello dedicato alla scuola e ai ragazzi). Nel frattempo, dall’inizio del secondo millennio, ha trovato una sede anche in rete.
Durante questi sei lustri si sono accadute molte cose e le condizioni sociali, economiche e soprattutto culturali si sono modificate: Konrad ha sempre cercato di registrare i cambiamenti, le modifiche, le oscillazioni del circostante, sia ambientale che culturale tout court, sposando campagne, interventi, idee pur rimanendo un giornale espressione di spiriti piuttosto eterogenei.
Negli ultimi tempi, Konrad ha fatto fatica a resistere perché molto dell’approvvigionamento di idee, opinioni e interessi dei lettori è migrato online, a discapito delle fonti cartacee, tanto che ne ha risentito ed è rimasto silente per quattro anni (2018-2022): la sua veste web e social era sacrificata e la redazione non era pronta a esprimersi via internet, sia per mancanza di strumenti (soprattutto) che per mancanza di, diciamo, dimestichezza.
Ora, dal primo gennaio 2023, le cose sono cambiate: abbiamo trovato chi si dedicherà alle forme del web e alle sue multiformi ramificazioni (social e non). Giorgia Chiaro avrà le fila del Konrad in rete grazie alla sua esperienza di internauta, blogger, social administrator e altro ancora, vera e propria comandante tra le onde di questo mare digitale.
Da parte mia, prendo il testimone dalle molte persone che hanno diretto questa preziosa rivista, cercando di fare il possibile per ridarle visibilità. Chi mi fece salire a bordo di questa testata, nel lontano 2010, fu Luciano Comida – che non smetterò mai di ringraziare – e che aprì esplicitamente a tematiche non direttamente legate all’ambientalismo e all’ecologia. Per parlare di natura bisognava parlare anche di romanzi, quadri, concerti e tutte le altre espressioni o manifestazioni umane. Un’apertura che è stata incrementata negli anni dai direttori successivi (ricordo almeno Dario Predonzan e Simonetta Lorigliola) e che continuerò a rispettare.
La varietà infinita della natura ci insegna a non omologarci, a non essere uguali perché uguali non siamo. E la diversità innata dei collaboratori di Konrad sembra confermarla: voci diverse per diversi temi in un coro che canta l’ambiente, nell’accezione più ampia possibile. Per questo la responsabilità è e sempre sarà del singolo autore, e non per permettere al direttore di lavarsi le mani, ma proprio per l’esatto contrario, per lasciare le mani di chi scrive pulite e libere da ostacoli.
Ci sono troppe cose riguardanti il presente che devono essere dette – e dette in un certo modo – che autorizzano a far esistere questa testata: ora lacera il dramma dell’Iran e la potenza della sua faticosa resistenza (i genitori di uno dei tanti figli uccisi dai fondamentalisti teocratici hanno proclamato una verità impressionante: “Noi non conosciamo le leggi, ma conosciamo il dolore!”), oppure lo sciopero della fame di Alfredo Cospito e il suo carcere duro, l’assurda ovovia che Trieste vuole installarsi, il rimpallo dannoso e colpevole dei migranti, la riforma del Tribunale per i Minorenni, l’incredibile criminale miopia sull’emergenza climatica e le innumerevoli altre realtà che il presente e il vicino futuro ci gettano in faccia, obbligandoci all’ascolto e all’analisi.
Mi congedo ringraziando i miei predecessori per il lavoro che raccolgo e che cercherò di far fiorire, ma ancor di più ringrazio quelli che seguiranno, ai quali cercherò di lasciare qualcosa di fiorito.
Un buon lavoro a tutti.
Riccardo Redivo
Direttore editoriale