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Le Comunità Energetiche: cosa sono

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La crisi climatica è entrata nella sua fase più critica. È in corso una mutazione delle complesse dinamiche che regolano il nostro pianeta, un processo da controllare con azioni di mitigazione e di adattamento come l’ampliamento della copertura verde. L’ultima relazione del Gruppo intergovernativo sul Cambiamento climatico (IPCC), conferma l’aumento dell’ intensità dei fenomeni metereologici, delle ondate di calore, della fusione dei ghiacci, del riscaldamento dei mari.

La Conferenza delle Parti di Parigi del 2015 (COP 21) aveva impostato le strategie per arrivare all’impatto climatico zero entro il 2050. L’Unione Europea con il Clean Energy Package si propone di ridurre almeno del 55% le emissioni dei gas climalteranti entro il 2030 e di passare a un contributo delle rinnovabili non inferiore al 32%. Il COP 26 di Glasgow del 2021 ha confermato l’obiettivo di non superare l’aumento di 1,5 gradi già stabilito a Parigi.

Nel corso di questi anni l’UE ha licenziato numerose direttive per contrastare il Global Warming. Due recenti, una del 2018 l’altra del 2019, riguardanti le norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, coinvolgono i cittadini incentivandoli a diventare Comunità di produttori di energia da fonti rinnovabili, per limitare il consumo di energia elettrica della rete. Le nuove Comunità Energetiche al centro di una rivoluzione energetica sono le Comunità di Energia Rinnovabile e quelle di Autoconsumo Collettivo. L’aspetto fortemente innovativo è che sono i cittadini i protagonisti di questa rivoluzione. Oltre a stabilire le regole per la generazione, la trasmissione, la fornitura e lo stoccaggio dell’energia elettrica la direttiva del 2018 (RED II) disegna il profilo della partecipazione attiva dei consumatori alla transizione energetica nelle Comunità Energetiche.

Per l’autoconsumo di energia della comunità di utenti è necessario aderire volontariamente a un soggetto giuridico, per esempio una cooperativa, per produrre, consumare e gestire l’energia di impianti energetici locali. Si attua un decentramento e una localizzazione della produzione di energia. Nasce il prosumer, cioè un utente che non solo svolge il ruolo di consumatore (consumer), ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer).

Le regole per creare una Comunità Energetica sono state stabilite inizialmente, come sperimentazione applicativa delle direttive europee, dalla Legge Milleproroghe del 2020, e confermate con modifiche sostanziali dal Decreto Legislativo 199/2021.
L’autoconsumo di energia è possibile a tre livelli: individuale, collettivo e di comunità. L’innovazione che riguarda i due ultimi casi discende dalle direttive comunitarie e dal loro recepimento con il 199/2021.
L’Autoconsumo Collettivo riguarda l’insieme dei condomini di uno stesso edificio dove sono presenti uno o più impianti alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili (sole p.e.). Viceversa alla Comunità Energetica Rinnovabile (CER) possono aderire soggetti diversi presenti nello stesso ambito territoriale, cioè diversi condomini, in particolare gli ATER, attività commerciali, imprese, attività artigianali, enti e istituzioni pubblici e privati, terzo settore, associazioni ambientaliste, che costituiscono una smart grid che utilizza le reti di distribuzione esistenti in quell’ambito territoriale. Nella Comunità Energetica Rinnovabile la partecipazione è aperta e basata su criteri trasparenti e non discriminatori, i partecipanti possono scegliere il proprio fornitore e uscire dalla Comunità in qualsiasi momento. La comunità si costruisce attorno a una cabina primaria di trasformazione Alta Tensione/Media Tensione, e ogni impianto del complesso non deve avere una potenza superiore a un MW di potenza. Gli impianti possono essere di proprietà degli utenti della CER ma anche di soggetti terzi, per esempio le ESCo (Energy Service Company). Una ESCo è un’impresa in grado di fornire tutti i servizi tecnici, commerciali e finanziari per realizzare un intervento di efficienza energetica.
L’eccesso di energia rinnovabile non autoconsumata può essere accumulata in batterie agli ioni di litio, o venduta al GSE (Gestore dei Servizi Energetici).

La gestione della Comunità Energetica ha bisogno di dispositivi intelligenti. L’Energy box è un dispositivo collegato con i sensori presenti all’interno delle abitazioni che raccoglie i dati, li analizza e fornisce agli utenti l’informazione sulla gestione dei consumi.
I vantaggi economici che derivano dall’adesione alla Comunità Energetica sono: il risparmio in bolletta delle componenti variabili come la quota energia, gli oneri di rete e le imposte relative, un guadagno sull’energia prodotta e autoconsumata, il recupero del 50% dei costi di realizzazione degli impianti. Il guadagno consiste negli incentivi pagati dal GSE pari a 110 euro per ogni MWh autoconsumata nelle CER, e di 100 euro per l’Autoconsumo Collettivo limitato a un unico edificio, per 20 anni.
Si può accedere al 110% dell’ecobonus ma senza diritto all’incentivo.
I benefici ambientali dell’Autoconsumo collettivo o della Comunità Energetica consistono della riduzione dell’emissioni di CO2 in atmosfera: per ogni kWh di energia elettrica prodotta da fonti fossili si ha una produzione media di 353 g. di CO2. Poiché una famiglia media consuma circa 3 MWh all’anno, con l’autoconsumo ogni unità famigliare risparmierebbe circa 1 ton/anno di CO2, quantità assorbita in media da 100 alberi.

Le CER hanno un altro ruolo importante: rappresentano un contrasto alla povertà energetica, sono 54 milioni gli europei che vivono in povertà energetica, l’appartenenza alla Comunità permette l’integrazione anche di chi non è in grado di pagare i servizi energetici primari. La CER diventa una Comunità Energetica Rinnovabile Solidale.

Lino Santoro

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