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Ambiente

Una vergogna a cielo aperto

Una vergogna a cielo aperto

La storia infinita del SIN e della discarica di via Errera a Trieste

di Lino Santoro

Discarica: emblema di tecnologia superata e impattante, dove vengono stoccati e fatti marcire rifiuti solidi urbani non selezionati.

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Dalle vecchie discariche prive d’impermeabilizzazione esce l’inquinante percolato, come da quella di via Errera, posta in prossimità dell’inceneritore, su una falda superficiale a pochi passi dal mare. Operativa negli anni Ottanta per conto del Comune di Trieste, chiusa nel 1989, è situata all’interno del Sito d’Interesse Nazionale (SIN) triestino. Il SIN identifica le aree inquinate da sottoporre a interventi di messa in sicurezza e bonifica ambientale: 1.700 ettari (1.200 in mare e 500 sulla terraferma) suddivisi fra Trieste e Muggia. I 150 ettari posti all’interno del perimetro dell’ex Ente Zona Industriale di Trieste (EZIT) ricadono nell’ambito dell’Autorità portuale di Trieste (APT). Qui si trova il sito di via Errera dove, nell’immediato dopoguerra, venivano interrati inerti e materiali derivanti da demolizioni civili, rifiuti industriali, scorie e ceneri (da ex inceneritore di M.S. Pantaleone). Il SIN è stato perimetrato con il D.M. 639/2003: parte, amministrata dall’APT, è demaniale e parte è di proprietà privata.

Le indagini finora effettuate hanno evidenziato la presenza nel top soil e nella falda superficiale di idrocarburi policiclici aromatici e metalli, ma sono stati trovati anche diossine, furani, policlorobifenili, amianto, fitofarmaci, fenoli.

Il 25 maggio 2012 viene sottoscritto un Accordo di programma fra Ministero dell’Ambiente, Regione FVG, Provincia di Trieste, Comuni di Muggia e Trieste, EZIT e Autorità portuale per stabilire gli interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel SIN di Trieste.

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L’Accordo era finalizzato alla messa in sicurezza e alla bonifica di suoli e falde. La Regione affida all’EZIT l’elaborazione e l’esecuzione del piano di caratterizzazione dell’intera area con uno stanziamento di 15 milioni di euro. Ma il 13 novembre 2015, con delibera giuntale n. 2272 viene dichiarato lo scioglimento e la messa in liquidazione di EZIT. Le aree di competenza dell’ente passano sotto la giurisdizione dell’APT per completare la caratterizzazione, mentre spetta ai Comuni di Muggia e Trieste la gestione degli interventi di bonifica.

Nella Conferenza dei Servizi istruttoria tenutasi al Ministero dell’ambiente, il 25 novembre 2015, viene presentato un approfondimento di Arpa FVG su via Errera: il terrapieno è stato realizzato a partire dal 1984 a cura della Ripartizione della NU Settore attraverso successive e programmate operazioni d’interramento dello specchio di mare (…) l’Amministrazione comunale aveva ottenuto l’autorizzazione per destinare l’area a discarica pubblica (…) definitivamente chiusa senza realizzare alcuna protezione spondale e/o opera di impermeabilizzazione. L’11 aprile 2016 l’APT presenta lo Studio di fattibilità della messa in sicurezza permanente dell’area ex discarica a mare di Via Errera, ribadendo però di non ritenersi soggetto colpevole della contaminazione per cui l’onere dell’attuazione degli interventi non può essere sostenuto dall’APT.

La mancanza delle risorse necessarie alla progettazione fa presagire un preoccupante allungamento dei tempi.

Cosa succederà?

PER ALESSANDRO

BOXINO A PARTE (font di dimensione diversa e più piccola se vuoi,…fai tu….)

Chi ha riscoperchiato il vaso

Hanno riportato alla memoria pubblica il caso di via Errera tre eventi accaduti nel mese di febbraio.

Il 24 del mese il Tg2 trasmette un’inchiesta sullo stato dell’ex discarica.

Sempre a febbraio l’associazione Acqua Bene Comune invia un esposto sulla situazione disastrosa della discarica alla Procura della Repubblica di Trieste e una diffida gli enti competenti.

Il 22 e il 23 del mese Giampaolo Sarti de Il Piccolo riscoperchia il vaso di Pandora di via Errera con una documentata inchiesta sulla discarica.

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