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Cinema

Gagarin: primo nello spazio 

AL CINEMA con Gianni Ursini

Una produzione russa ricorda le glorie dell’astronautica sovietica

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Non molti si sono accorti che nel 2016 ricorrono i 55 anni dell’impresa di Jurij Gagarin, l’uomo che il 12 aprile 1961 volò per primo nello spazio all’interno della navicella Vostok-1. In occasione del cinquantennale ne avevano parlato in tutto il mondo e le Poste Italiane avevano emesso addirittura un francobollo in ricordo della storica impresa.

Quest’anno le cose si sono svolte più in sordina, anche ci sono state trasmissioni radio e televisive e qualche mese fa Rai3 ha trasmesso il film Gagarin: primo nello spazio di Pavel Parkhomenko, un’importante produzione russa del 2013 che celebra una delle maggiori imprese dell’astronautica sovietica.

Il film russo non sfigura di fronte ai kolossal spaziali americani, e attraverso flash back ricostruisce i momenti salienti della vita del cosmonauta nato nel 1934, figlio di un falegname e di una contadina. I preparativi e le esercitazioni per la missione sono inframezzati da episodi dedicati all’infanzia in campagna, al rapporto coi genitori, all’incontro con la moglie, Valentina Ivanova, alla gioia della paternità. Il rapporto fraterno con i colleghi durante i test attitudinali, quello con i vertici dell’aviazione sovietica o con le persone comuni descrivono una persona schietta e onesta, nella quale l’orgoglio e la soddisfazione per i risultati ottenuti si uniscono a una grande modestia e alla consapevolezza che il traguardo è frutto di un enorme sforzo collettivo. Il film valorizza appieno il ruolo degli scienziati e dei tecnici che hanno contribuito in maniera determinante al successo dell’impresa di Gagarin. In particolare, grande risalto viene dato alla figura di Sergej Pavlovič Korolëv (1907-1966), grande ingegnere spaziale sovietico, responsabile del programma Vostok che nel 1957 consentì il lancio dello Sputnik, e successivamente permise di mandare in orbita uomini ed animali. Per decenni, anche dopo la fine della Guerra Fredda il suo nome fu mantenuto segreto. La sua morte prematura, avvenuta nel 1966, segnò l’inizio della fine della supremazia spaziale sovietica.

La rivista italiana di fantascienza “Urania” gli ha dedicato un numero speciale nell’aprile del 2011. Resta da aggiungere che Jurij Gagarin, due anni dopo la morte di Korolëv, scomparve in un incidente aereo le cui circostanze non furono mai chiarite. Quasi una maledizione biblica.

Un anno dopo, nel 1969, lo sbarco americano sulla Luna diede il colpo di grazia alla superiorità sovietica in campo spaziale.

Nel film ho ammirato molto la perfezione tecnica delle scene spaziali, che mostrano i momenti del lancio e dell’entrata in orbita della navicella Vostok con tutti i particolari tecnici che negli anni Sessanta erano segreti. Ammirevole la professionalità degli attori, sconosciuti al pubblico italiano. Perfetta la scelta di Yaroslav Zhalnin, in alcune sequenze più che somigliante al vero Gagarin. Bravissimo anche Mikhail Filippov nel ruolo dell’ingegner Korolev. Un po’ meno  azzeccata la scelta di Vladimir Chuprikov, un Khrušcev troppo accomodante e paterno, ritratto in dimessi abiti domestici. Sorprendentemente il film contiene molta meno retorica trionfalistica di quella che ci si potrebbe aspettare in un’opera del genere. È molto più sobrio ed equilibrato di certi super spettacolari film spaziali americani che ci hanno alluvionato negli ultimi anni. Insomma un film molto interessante che mostra un aspetto finora sconosciuto del mondo dell’astronautica sovietica e che consiglio caldamente a tutti quelli che credono nell’uso della scienza per scopi pacifici ed hanno fiducia nel futuro dell’Uomo nello Spazio.

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