Konrad è dalla parte delle vittime, di tutte le vittime di ogni guerra, passata e, soprattutto, presente: mulatti, bianchi, neri, gialli o viola, italiani, greci, ucraini, russi, israeliani o palestinesi, la vittima è sempre quella che viene violata o uccisa.
Il dolore per chi viveva e ora è morto o per chi è vivo e il trauma lo rende o lo sta rendendo come morto è troppo forte, insostenibile.
Questa solidarietà verso le vittime è, ovviamente, puramente simbolica ma una nostra speranza, ahimè altrettanto simbolica, è che i carnefici attuali del pianeta Terra possano comprendere il dolore di cui sono la causa e farlo cessare.
Se il carnefice non rinuncia, la catena non si spezza e la sofferenza continua a perpetrarsi. Ognuno di noi può far qualcosa – anche se poco – per indebolire gli anelli di questa catena che non smette di generare sangue.
Proviamo a farlo?
La Redazione
in copertina, vignetta di Michele Colucci