Nell’ultimo articolo si è accennato ai merendoni preconfezionati, considerando con questa espressione l’insieme degli snacks salati e dolci, studiati prevalentemente per i bambini e per i ragazzi. Categoria di prodotti con una densità calorica spropositata, costituita da ingredienti di bassa qualità nutrizionale, con percentuali molto alte di grassi, grassi saturi, zuccheri semplici e/o sale e poveri di fibra alimentare. I prodotti in questione sono progettati e tra le varie strategie di produzione va citato il contenuto elevato di zuccheri semplici e/o di sale che innescano meccanismi di dipendenza al dolce o al salato, i quali sono in grado di garantire il consumo continuativo degli snacks. Va assolutamente ricordato che molti prodotti preconfezionati riservati alla primissima infanzia, per intenderci le pappette per lo svezzamento, impiegano questi principi di addizione di zuccheri semplici o di sale, in barba alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Spesso su queste confezioni, per dare fiducia alle mamme, sono riportate le tabelle nutrizionali e per intenderci: l’apporto calorico, il contenuto di grassi, proteine, di carboidrati, a volte di fibra di minerali e di vitamine.
Questi contenuti possono essere espressi in percentuale oppure anche per porzione, inoltre possono comparire anche i contenuti di grassi saturi e di zuccheri semplici. È molto raro trovare produttori disposti a svelare quanti grassi saturi, zuccheri semplici o sale hanno aggiunto nelle loro preparazioni.
Frequentemente dai media ci viene comunicato: “bisogna variare la nostra alimentazione e leggere le etichette”, ragionevolmente viene da chiedersi “sono veramente applicabili questi consigli?”.
Le etichette nutrizionali, come abbiamo appena visto, raramente sono trasparenti. Inoltre, per un comune consumatore italiano è veramente difficile trasformare le informazioni riportate sulle etichette in scelte salutari. Infatti bisogna conoscere bene i fabbisogni nutrizionali individuali, e dopo opportuni calcoli, determinare le grammature dei pasti e degli spuntini, e successivamente per ciascuno di questi conoscere le frazioni del diversi nutrienti da assumere in quel momento della giornata. Ad esempio va calcolato quanti grammi di carboidrati, proteine e grassi anche saturi, ecc. può assumere a merenda un bambini di 8 anni oppure una ragazza di 17 anni. Non è per niente facile.
Quindi disponiamo di strumenti inutili perché inutilizzabili dalla maggioranza, ed allora perché nessuno ce lo dice e soprattutto perché le cose rimangono immutabili? Possibile che nessuno se ne sia veramente accorto? Alcune delle risposte possibili a questi quesiti sono che ad essere troppo trasparenti ci si rimette economicamente; che modificare le ricette industriali significa investire in ricerca; che gli ingredienti di qualità costano; e che ridurre l’effetto di dipendenza provocato dagli zuccheri semplici o dal sale fa vendere di meno. Queste risposte stabiliscono una intensa relazione tra interessi economici e salute della colletcollettivitàtivita che va opportunamente valutata. L’obesità e le relative patologie ad essa associate o correlate hanno pure un costo pagato un po da tutti prima o dopo, direttamente o indirettamente. E gli altri paesi si sono accorti di questa relazione? E soprattutto restano a guardare? Ad esempio, gli organi competenti svedesi già nel lontano 1989 si sono accorti che le informazioni nutrizionali riportate sulle confezioni non erano sufficienti a permettere ai consumatori di scegliere la salute. Hanno lavorato su due fronti.
La prima e più importante iniziativa è stata quella di assumersi la responsabilità ed il compito di effettuare i dovuti calcoli per determinare la sicurezza nutrizionale dei prodotti alimentari in commercio.
Quindi, sono stati stabiliti i limiti per i contenuti di calorie, grassi totali e grassi saturi, zuccheri semplici, sale e fibra. E successivamente, i prodotti in commercio che soddisfano a tali criteri possono portare sulla confezione un simbolo speciale rilasciato dal National Foof Adeministration (NFA) svedese, un’istituzione nazionale di tutela alimentare. Questo simbolo, the Keyhole (serratura), garantisce alla popolazione di poter acquistare e consumare un prodotto equilibrato nutrizionalmente. Anche le amministrazioni di salute pubblica della Finlandia, della Gran Bretagna, del Canada e della Nuova Zelanda si sono assunte tali responsabilità e stanno utilizzano da anni questi simboli speciali. Il risultato è evidente, a partire dal 2000 in Finlandia il 42% della popolazione acquista prodotti alimentari con il simbolo di salute, per fare un esempio.
La seconda azione della NFA svedese, come del resto dei vicini finlandesi, è stata quella di lavorare affiancando l’industria alimentare per studiare nuove preparazioni e prodotti più equilibrati, come dimostrato dal caso dei nuovi formaggi con un contenuto di grassi inferiore al 17%, e con un contenuto di sale del 1,2%; oppure il genere pancarré e simili con un contenuto inferiore al 10% di zuccheri semplici ed inferiore al 7% di grasso. A questo punto “insorge” spontanea la domanda: perché da noi le scelte alimentari salutari rimangono cos difficili da applicare?
Giulio Barocco
tratto da Konrad n.133 del febbraio 2008