Konrad
Ultimi Articoli

Dall’archivio di Konrad: SIGNORIA DELLE TRADIZIONI

Tempo di Lettura 5 Minuti

Invito alla riflessione per tutti gli “amanti” della natura.

Ore 4.40 del mattino. Al canto di un gallo solitario, seguito poco dopo dal rapido “tac-tac-tac” del pettirosso, il nuovo giorno viene cosi annunciato e nella bruma l’aurora inizia a brillare verso oriente. I galli delle famiglie contadine non fanno più eco al gallo solitario, e al loro posto si odono sinfonie di latrati canini; i muggiti dei bovini al pascolo sono solo un lontano ricordo, mentre il lontano ragliare di un asino fa ancora capolino su questo versante della collina. Come il ronzio degli sciami d’api, anch’esse via via decimate da un’agricoltura sempre più negligente, anche l’asino ben presto non si udrà più, perché definito “fuori norma” da veterinari e politici fantasma. Penso cosi a quelle famiglie che negli ultimi anni si sono trasferite dalla città alla campagna… sì, una sorta di processo inverso all’urbanizzazione della rivoluzione industriale.

Un movimento graduale di persone, spesso con una certa disponibilità economica, che hanno deciso di “andare a vivere in campagna”, non per lavorarla, bensì per stare in tranquillità, in natura. Spesso questi nuovi nuclei familiari si contraddistinguono dai residenti in quanto le loro case sono o nuove di zecca o vecchie case restaurate con vivaci colori; non mancano cancelli blindati e automatici, recinzioni da carcere, allarmi vari, telecamere e terribili cani da guardia. Si dice, solitamente, che un buon viaggiatore quando viene a contatto con culture nuove dovrebbe avere l’umiltà di rispettarle adattandosi alle nuove “regole”. Cosi facendo, riceverà in cambio ospitalità e rispetto. Bene, molti cittadini trasferitisi in campagna fanno esattamente il contrario: appena arrivati nemmeno si presentano al vicinato, bensì iniziano a impartire direttive a destra e a manca, pur mettendo in evidenza che loro sono amanti degli animali e della natura. Infatti, “coerentemente” con le loro dichiarazioni, non esitano un attimo a protestare per i versi degli oramai rari volatili da pollaio, nonché per le mosche e la puzza di qualche isolato capo di bestiame o la terribile minaccia igienico- sanitaria del Mostro Letame!

Eh già, improvvisamente i ritmi bucolici scanditi per millenni dall’intima sinergia tra uomini ed animali (grazie a dir poco alla nascita dell’agricoltura e della addomesticazione animale, che hanno nutrito generazioni di uomini da 10.000 anni in qua e hanno permesso il cosiddetto “sviluppo tecnologico”) devono essere stravolti per i loro capricci ipocriti supportati dalla legge vigente. Ah si, il letame! Complimentandosi col vicino per le ottime uova fresche, il tenero radicchio di primo taglio e le saporite patate gentilmente donate, riescono non solo a non osservare attentamente l’inesorabile lavoro del contadino, ma nemmeno a fare alcune semplici addizioni terra +letame +semi = ortaggi e frutta di qualità = pancia soddisfatta e salute! E come se accettassero la gallina escludendo a priori i prodotti del suo metabolismo: oltre alle uova, le ovvie delezioni. E cosi se ne va un patrimonio: mestieri, saperi, tradizioni nonché razze e varietà locali, di pari passo con l’abbandono di campagne meravigliose e frutteti superbi, di pascoli incastonati come tessere di un mosaico tra boschetti e incantevoli stagni. Il tutto accompagnato da una rapida perdita di biodiversità.

Incolti, boscaglia a robinia e pastini abbandonati: ecco cosa stanno diventando le nostre zone periurbane! Le campagne che un tempo non troppo lontano sostenevano intere famiglie e rifornivano la città sono diventate boschi “disordinati” e silenziosi, laddove gli animali selvatici più opportunisti hanno preso i posto dei tanto amati ma “legalmente” scomodi animali domestici usati per il sostentamento.

Scusate, ma siccome il cane e il gatto sono anch’essi domestici, ridursi a raccogliere le loro feci per strada o negli appartamenti per la scarsità di aree verdi è igienico? Qual è la differenza rispetto a pulire una stalla? E tagliare le loro unghie a causa del poco movimento e di un substrato non adatto? Esiste un compromesso? Chi è schiavo di chi?
Grandi profeti e saggi parlano di amore universale, indiscriminato e decondizionato… amore, schiavitù e possesso non vanno d’accordo.

Questo vuole essere un invito alla riflessione su un fenomeno che silenziosamente s’insinua nelle nostre periferie e come un’arma a doppio taglio ferisce le nostre origini, storia e tradizioni, nonché l’ecosistema agricolo. Inoltre, vuole essere un urlo di rabbia di chi, come me, è nato e cresciuto nel mondo rurale della periferia, acquisendo saperi dai propri avi emigrati che per generazioni furono contadini, gli ultimi della zona. E proprio perché non vorrebbe essere colui che interrompe questa discendenza plurisecolare, si trova schiacciato tra l’incudine di un’Europa poco comunitaria e molto normativa, e il martello del vicinato “moderno” e viziato… e non sa come divincolarsi. Un urlo di colui il quale vorrebbe continuare a bagnare col sudore il manico della zappa del nonno, allevare il bestiame con occhi pieni di gioia e orgoglioso di mostrarli al pascolo… di colui che vorrebbe falciare a mano il fieno d’estate immerso tra profumi, cielo e terra sussurrando semplicemente: – Grazie…

Lorenzo Franz Bertocchi

tratto da Konrad n. 184 di Marzo 2013

Related posts

Il boemo

Riccardo Redivo

La vignetta di Colucci del 5 di Genaio 2024: “Possesso”

Michele Colucci

L’estate è finita – Appunti su Furio

Riccardo Redivo

Leave a Comment