Romano Dogliotti
Ovvero la nascita del Moscato d’eccellenza
di Simonetta Lorigliola
Castiglione Faletto, collina astigiana. Siamo davanti a un pezzo di storia di queste terre, Romano Dogliotti.
Da subito si era incaponito a produrre da subito ad alti livelli qualitativi, litigando per questo, racconta, con il padre, negli anni Settanta.
“Fu Veronelli ad incoraggiarmi. E lo fece di continuo, fummo accanto in molti momenti e in tante battaglie”.

Romano Dogliotti scelse di produrre Moscato. Per quali ragioni?
Cosa potevo fare d’altro? Non riesco a immaginarlo. Mio padre voleva facessi l’aviatore. Non mi andava. E per fare qualunque altra cosa bisognava studiare. Altri lavori ho provato a farli, ma non mi ci sentivo dentro. Io dovevo fare il contadino, avevo dentro di me qualcosa di mio padre e dovevo fare così.
Suo padre produceva già Moscato?
Era contadino. Lo faceva, ma era un Moscato diverso. Lo vendeva a fusti, era destinato al vermouth e lo mettevano anche nella Barbera, per renderla frizzante. Poi ci fu il provvedimento a favore dello zucchero libero nei vini e il Moscato non lo comprava più nessuno. Bisognava far qualcosa. Cambiare la destinazione di quel vino, migliorarlo, farne un prodotto differente.
La strada era il miglioramento qualitativo
Veronelli girò Viaggio sentimentale nell’Italia del vino nel 1979, anche in Piemonte. In quel ciclo di trasmissioni Rai c’erano grandi insegnamenti per i viticoltori italiani. Sulla qualità, sull’identità dei vini. È stato un grande maestro. Dopo di lui non c’è storia. Non può essere sostituito da nessuno, Veronelli.
Come andò la prima visita di Veronelli in azienda?
Venne e assaggiò il Moscato. Poi volle vedere le vigne. Lo portai alla Galeisa. Lì c’è il tufo bianco, un substrato particolare. E mi disse E tu, disgraziato, hai queste terre e non ne fai un Moscato loro proprio? Mi convinse. Cominciai a farlo. Oggi i miei Moscato sono vinificati tutti allo stesso modo, ma divisi secondo i vigneti di provenienza, che danno loro il nome.
Secondo Romano Dogliotti cosa c’è oggi all’origine del migliore Moscato?
Uve belle, sane, curate che vanno raccolte al giusto quadro aromatico e pressate immediatamente. E il territorio. Parte tutto da qui. Semplice, no?
L’assaggio
Moscato d’Asti
LA CAUDRINA 2015