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Il femminismo intersezionale: lotte alle discriminazioni del nostro tempo

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Il femminismo storicamente viene diviso in fasi, chiamate ondate; è un movimento ancora attivo e in mutazione costante. Noi ci troviamo nella quarta ondata femminista, quella definita intersezionale. 

Storicamente parlando le femministe possono essere state quasi esclusivamente provenienti dalla classe media – definito oggi Il femminismo mainstream, quello della prima ondata. E questa esclusività va un po’ in opposizione con le idee del movimento dei nostri giorni, più inclusivo, che tiene conto delle diverse realtà di ogni donna e che ascolta ogni voce: quello che viene definito femminismo intersezionale. 

Cosa significa intersezionalità? 

L’intersezionalità afferma che le concettualizzazioni classiche dell’oppressione nella società – come il razzismo, il sessismo, l’abilismo, l’omofobia, la transfobia, la xenofobia e tutti i pregiudizi basati sull’intolleranza – non agiscono in modo indipendente, bensì che queste forme di esclusione sono interconnesse e creano un sistema di oppressione che rispecchia l’intersezione di molteplici forme di discriminazione.”

Questo termine viene coniato nel 1989 da Kimberlé Crenshaw. Nel suo articolo Demarginalizing the Intersection of Race and Sex, descrive la nostra società come una intersezione di più identità sociali e conseguente possibilità di diversi tipi di oppressioni e discriminazioni derivanti da esse. Sempre Crenshaw descrive la nostra società come incapace (o senza volontà) di percepire le discriminazioni in questo modo, ma le riesce a “gestire” solo singolarmente.

Teorizzato questo concetto, ci si rende conto che il femminismo intersezionale è un approccio complesso alle sfaccettature che compongono ogni singolo individuo immerso nella società: per fare esempi concreti, una donna bianca di estrazione medio bassa avrà meno discriminazioni sociali di una donna nera, o una donna bianca che viene da situazioni economiche non privilegiate, o una donna bianca non eteresessuale. Discriminazioni diverse non viaggiano su binari paralleli che non si incontrano, ma anzi si possono incrociare, come (in effetti) spesso fanno. E coniare un termine che descrive il concetto permette anche di realizzare le molteplici discriminazioni che subiscono persone diverse.

Questo discorso sull’intersezionalità raggiunge il culmine la storia femminista, che dopo aver attraversato diverse fasi ora cerca di abbracciare l’inclusività della lotta, anche se in passato questa mancanza è stata evidenziata Il da femministe nere come Audre Lorde, Bell Hooks e Angela Davis che hanno denunciato la miopia del femminismo bianco e borghese.

Mi piace pensare che il femminismo intersezionale sia il futuro che abbraccerà il mondo, che le nuove generazioni cresceranno più coscienti della diversità e che accoglieranno una visione dell’umanità intersezionale. Un femminismo del genere diventa più inclusivo, dove la lotta si fa assieme per i diritti di tutti, un femminismo che rispecchia la direzione in cui il mondo sta andando. 

Speriamo che, tra pochi anni, il mondo si trasformerà in uno un cui ogni tipo di bias verrà cancellato e saremmo considerati tutti uguali con gli stessi diritti e opportunità.

Giorgia Chiaro

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