Circa cinquanta anni fa nasceva a Trieste il gruppo locale di Amnesty International con l’obiettivo di difendere i detenuti di opinione. Una volta individuato il caso, lo si seguiva senza interruzioni fino alla liberazione del detenuto.
Ricordo che all’inizio delle nostre campagne “adottammo” il caso di Leonard Peltier.
Il 26 giugno 1975, durante uno scontro che coinvolse membri del Movimento gli agenti dell’Fbi Ronald Williams e Jack Coler furono uccisi. Nel 1977 fu giudicato colpevole dei loro omicidi e condannato a due ergastoli Leonard Peltier che si è sempre dichiarato innocente. Una presunta testimone chiave lo aveva in un primo momento incolpato, ma successivamente cambiò versione e dichiarò che era stata minacciata e molestata a farlo da agenti dell’Fbi.
La professoressa Luciana Daveglia Astrologo, allora responsabile del gruppo, tradusse e fece pubblicare il rapporto sull’attivista del Movimento indiano americano, organizzazione che promuove i diritti dei nativi americani.
L’azione in sua difesa continuò negli anni successivi, nel 2016 il presidente Obama gli negò la grazia, ma la pressione per ottenerne la liberazione non diminuì.
A Leonard Peltier è sempre stata negata la libertà condizionale avendo negato la propria responsabilità negli omicidi.
Nonostante la mancanza di equità nel suo processo, è detenuto da 46 anni. Peltier ha 78 anni, ha contratto il Covid-19 nel 2022, soffre di gravi problemi di salute, è in pericolo di vita.
Diversi vincitori del premio Nobel per la pace, tra cui l’arcivescovo Desmond Tutu, hanno fatto appello perché venga scarcerato.
Amnesty International chiede al presidente Biden di concedere a Leonard Peltier la grazia, sia per motivi umanitari che per una questione di giustizia.
L’appello può essere firmato nel sito:
www.amnesty.it
Giuliano Prandini
In copertina: immagine della petizione sul sito di Amnesty international