Oggi la prendiamo alla lontana ed iniziamo a parlare di un apparente assurdo linguistico: in italiano la parola giorno ha sei diversi significati, i due più importanti sono il periodo di tempo che va dalla mezzanotte a quella successiva, ma anche il periodo di tempo che va dall’alba al tramonto, in contrapposizione alla notte, quindi il famoso verso “Quando un giorno, di notte, t’ho detto…” non è poi così assurdo.
Diversamente, in astronomia, il periodo di luce viene distinto con la parola dì (l’antico termine derivante dal latino dies, successivamente die) ed in mezzo a queste due situazioni ci sono i crepuscoli.
Alla mattina abbiamo l’aurora (che è una luce particolare all’interno del crepuscolo) e l’alba (che è un momento nel tempo), alla sera abbiamo il tramonto; questo (come anche l’alba) viene distinto tecnicamente in quattro momenti differenti.
Il tramonto “vero” (quello intuitivo) è quando il sole scompare interamente sotto l’orizzonte ma la visibilità attorno a noi è ancora buona; quello civile (circa mezz’ora dopo) si ha quando il sole si trova 6 gradi sotto l’orizzonte, nel cielo iniziano a comparire gli astri più luminosi (che spesso sono dei pianeti) e bisogna accendere i fari dei veicoli; nel tramonto nautico il sole è 12 gradi sotto l’orizzonte, si possono distinguere sia le stelle più luminose che l’orizzonte stesso, entrambi necessari ai marinai d’un tempo per fare il punto nave con il sestante.
Il tramonto astronomico (più di un’ora dopo quello vero) è quando il sole si trova sotto i 18 gradi ed il cielo, finalmente buio, inizia a concedere all’osservatore la sua veste migliore.
Per questo aspetto di grande variabilità, quando vengono proposte le mappe del cielo nei vari periodi dell’anno, si tende riprodurre la situazione del cielo attorno le ore 22.00 anche se durante l’inverno è ovviamente possibile anticipare di parecchio l’inizio delle osservazioni.
Siamo nei primi giorni di ottobre ed il triangolo estivo sta abbandonando al sua posizione allo zenith (sopra la nostra testa) ed il cielo, all’ora indicata, si presenta con la costellazione di Cassiopea (della quale abbiamo parlato nella scorsa puntata) alta 60 gradi verso nord-est e da questa possiamo partire per raggiungere altre costellazioni che in questo periodo possiamo ammirare.
L’asterisma (ne abbiamo parlato la volta scorsa) che domina il cielo autunnale è il grande quadrilatero che costituisce il corpo di Pegaso che, assieme alle stelle che compongono la sua testa, sembra un ingrandimento del Grande Carro; oltre ad essere facilmente ed immediatamente riconoscibile, è altrettanto facilmente raggiungibile seguendo l’allineamento della seconda e terza stella di Cassiopea, oppure (ma è più complicato) prolungando la linea che dall’Orsa Maggiore passa per la Polare, lambisce Cefeo e passa fra la Lucertola ed Andromeda.
Se noi allineiamo la Polare con la seconda stella di Cassiopea puntiamo decisamente verso Andromeda nel punto in cui (non visibile ad occhio nudo nei cieli inquinati) si trova la famosa galassia, gemella della nostra Via Lattea.
Dalla parte opposta, allineando la terza e la quarta stella di Cassiopea si punta verso Perseo.
Allineando invece le stelle che costituiscono la pancia di Pegaso arriviamo alla piccola costellazione del Delfino (che sembra un carro in miniatura) e proseguendo si giunge alla più luminosa stella dell’Aquila, appartenente al triangolo estivo, ma di questo ne parleremo all’inizio della prossima estate.
A sinistra la rappresentazione dei crepuscoli serali; a destra il cielo come compare ad inizio ottobre, attorno le 22.00, guardando verso nord, al centro lo zenith, in alto l’orizzonte a sud (che in realtà si trova dietro di noi).