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Poesia e letteratura

La biblioteca domestica

Piccolo breviario su senso e utilizzo dei libri in casa propria di Sergio Franco

Voglio parlare della mia biblioteca o, ancor meglio, della biblioteca domestica.

Quasi ogni famiglia ne possiede una, piccola o grande, generica o specializzata, acquistata o ereditata. Ordinata o disordinata, frequentata o abbandonata. Letta o non letta.

Esiste anche la biblioteca finta,consistente soltanto nei dorsi di libri inesistenti, allineati negli scaffali a simulare una raccolta di libri che non esiste. Un mobile che fa parte dell’arredamento.

Supponiamo che una biblioteca domestica conti almeno un migliaio di volumi.

Quanti di questi saranno stati letti? E, tra quelli letti, quale sarà il numero di quelli dimenticati? Il loro numero consente di fare scoperte spesso interessanti.

A me capita spesso di imbattermi i libri che possiedo da anni, ma che mi si presentano come novità.

Posso dire che la biblioteca non è semplicemente una raccolta di libri, ma una specie di organismo vivente, con il quale instaurare un rapporto, una frequentazione pressoché quotidiana. 

Scrive in proposito il giornalista Bernardo Valli “Una biblioteca vive. Conosce nascite e decessi come una famiglia. Un uomo senza libri è orfano” (L’Espresso, 7 agosto 2016).

Ma è anche un po’ la storia della tua vita nello scoprire date, dediche, appunti che riguardano anche i tuoi amici, ancora vivi o scomparsi, nel rievocare fatti e persone altrimenti sepolti nell’oblio.

La tua biblioteca sta lì a ricordare i fatti della tua vita e anche gli interessi diversi verso la cultura a seconda delle epoche e, perché no? anche delle mode.

Poi non mancano i libri di altri, ricevuti in prestito e dimenticati. O anche infine, pochi a dir il vero, rubati. Rubati, sì, perché sfido qualsiasi bibliofilo a non aver commesso mai, dico mai, il furto di un libro. Secondo la definizione non priva di umorismo di un noto bibliotecario triestino – l’indimenticabile Stelio Crise – il furto è una modalità di circolazione del libro e, quindi, di diffusione della cultura!

Per quanto mi riguarda ricordo con molta precisione i luoghi di commissione del reato: dalla sede di un convegno culturale ad una biblioteca ospedaliera, da una stazione ferroviaria a una pizzeria.

Qualunque sia il valore e l’uso che si fa della biblioteca di famiglia, essa rappresenta un problema nella gestione domestica in primo luogo di spazio. Per fortuna i mobili libreria si sviluppano in verticale! Non parliamo poi dei traslochi. Un mio amico non può cambiare città, come sarebbe suo desiderio, perché la sua enorme biblioteca non glielo consentirebbe.

E se vogliamo sbarazzarci dei libri che non ci interessano più sorge l’imbarazzante dilemma: vendere o regalare i libri ritenuti superflui? 

La verità è che i libri non hanno mercato: tanto vale regalarli. E a chi? Certamente non a privati, ma a qualche istituzione, quando si tratta di qualche centinaio di volumi.

Personalmente ricordo di averlo fatto in favore di una biblioteca pubblica. Si trattava di un insieme di opere di storia cittadina.

E infine consentitemi un consiglio, che rivolgo anche a me stesso: evitiamo di accrescere la nostra biblioteca con continui acquisti e ricorriamo piuttosto al prestito presso le fornitissime biblioteche pubbliche. Risparmieremo spazio e denaro e soddisferemo ancor meglio la nostra inesauribile sete di sapere.

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