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La bottiglia giusta

Paterna. Viticoltura e relazioni sociali

–  di Simonetta Lorigliola –

Paterna. Una storia che dura da più di 30 anni: una piccola cooperativa agricola tra Arezzo e Firenze, sulle colline di Terranuova Bracciolini, 8 ettari di vigneto nel mondo del Sangiovese, 30.000 bottiglie l’anno, più di 1000 olivi, agricoltura biologica dal 1985. Una piccola realtà conosciuta per i suoi progetti sociali. Si trova sulle colline della Valdarno tra terrazzamenti, pievi romaniche e olivi, sul confine tra il rumoroso fondovalle dell’autostrada, dei centri commerciali, delle pubblicità e la silenziosa montagna del Pratomagno con piccoli borghi, castagneti, piccole economie. Paesaggio tipicamente toscano, più reale e meno patinato di altre aree nella regione. Forse. Chissà per quanto, ancora.

Di Paterna abbiamo parlato con Claudia Panichi e Tamara Scarpellini che ci lavorano da diversi anni, assieme a Marco Noveri, fondatore.

Tamara Scarpellini
Tamara Scalpellini

 

Come descrivete Paterna?

Era ed è un luogo dove sperimentare le alternative che hanno continuato a girare in molte teste: l’autogestione del lavoro, la trasparenza nei rapporti con i clienti, la tracciabilità, la complessità del rapporto tra uomo e natura.

Avete sempre praticato la connessione con il territorio. Ha ancora un senso l’agricoltura sociale?

L’agricoltura è relazione, fruizione della materialità, politica del cibo. Dietro la bottiglia di vino biologico o biodinamico c’è la ricerca di una tecnica contemporanea e rispettosa del vivente, senza chimica nei campi, né lieviti in cantina. Sperare che piova nel modo giusto, imparare dai vecchi contadini, anche perdonando i loro errori. Ma c’è anche – per le persone della crisi, del carcere, delle dipendenze – la fatica del lavoro fisico, la riscoperta della normalità, l’imparare un mestiere. Darsi obiettivi, provare a rispettare gli impegni: così la fragilità può diventare – lungo i filari di una vigna – differenza da rispettare, ristrutturazione della propria fisicità, lavoro che produce reddito e dignità. L’azienda può diventare un luogo responsabile di produzioni e relazioni, e il territorio una comunità.

Bottiglia Giusta paterna Vigneto

Il biologico e il biodinamico aggregano oggi crescenti seguaci. Che ne pensate?

Da sempre coltiviamo biologico. I nostri terreni e le produzioni raccontano questa storia, le sue difficoltà, la ricerca di equilibrio tra natura e lavoro.

Oggi, dopo 30 anni, sentiamo la necessità di altre riflessioni e altre strade. Dobbiamo confessare che “il biologico” ci sta stretto: è sterile, troppo burocratico e noioso. La biodinamica è interessante, non tanto come ulteriore marchio, ma come occasione per confrontarsi con altre complessità. In generale però, il futuro dell’agricoltura dovrà essere legato a nuove alleanze e strategie, a idee alte di politica locale e globale, a tecniche di produzione globalmente sostenibili. Bisognerà vigilare perché non diventino (vediamo quello che sta succedendo nel mondo del vino o delle cosiddette produzioni tipiche) pratiche di moda, slogan, approssimazioni, retoriche. Questo rischio esiste sia per i produttori che per i consumatori attorniati da seguaci, assessori, pubblicitari, tecnici, hobbisti.

Marco Noferi
Marco Noferi

Paterna società agricola Cooperativa

Località Paterna – Terranuova Bracciolini (Arezzo)

tel. 055 977052 www.paterna.it

Paterna è anche agriturismo

Bottiglia Giusta Vignanova

L’assaggio

Vignanova 2001

Igt Toscana, da uve sangiovese e colorino (5%).

Rosso portentoso. Elegante e caldo. Un abbraccio conviviale.

Viti di 30 e 40 anni, a 300 mt sulle colline ai piedi del massiccio del Pratomagno. La resa è di circa 40 quintali a ettaro. La vinificazione prevede frequenti rimontaggi, prolungata macerazione (dai 15 ai 20 giorni), maturazione per dodici mesi in barriques (di secondo e terzo passaggio) e imbottigliamento dopo due anni dalla vendemmia, poi affinamento per un anno in bottiglia. Se ne producono circa 3500 bottiglie.

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