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Quanti amori Di Enrico Cattaruzza
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Quanti possibili destini ci sfiorano in ogni istante?

Recensione di Quanti amori Di Enrico Cattaruzza

Adamo colse della frutta dall’albero della conoscenza
poi l’ultima mela cadde sulla testa
procurando un ematoma a Newton

– Franco Battiato

 

Quante volte ci siamo trovati a tentare di inventariare un’identità, dirimere i fili che ci hanno condotto a un luogo, a una scelta, al cubicolo di un ufficio, tra le braccia di una persona amata, quante volte abbiamo inteso trovare una ragione, tentando di inchiodare la nostra maschera, il nostro profilo digitale, il nostro corpo, a una presunta libertà o peggio a un primato su ciò che ci ostiniamo a costringere attraverso parole come persona, soggetto, io, tentando di aggrapparci a una narrazione che dia una forma, ai nostri occhi coerentemente verosimile, all’insieme di dinamiche che ci attraversano biologicamente, culturalmente e chimicamente?

Nell’ultima fatica letteraria di Enrico Cattaruzza, Quanti amori edito da Scatole Parlanti, la serata di due giovani studenti in una discoteca, punto iniziale della narrazione in cui collochiamo i protagonisti Eric Ferluga ed Emma Rossetti, rappresenta il grado zero di un divenire di possibilità che ci conducono ad osservare possibili orizzonti destinali nelle esistenze dell’uno-infiniti protagonisti. Il racconto si articola attraverso frattali di possibile che portano a interrogarsi sul dispiegarsi degli eventi in fatti e loro interpretazioni, in esperienze e processi che ne determinano la loro sistematizzazione secondo categorie di spazio e tempo – umane forse troppo umane- , in questa avvincente incursione nel divenire in cui reale e disvelamento del fatto nelle sue ramificazioni di infiniti mondi possibili ci pongono davanti a una serie di frammenti, veri e propri salti quantici in cui i personaggi ci si ripropongono in un infinito altrove, un diverso punto dell’entropia che corrisponde a un altro destino, a un’altra piega dello spazio-tempo, un’altra storia tra i rivoli in cui ciascuna narrazione si rifrange e compatta in uno ieri, domani, forse o altrove.

Partendo dalla serata del giovane Eric e di Emma in una discoteca sul lungomare triestino, osserviamo il dispiegarsi di una serie di universi alternativi, mondi di possibilità in cui ciascun personaggio intraprende un diverso percorso di vita, un altro da sé negli infiniti possibili. Ciascuna esistenza è costretta a schiantarsi in quel vortice di temporalità potenziali al cui centro il nostro inaggirabile antropocentrismo impone un nodo gordiano di caso e necessità, di regole a cui tentiamo di dare un ordine affinando i più diversi modelli e di abbandono all’imperscrutabilità destinale. In questo orizzonte, quello delle esistenze multiple dei pochi ma potenzialmente infiniti personaggi che questo romanzo ci porta a conoscere – e delle loro diverse identità nello spazio-tempo – la stessa identità di personaggio-persona crolla di fronte a un ordine di grandezza in senso temporale e spaziale che trascende vertiginosamente ogni possibilità di ricondurre a un nome, a un volto, a un soggetto ciascuna delle diverse manifestazioni quantiche. 

E se la cornice dell’ambito dello studio della fisica delle particelle e il suo rapporto con la temporalità sembra una scaltro pretesto dell’autore, un colpo di teatro così in favore di camera che sembra invitarci a una continua suspension of disbelief, quasi come in un libro game per ragazzi troppo cresciuti, l’espediente narrativo sembra un gioco di cui esauriamo presto il meccanismo di fondo, un giocattolo di cui osserviamo la vera essenza soltanto quando siamo annoiati, per spingerci a interrogare il nostro rapporto con le temporalità che attraversano le nostre identità  in una nuova forma.

Seguendo il destino dell’uno-infiniti destini di Quanti amori siamo posti di fronte alla nostra identità di animali razionali che intraprendono una serie di scelte funzionali a identificarsi con un posto nel mondo, una carriera, una serie di soddisfazioni biochimiche determinate dalla validation dei pari, dal rispecchiarsi nei beni posizionali, da un affinato uso e abuso dei corpi e delle loro estensioni simboliche.

Nelle infinite storie delle storie del mondo, Quanti amori ci accompagna con la leggerezza di una canzone pop a cogliere, come nella rifrazione della luce in diversi colori attraverso un prisma, vettori di possibilità che in ogni istante ci sfiorano e che tentiamo ogni giorno di raccontare con nuove ma mai bastanti parole.

 

Luigi Rossi Dagri

 

 

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