La mostra di Van Gogh a Trieste è stata annunciata mesi fa: la chiamano mostra dei record, e sembra fare il pienone anche al Revoltella.
Domenica pomeriggio la coda per l’ingresso al museo superava l’angolo di via Torino, e anche in un orario più “tranquillo” come la pausa pranzo, ha raggiunto picchi alti di affluenza, con 180 visitatori e file per accedere.
Ma davvero vale la pena di vedere questa mostra? Sì, secondo me davvero.
La mostra di Van Gogh è stata prodotta da Arthemisia (gli stessi organizzatori della mostra su Ligabue, prorogata fino al 30 giugno), è promossa e organizzata dal Comune di Trieste, dall’Assessorato alle politiche della cultura e del turismo.
Come leggiamo dal sito del Museo Revoltella che la ospita,«La mostra […] vuole documentare l’intero percorso artistico del pittore a partire dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza, per proseguire con i disegni e gli oli dedicati al tema dei tessitori, per giungere alle opere del suo soggiorno parigino, raffiguranti il paesaggio e momenti della vita sociale dell’artista ed infine agli ultimi dipinti di St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita».
Cosa ha di tanto straordinario la mostra di Van Gogh?
Van gogh e uno dei pittori più famosi di sempre, una figura che, nonostante non abbia goduto della sua fama in vita, oggi incarna nell’immaginario collettivo l’idea di artista moderno.
Le opere che possiamo vedere nel percorso guidato per illustrare la vita di Vincent Van Gogh sono 50 e sono prese in prestito dalla collezione del Kröller-Müller Museum di Otterlo.
Possiamo tracciare una linea immaginaria nel percorso guidato dall’esposizione: il primo Van Gogh, quello dei disegni in chiaroscuro, e il Van Gogh più maturo, il più famoso e conosciuto da tutti, quello dei colori saturi e delle pennellate incisive.
A dividere il percorso una stanza suggestiva, Sogno immersivo, in cui noi visitatori ci immergiamo nei quadri più famosi dell’artista attraverso un gioco di specchi, proiezioni, video.
Affascinante è ammirare il cambio di stile dai primi disegni, a matita, in cui il giovane Vincent esplora i suoi soggetti, paesaggi o persone prese dalla vita rurale e contadina. I protagonisti della prima fase sono infatti donne che pelano patate, o che cuciono, e uomini che seminano o falciano le piante, con le spalle ricurve verso la terra.
Si passa dal bianco e nero al colore, quando il trasferimento a Parigi cambia tutto; visualmente come già anticipato si percepisce la transizione, e la mostra vira dalle sfumature bianco e nero ai colori brillanti che tutti conosciamo.
Le opere più famose esposte sono Il Seminatore, i due ritratti di Monsieur e Madame Ginoux, Il Giardiniere.
Parallelamente alle opere viene raccontata la vita difficile di Vincent, emblema dell’artista tormentato, con la sua storia personale, i luoghi che hanno influenzato la sua vita, e i problemi mentali che lo hanno portato a una fine miserabile in ospedale psichiatrico.
Celebrate all’inizio del percorso anche le due donne che hanno promosso l’artista per farlo diventare il pittore famosissimo che ammiriamo oggi: Jo Van Gogh-Bonger (la moglie del marito) e Helene Kröller-Müller, appassionata collezionista di arte e colei che con la sua passione costruì il successo di Van Gogh.
Grandi assenti di questa esposizione sono i quadri più celebri di Van Gogh, i suoi autoritratti, I girasoli o La notte stellata. Però ho apprezzato ancora di più la mostra, grazie a queste assenze, che permette di approfondire meglio le opere meno conosciute e giovanili, e ammirare allo stesso capolavori di fama mondiale.
La mostra rimarrà al museo Revoltella fino al 30 giugno, e viste le premesse, speriamo si confermi un grande successo.
È visitabile da lunedì a domenica e festivi 9.00 – 19.00.Martedì chiuso
Il biglietto intero costa 16€ mentre il ridotto 14€.
Giorgia Chiaro