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Volontariato animalista: va fatta chiarezza

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L’introduzione nel territorio italiano di animali d’affezione ed in particolare di cani, non riguarda soltanto i cuccioli di razza fatti pervenire da commercianti senza scrupoli, ma anche cuccioli e cani adulti meticci introdotti il più delle volte in modo illegale da sedicenti gruppi di volontari non appartenenti ad alcuna associazione riconosciuta in Italia o nello Stato di provenienza degli animali. Questi “volontari fai da te” si avvalgono di “staffette” per far giungere i cani, che molto spesso vengono sedati dagli stessi staffettisti senza alcuna preparazione o conoscenza veterinaria. Dopo un viaggio massacrante in condizioni igieniche precarie, i poveri animali vengono distribuiti nel territorio regionale ed affidati temporaneamente a persone compiacenti spesso inadeguate che si dichiarano disponibili ad ospitare i cani per brevi periodi; in questa fase perciò i cani non vengono controllati da alcun veterinario che ne attesti le condizioni di salute e la veridicità dei documenti con relative vaccinazioni obbligatorie previste dalla normativa dell’Unione Europea. Gli Stati da dove provengono i cani sono principalmente: Bosnia,Serbia,Croazia ma anche Romania e Spagna. E’ evidente che non c’è alcuno scambio di informazioni tra gli uffici competenti dei Dipartimenti di Prevenzione e Sanità animale delle ASL e gli uffici veterinari del Paese/regione di provenienza del cane.

La cosa ancor più grave riguarda la leggerezza con cui vengono affidati i cani ad individui che tengono l’animale in “stallo”, pubblicizzandolo poi sui social network ed i motori di ricerca con foto e richieste di denaro da versare su conti correnti o poste-pay intestati a privati cittadini; cosa del tutto discutibile se si pensa che questi personaggi si definiscono “volontari” senza averne alcun titolo, in quanto non appartenenti ad associazioni o organizzazioni di volontariato riconosciute. É necessario perciò fare chiarezza sulla figura del volontario, che nel mondo animalista troppo spesso corrisponde a cittadini volonterosi assolutamente impreparati, fino ad arrivare ad individui purtroppo psicologicamente disturbati.

Il traffico di cani non riguarda soltanto Paesi stranieri ma da anni è in atto un vero e proprio fenomeno di “transumanza”, che tende a considerare il cane come un oggetto da spostare da una parte all’altra del territorio italiano in attesa di essere affidato ad una famiglia. I cani vengono scelti su veri e propri “cataloghi” on line e come un qualsiasi oggetto “spediti” a destinazione. Questo traffico motivato da falso pietismo genera un notevole interesse economico a scapito degli animali e permette a più di qualche volontario improvvisato di vivere con elargizioni e contributi inviati da ignari cittadini, mentre i cani tenuti in “stallo” finiscono molto spesso per essere abbandonati lungo le strade o nei canili convenzionati, a carico dei contribuenti in quanto sprovvisti di microchip o con microchip non registrato nel Paese d’origine o nella località italiana di provenienza e pertanto non riconducibili ad alcun proprietario.

Troppe volte inoltre si sottovaluta il problema della sicurezza e dell’incolumità quando si parla di attività di volontariato dentro e fuori dai canili; è necessario pertanto stabilire chi siano i “volontari animalisti” quali siano i loro diritti e quali i loro doveri e quali siano le responsabilità di coloro che effettuano le cosiddette staffette. Ricordiamo che il volontario, per ritenersi tale, deve appartenere ad un’associazione o a un’organizzazione di volontariato e come prevede l’articolo 4 della Legge 266/1991 – la legge-quadro sul volontariato – dev’essere coperto da polizza assicurativa contro infortuni e malattie connessi allo svolgimento dell’attività stessa, nonché per la responsabilità civile e per i danni cagionati a terzi nell’esercizio dell’attività medesima. È necessario rendere illegali gli “stalli”, tutelando in questo modo effettivamente gli animali d’affezione ed al contempo l’incolumità pubblica da spiacevoli episodi quali: incidenti stradali causati da animali sfuggiti al controllo degli staffettisti o episodi di morsicatura o aggressione causati dallo stress inflitto durante i prolungati spostamenti dei cani.

Maria Grazia Beinat  Presidente Associazione “Il Capofonte Onlus” Trieste

 

 

 

 

 

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1 comment

Guya 29 Dicembre 2016 at 17:43

Quale organo è preposto al controllo dei volontari sul territorio? Per definirsi “volontario” bisogna eseguire dei corsi ed avere dei documenti attestanti? Esiste un registro o un data base dove registrare i volontari?
Grazie

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