Secondo il WWF (La Cina condiziona il mondo, report del 2015) la Cina è ricca di biodiversità di specie: animale con il 14% e vegetale il 10%, ma l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse mettono a rischio questa fantastica biodiversità. Però quasi l’80% delle falde freatiche è inquinato e l’acqua deve essere in gran parte trattata per diventare potabile, un terzo dei fiumi è invaso da liquami e da rifiuti, l’atmosfera delle grandi città come Pechino è quasi irrespirabile per le polveri sottili. La Cina è il più grande consumatore di energia e produttore di gas serra. La rapida industrializzazione dei decenni precedenti, l’urbanizzazione e un’agricoltura di tipo intensivo, la deforestazione, la frenetica costruzione di dighe hanno esercitato nel passato una pressione molto forte sull’ambiente. D’altra parte l’economia cinese è in continua crescita e il benessere è più diffuso. Cresce anche nella popolazione la percezione della necessità che la protezione dell’ambiente sia importante. I leader politici ne sono consapevoli tanto che la Cina è all’avanguardia come produttore di innovazioni finalizzate alla sostenibilità.
Con il XVII congresso (2007) del Partito comunista cinese viene dato un grande impulso alla legislazione ambientale: viene varato il National Climate Change Programme e nel 2008 il China Policies and Actions for Adressing Climate Change. La strategia è insieme crescita economica e salubrità dell’ambiente di vita. Il 10 settembre 2013 il Consiglio di Stato emana un programma per combattere l’inquinamento atmosferico con l’Airborne Pollution and Prevention Action Plan (2013-2017). A partire dal 2015 la Cina avvia una vera e propria Rivoluzione verde attuando una serie di riforme che hanno modificato il sistema economico e amministrativo interno (Il green business in Cina 2016 di EEGEX, Energy Environment Global Exchange). Nel 2015 viene approvato l’Environmental Protction Law, nel 2016 il Plan action for the prevention end the control of the pollution of soils, nel 2017 l’Environmental Protection Tax Law e l’Air Pollution Prevention and Control Plan. La Cina prosegue verso un punto di svolta irreversibile nello sviluppo di un nuovo modello economico e sociale centrato sulla sostenibilità.
Xi Jinping inaugurando The Belt end Road Forum For International Cooperation il 14 maggio 2017 ha tracciato i contorni della Via della Seta secondo i dettami del Partito Comunista Cinese. Secondo Xi Jinping questa è la strada che può condurre l’umanità alla fratellanza, ad uno sviluppo condiviso, alla pace, all’armonia e a un futuro migliore (da China and World Economy, Wiley, 2014). All’interno della Via della seta la tematica green trova spazio nel paragrafo infrastrutture ed energia come green and low carbon development, puntando su uno sviluppo verde e uno stile di vita e di lavoro ecologico a basso consumo di carbone per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile.
Secondo l’ ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) dal 2020 il modello economico di Xi Jinping, concettualmente rappresentato dalla nuova normalità di una crescita improntata sulla qualità piuttosto che sulla quantità, ha registrato un rallentamento della domanda interna. Il 29 ottobre del 2020 il V Plenum del Partito comunista cinese ha definito il XIV piano quinquennale per il periodo 2021-2025. Il tema principale è sviluppo o circolazione duale, le attività economiche all’interno e i legami economici con il resto del mondo. Il Piano intende aumentare i redditi per favorire i consumi e ridurre i risparmi, la creazione di nuovi settori dell’economia digitale, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei big data e del 5G necessari per la crescita e l’innovazione. Per ricerca e sviluppo la Cina intende impegnare il 3% del PIL nel 2025 (600-650 miliardi di dollari) e destinare molte risorse per l’istruzione, la formazione e l’industria digitale, nella logica della Belt and Road Initiative. Nel 2024 la Cina registra un tasso di crescita del PIL del 5%, assai più basso degli ultimi decenni ma comunque un valore positivo. Anche per il 2025 il tasso non dovrebbe superare il 4%. Però le esportazioni sono cresciute del 2,4% e le importazioni hanno avuto un incremento di quasi il 6%. Attualmente la sovraccapacità produttiva cinese non riguarda solo settori tipici come acciaio e cemento ma si estende a settori avanzati e ad alta tecnologia come pannelli solari, veicoli elettrici e prodotti legati all’intelligenza artificiale a costi competitivi.
Sempre nel 2024 la Cina raggiunge un record sulle rinnovabili (Inside EVS 2024) con un incremento del 15% di capacità installata nel 2024, rispetto a tutti gli altri paesi: la Cina produce energia green solare per il 45% in più e eolico per il 18% in più. Secondo i dati pubblicati dalla National Energy Administration la Cina è il più grande produttore al mondo di energia elettrica con 9418 TWh fra fonti fossili e fonti rinnovabili.
Su molte tecnologie net-zero (zero produzione di gas serra) Pechino si trova in una posizione dominante a livello globale, ed è inoltre il principale produttore e fornitore di componenti digitali (Il ruolo della Cina nelle tecnologie Net-Zero, Fondazione San Paolo, giugno 2024). L’attuale dominio globale cinese è il risultato di politiche industriali rafforzate con i Piani quinquennali che dal 2011 si sono focalizzati su sicurezza energetica e rischi del cambiamento climatico. Il XIV Piano Quinquennale intende raggiungere quota 3300 TWh di energia da fonti rinnovabili. Il XV Piano Quinquennale (2016-2030) prevede che la sovrapproduzione di prodotti tecnologici innovativi per le energie rinnovabili sarà indirizzata soprattutto verso i mercati esteri.
Lino Santoro