– di Riccardo Redivo –
Un premio come gesto
La poesia, secondo me, è l’arte più profonda che l’uomo ha per cercare di comprendere l’umanità e ogni forma di vita. E’ paradossale che una dimensione così importante abbia così poco risalto nella società. La responsabilità è di molti, a cominciare dai poeti stessi per finire con la scuola, le istituzioni etc.
Ogni premio vorrebbe stabilire il migliore della categoria che premia (sport, poesia, chimica, etc.), cosa che si sa essere impossibile, ma ciò che conta è l’avvicinamento, il dialogo per raggiungerlo. Insomma, il vincitore assoluto è quasi sempre relativo. Però ogni premio porta con sé almeno un sicuro positivo elemento, forse il più importante: la visibilità del gesto (e della scelta, una volta concluso). Per alcuni ciò è un vero e proprio vantaggio: mi riferisco ai premi di categorie svantaggiate, tra queste la poesia – direi la più importante – che approfondiremo subito con alcune domande a Irene B. Puzzo, della segreteria organizzativa del Festival Internazionale della poesia, giunto a quota XVII, e che si svolge ogni anno a Trieste portando in città maestri mondiali (ne abbiamo fugacemente parlato, per la scomparsa di Álvaro Mutis, in K191):
Chi siete e perché lo fate?
Il Club Anthares è un’associazione culturale che da anni opera sul territorio in virtù della passione e competenza del presidente Adriano Doronzo.
Sicuramente il Premio Internazionale Trieste Poesia è la nostra sfida più grande, principalmente per due motivi. Il primo è che, fino a 17 anni fa, la città cantata da Saba, Joyce, Kosovel e Rilke sembrava non essere interessata a richiamare i grandi nomi della poesia internazionale. Il secondo è che tra gli autori selezionati si possono trovare anche casi letterari per la narrativa, com’è successo a Tahar Ben Jelloun per Il razzismo spiegato a mia figlia, ma la loro produzione poetica è sconosciuta ai più in Italia. Ecco che assegnare un premio può essere un modo di dare luce alla loro opera.
Cosa pensate e cosa volete dare a Trieste, sia in senso artistico che in senso, più largo, umano?
È noto che Trieste sia stata un importante crocevia letterario. Il nostro tentativo è di ridare vita a quest’anima della città, che a volte pare sopita. Le Prix International pour management culturel dell’Academiei Internaţionale “Mihai Eminescu” ricevuto lo scorso anno ci dice che il messaggio, all’estero, è recepito. Questo è un gran vantaggio per la città, perché alimenta il desiderio del premio e di entrare in relazione con Trieste, che si fa luogo dove ascoltare i versi di poeti dalla viva voce dell’autore. A volte pare che la poesia sia un linguaggio distante – e a volte è proprio così ! – ma forse richiede solo un po’ più di confidenza. A noi piace creare questo momento di contatto.
Quest’anno chi avete deciso di premiare e perché?
Il Comitato Promotore premia (il 4 dicembre, ore 20 all’Antico Caffè San Marco) il moldavo Nicolae Dabija, autore riconosciuto della rinascita nazionale della Bessarabia. Nella motivazione il direttore artistico Gaetano Longo sottolinea come Dabija ricerchi nei versi “le antiche radici della Dacia e li riproponga riadattandoli a quella cultura europea contemporanea di cui oggi è uno dei maggiori rappresentanti”. Nell’antologia a lui dedicata (Diritto all’errore), edita come ogni anno da Franco Puzzo, si possono inoltre leggere citazioni di autori romeni e addentrarsi così in una letteratura forse trascurata.
Il Club consegna anche il Premio “Un poeta per la Pace” – quest’anno intitolato a Edvino Ugolini – a Vincenzo Bianchi e il Premio Gerald Parks alla Traduzione (che invece non è stato assegnato).
Il vostro non è solo un Premio, ma è anche un Festival: gli appuntamenti sono ricchi di varietà e proponete contaminazioni con musica, spettacoli e molto altro…
Dedicheremo una settimana alla poesia, nelle sue vesti più e meno formali, con il Festival Internazionale della Poesia. Molti sono i luoghi coinvolti (caffè, librerie, locali, negozi) e diverse le attività.
Informazioni www.triestepoesia.org