Questo è stato il mio ultimo viaggio, la mia ultima bella fatica per tutti i bambini del mondo. No, non è vero, non per tutti i bambini, solo per quelli occidentali.
Ora cerco di spiegarlo con tutta la chiarezza che mi è suggerita dalla neve con cui convivo da almeno un secolo. Insomma, chiaro come luce sulla neve.
Da alcuni elfi, renne e anche qualche bambino, sentivo dire che il mondo che Babbo Natale percorreva per portare i regali durante la sua notte era parziale, era solo una parte di un mondo più vasto. Ovviamente avevo sempre considerato questo argomento come chiacchiere filosofiche di chi ha tropo tempo e si annoia, ma mi sbagliavo… Dopo tanto sentire, dopo tanto ripetere, mi sono detto: vediamo se c’è questo mondo altro, e se c’è vediamo com’è: di che cosa potevo avere paura? Di niente, certo. E invece!
A circa metà della mia ex notte gloriosa ho fatto una deviazione e ho oltrepassato il Mediterraneo, con in effetti un po’ di timore perché, se non avessi trovato niente, avrei rischiato veramente di arrivare in ritardo per la consegna dell’altra metà dei regali rimasta sulla slitta. In mezzo al mare ho avvistato dei barconi stracolmi di gente e pensavo potessero essere di loro aiuto i miei doni, ma ora so che mi sbagliavo (chissà quanti improperi!). Insomma, già sulla nuova costa ho trovato tanti bambini di cui non conoscevo l’esistenza, di cui non conoscevo il modo di vivere e, soprattutto, il modo di morire. Inoltre, cosa meno importante ma quasi più incredibile, non mi conoscevano! Ma, di più, non riuscivano a comprendere nemmeno il mio motivo, il motivo della mia esistenza! Come, fare doni? Ma noi moriamo ammazzati da bombe, moriamo di fame, di malattia, in una parola, di povertà, e tu ci regali una bellissima consolle per giochi? Una bambola? Ma sei un clown alla rovescia, ci prendi in giro?
Allora la mia barba si è scurita per le lacrime che scendevano larghe e copiose, ho regalato la giacca rossa affinché se ne facessero una coperta, il cappello un cuscino, le renne carne, la slitta legna e ora, che vi scrivo da un letto di un ospedale infantile, sto svuotando pitali e, più tardi, consegnerò i pasti. E mi hanno anche offerto del denaro, a me, Babbo Natale! Ma hanno ragione, Babbo Natale non esiste più, perché non pagarlo allora?
P.S. C’è un’altra cosa di cui non mi capacito: come poteva la maggior parte dei bambini che sapevano dell’esistenza di quegli altri bambini, di quelli, cioè, che soffrono veramente, chiedere qualcosa per loro e niente per quegli altri? L’egoismo può arrivare a tanto? Non so se sperare che alcuni vivano la mia mancanza come un trauma… così forse si sveglieranno e chiederanno pane e medicine per quegli altri, questi che puzzano e che adesso adoro più di loro. Ma ora devo andare, sento un pianto che devo tentare di consolare e che non bagnerà la mia barba.
Riccardo Redivo
in copertina: illustrazione di Michele Colucci