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Fenomeni atmosferici estremi

Fenomeni atmosferici estremi

Con il Global Warming aumenta la loro intensità

di Lino Santoro

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Uragani, cicloni, tifoni tre nomi per uno stesso fenomeno meteorologico che interessa le fasce tropicali del nostro pianeta. Si tratta di perturbazioni devastanti caratterizzate da venti molto forti e da piogge torrenziali che si originano sui mari quando la loro temperatura supera i 26 gradi e l’area presenta una pressione molto bassa. Gli uragani sono tempeste che si manifestano nel nord dell’Oceano Atlantico in corrispondenza dei Caribi o nel Nord Est dell’Oceano Pacifico statunitense, il nome deriva dal dio caraibico delle tempeste Huracan. I cicloni sono tempeste tropicali del Sud dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Indiano. I tifoni sono caratteristici del Nord Ovest dell’Oceano Pacifico, in Asia sono noti come typhoon. Le condizioni meteoclimatiche sono state favorevoli, in questo periodo, alla formazione di queste tempeste a causa del maggiore riscaldamento del mare: si crea un grande vortice delle dimensioni di centinaia di chilometri, al centro un imbuto circoscritto da forti correnti che si avvitano a spirale e che portano aria umida ad alta quota fino a oltre 15 Km, il vortice cresce e l’aria umida sale, si condensa e diventa pioggia. Viene ceduto il calore latente di condensazione, energia che alimenta il fenomeno atmosferico. Così è successo recentemente con la formazione di Harvey, di Irma, Katia e José nei Caraibi, di Linfa, Falcon e Nanka nel Pacifico settentrionale, di Fiton e Danas nel Pacifico, di Wipha e Francisco nel Pacifico occidentale, di Utor e Usagi nelle Filippine.

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Quando arriva sulla terra ferma, cessa l’alimentazione termica e gradualmente si esaurisce il fenomeno ma l’energia contenuta è ancora sufficiente a devastare le città costiere. La scala Saffir-Simpson valuta gli effetti dell’uragano (ciclone, tifone) in cinque categorie; si va da 1 con venti da 118 a 152 Km/h con danni ridotti a strutture e infrastrutture fino a 5 con venti superiori a 248 Km/h e con effetti catastrofici sul territorio.

In questi ultimi anni la serie storica di questi eventi testimonia non tanto una maggiore frequenza, quanto un incremento dell’intensità dei fenomeni con una più forte capacità di devastare i territori.

Ma i cicloni di tipo tropicale si manifestano anche sul Mediterraneo e sono denominati tropical-like cyclone o medicane (mediterranean hurricane) con un occhio ben definito, circondato da un sistema nuvoloso spiraliforme, una profonda convezione verso l’alto e venti molto sostenuti. Anche i nostri mari si sono riscaldati negli ultimi anni generando tempeste pseudo tropicali e forti nubifragi che si sono abbattuti sui territori costieri, provocando disastri e vittime anche nel nostro paese. Lo sfruttamento del suolo, l’intombamento di corsi d’acqua e il dissesto idrogeologico hanno contribuito in modo determinante a incrementare le conseguenze dei fenomeni. In Italia frane e alluvioni hanno provocato vittime e danni pari a circa 7,6 miliardi di euro.

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Che questi eventi estremi siano determinati dal Global Warming, conseguenza dell’aumento in atmosfera dei gas serra è ormai indubbio, solo i negazionisti (stupidi li definisce papa Francesco) finanziati da alcune multinazionali dell’energia contrastano questa interpretazione sostenuta dalla scienza più seria. Mitigazione e adattamento sono gli strumenti che, dopo Parigi, la maggior parte dei governi mondiali stanno implementando con maggiore o minore impegno. Mitigazione con il passaggio a forme di energia sostenibile e interventi sull’idrogeologia del territorio, adattamento predisponendo piani di difesa dall’intrusione marina e dall’aumento del livello del mare. Sarebbe auspicabile che nelle campagne elettorali del nostro paese i programmi contenessero impegni anche di questi temi: messa in sicurezza del territorio e riconversione ecologica dell’economia.

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