Una vecchia canzone diceva: «Il mare d’inverno è un concetto che il pensiero non considera»; lo stesso succede per il cielo: solitamente non fa voglia restare sotto le stelle nelle fredde notti invernali vestiti come l’omino della Michelin.
Devo confessarvi che è un vero peccato perché è possibile ammirare oggetti fra i più belli ed emozionanti, ma soprattutto nelle condizioni migliori.
Il freddo fa cadere l’umidità dell’aria che risulta più limpida, anche dalla pianura e negli inquinati cieli cittadini dove la luce disturbatrice si diffrange meno nell’aria, migliorando la visibilità di tutto ciò che si trova sopra di essa.
D’inverno, la costellazione di riferimento è Orione, il gigante cacciatore fondamentale nella mitologia egiziana e presente in entrambe quelle classiche; identificare questa costellazione è molto facile in quanto particolarmente distinguibile: è un grande quadrilatero con al centro tre stelle quasi uguali (chiamate cintura o i tre Magi) e quasi perfettamente allineate, tutte e sette molto luminose.
Alla sua destra, quasi perfettamente allineato con la cintura, si trova l’ampio (più di dieci volte la luna) ammasso aperto di stelle chiamato le Iadi (ninfe figlie di Atlante) meglio visibile con un buon binocolo; in mezzo a loro c’è la stella Aldebaran che costituisce l’occhio del Toro; questa gigante arancione sembrerebbe appartenere all’ammasso ma è solo l’effetto della prospettiva (65 anni luce contro 151).
Continuando l’allineamento verso destra, sempre all’interno della costellazione del Toro, si trova il più bel ammasso aperto del cielo: si tratta delle azzurrissime Pleiadi, le sette sorelle (anch’esse figlie di Atlante) trasformate in colombe per pietà degli dei, per aiutarle a sfuggire dalla spietata caccia data loro da Orione che ancora oggi le insegue nel cielo.
L’ammasso è ampio quasi quattro volte la luna, distante da noi 440 a.l. e pienamente ammirabile sia a occhio nudo (fino a 14 stelle visibili) che con il binocolo.
Ritornando, sotto la cintura si trova la spada (una serie di oggetti celesti) che contiene la Grande nebulosa di Orione, una delle due visibili anche a occhio nudo, grande circa due volte la luna e distante da noi 1270 a.l., probabilmente l’oggetto più fotografato dai principianti.
Riprendendo l’allineamento della cintura ma percorrendolo verso sinistra, si incontra Sirio, la stella più luminosa del cielo; a 8,6 a.l. dalla terra, di colore bianco, è la principale della costellazione del Cane Maggiore che assieme al Cane Minore seguono il gigante cacciatore.
Così grande da coprire 2/3 della costellazione c’è uno degli oggetti più grandi (dopo la Via Lattea, ovviamente) del cielo: visibile solo in fotografia, l’Anello di Barnard è una nebulosa quasi perfettamente semicircolare la cui dimensione maggiore è pari a circa venti volte il diametro lunare.
Sopra questo arco c’è Betelgeuse, unica stella arancione di Orione che ne rappresenta la spalla sinistra; a oltre 600 a.l. varia la sua luminosità in un periodo di circa 2200 giorni; assieme a Procione (nel citato Cane Minore) e Sirio costituiscono il Triangolo Invernale.
Le stelle della cintura sono Alnitak, Alnilam e Nintaka; vicino alla prima si trova la più bella Nebulosa oscura di tutto il cielo, detta Testa di cavallo per la sua curiosa forma; è difficile da vedere: per farlo è necessario avere uno dei telescopi di cui abbiamo parlato la scorsa puntata con un’apertura di almeno 20 centimetri e un filtro speciale chiamato Hbeta.
Dopo tutta questa magnificenza, non vi viene voglia di tentare l’impresa, anche attendendo la congiunzione tra la Luna e Giove proprio il giorno successivo al solstizio d’inverno (vedi immagine) ?
Muzio Bobbio
Simulazione del cielo visto da Trieste alle 22.00 del 22 dicembre 2024, volgendo lo sguardo verso Sud.