Sono sul balcone di casa e si sta avvicinando la mezzanotte del 27 luglio; sto ammirando, verso sud, la luna che sta uscendo dalla penombra proiettata dalla terra dopo l’eclissi più lunga del secolo iniziata già da diverse ore.
Siamo in fase di luna piena, giacché la sua eclissi può avvenire solamente se è allineata contemporaneamente con la terra e col sole restando all’esterno di questo terzetto, così come quella di sole può avvenire solamente con il suo allineamento nel mezzo (quindi in fase di luna nuova).
Si trova poco alta nel cielo e la sto osservando ad occhio nudo dando anche qualche fugace sbirciatina con il binocolo; dapprima alla sua estremità sinistra compare, come un diamante, il primo punto che il sole riesce ad illuminare che si allarga lentamente in una sottile falce che appare bianchissima dopo tanta oscurità; poi la falce diventa spicchio e lo spicchio diventerà un semicerchio e via-via sino all’uscita da questa eclissi.
Marte, poco sotto di lei (quasi nell’allineamento chiamato congiunzione) appare grandissimo giacché si trova dallo stesso lato della terra rispetto il sole (allineamento detto opposizione), poco più a destra c’è Saturno mentre Giove sta quasi tramontando verso ovest.
La luna ed il sole, gli astri che ci offrono i cambiamenti più rapidi, quotidiani, che avvengono nel nostro cielo, ed i pianeti, che vagabondano più lentamente sulla volta celeste.
Alle mie spalle c’è la stella polare che sembra fissa ma che lascerà lentissimamente la sua posizione e vi tornerà fra circa 26.000 anni al completamento del ciclo di precessione degli equinozi, il fenomeno ciclico scoperto da Ipparco nel secondo secolo a.C..
Essa è anche il fulcro delle costellazioni circumpolari che hanno la caratteristica di non tramontare mai; ne fanno parte, per noi che viviamo tra i 45,5 ed i 46,5 gradi di latitudine (ai poli lo sono tutte quelle visibili, all’equatore nessuna), l’orsa minore (al centro) e l’orsa maggiore (dette anche piccolo carro e grande carro), il drago, Cefeo, Cassiopea, Perseo, la giraffa e la lince.
Le due costellazioni più importanti sono l’orsa maggiore e Cassiopea, sia perché sono composte da stelle più luminose delle altre (quindi più visibili anche dai nostri inquinatissimi cieli cittadini) sia perché hanno forme particolarmente riconoscibili (tecnicamente chiamate asterismi).
La polare, la stella più luminosa dell’orsa minore (una costellazione composta da stelle meno luminose e quindi meno riconoscibile) è facilmente identificabile proprio grazie alle ultime due stelle dell’orsa maggiore (quelle dalla parte opposta del così detto timone, ovviamente se la immaginiamo come un carro): prendendo il loro allineamento e replicando la loro distanza per circa 4 volte e mezza si cade proprio sulla stella polare che non si trova proprio al polo nord celeste ma vi si discosta di poco più di mezzo grado.
Quasi esattamente dalla parte opposta c’è la costellazione chiamata Cassiopea, facilmente riconoscibile perché appare come una gigantesca “W”, oppure una “M” se la guardiamo rovesciata come periodicamente accade.
Per chi desideri impratichirsi all’osservazione celeste è bene iniziare da questi tre riferimenti (orsa maggiore, stella polare e Cassiopea) perché, in modi simili a quello descritto per raggiungere la polare, da essi è possibile raggiungere altre stelle ed altre costellazioni, ognuna a propria volta nuovo riferimento fra quelle che sorgono e tramontano in diversi periodo dell’anno, nel cielo estivo, autunnale, invernale e primaverile.
Il meccanismo dell’eclissi di luna (non in scala) ed il cielo come appare verso la mezzanotte nel periodo estivo (grafiche dell’autore)