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Ligabue a Trieste: una mostra tra il dramma e ruralità

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C’è ancora poco tempo (fino al 18 febbraio) per andare a visitare a Trieste la mostra di Antonio Ligabue al museo Revoltella, ospitata nella sala Scarpa: esplorare i mondo il mondo interiore di questo artista tormentato ed eccezionale vale davvero la pena.

L’esposizione, inaugurata l’8 novembre del 2023, ha come partner ufficiale Ricola, è stata prodotta da Arthemisia ed è promossa e organizzata dal organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismo FVG in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue. Ligabue è il primo di una serie grandi nomi che verranno ospitati al Revoltella per tutto il corso dell’anno.

Ci troviamo di fronte alla prima mostra Antologica dedicata ad Antonio Ligabue mai tenuta in regione, la quale ospita oltre 60 opere tra oli, disegni e sculture.

Il percorso creato parte dalla biografia travagliata di un artista che ha immortalato nei suoi quadri e nelle sue sculture il disagio della sua vita, seguendo il tracciato della vita dell’artista autodidatta attraverso i suoi quadri e le sue statue. Quello che seguiamo al Revoltella è un itinerario cronologico, curato da Francesco Negri e Francesca Villanti, che segue le diverse tappe dell’opera dell’artista dividendole nei 3 periodi chiave della sua produzione, differenziandone le opere e lo stile.

Grazie a questa esibizione, si riescono ad ammirare alcune delle opere più celebri del Ligabue, e lo si va a conoscere, come si diceva, in parallelo alla sua arte la sua vita: chiamato “el matt”, Ligabue ci viene raccontato attraverso i traumi familiari, i problemi mentali, le esperienze nei diversi manicomi, la vita da manovale nell’oltre Po. Il vissuto del pittore è qualcosa che traspare dalle sue tele; il visitatore riesce a percepire il dramma che ha percorso la vita di Ligabue, che è stato sì famoso in vita ma ha dovuto passare la maggior parte di essa tra travagli e difficoltà. Con gli anni si ammira infatti come sia cresciuto quel genio creativo che da sempre gli è stato riconosciuto, fino a emergere dall’emarginazione sociale, per trasformarsi in uno dei pittori più apprezzati del suo tempo. Ligabue ha trasformato la sua arte in un riflesso della sua vita, e così le scene di campagna rispecchiano la sua esperienza italiana, mentre i celeberrimi oli raffiguranti gli animali esotici ostentano la tragedia costante nella vita dell’artista, cariche di una violenza primordiale e una tensione drammatica palpabile. 

Ligabue possiamo definirlo un pittore rurale, che usa il pennello per dipingere qualcosa di primitivo, legato all’esperienza e alla memoria originaria dell’uomo, dove fugge dalla sua terribile realtà personale e crea mondi vividi e colorati, aiutato dalle sue pennellate corpose, in paesaggi ambientati in luoghi lontani, con animali e fiere che molte volte non ha mai visto dal vivo ma che disegna in maniera incredibile, tanto che alla fine della sua vita si definirà “il pittore di animali “.

«Ho visto San Pietro: come architetture va bene. Ma le pitture sono tutta roba di santi, nessuno sa fare gli animali come li faccio io»
Antonio Ligabue

Anche se c’è ancora poco tempo per visitare la mostra di Ligabue, vi consiglio di farlo per ammirare e farsi guidare dalle emozioni che sia le opere che la vita di questo pittore legato alla natura possono trasmettere a chi le guarda.

La mostra sarà aperta dal lunedì alla domenica e festivi dalle 9 alle 19 (la biglietteria chiude un’ora prima).

Il costo del biglietto è di 15 euro.

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