L’attuale presidente USA può essere facilmente etichettato come umorale, instabile, grottesco, se non mentalmente squilibrato. I comportamenti sopra le righe, le decisioni d’impulso, le giravolte a 180 gradi (e poi a 360…), l’incredibile serie di casi umani piazzati ai vertici dell’amministrazione federale, giustificano in effetti in buona misura quegli epiteti. C’è però anche dell’altro, dietro la facciata dell’uomo allo stesso tempo più potente e più imprevedibile del pianeta. E quel che c’è dietro dovrebbe preoccupare più delle intemperanze dell’uomo.
L’architetto
Il principale artefice delle strategie trumpiane, soprattutto per quanto concerne le scelte di bilancio e di politica interna, è Russell Vought, un cinquantenne che si autodefinisce “nazionalista cristiano” ed è il principale ispiratore del “Project 2025” lanciato nel 2022 dalla Heritage Foundation, un think tank ultraconservatore. Si tratta, né più né meno, del programma elettorale che ha portato Donald Trump, per la seconda volta, alla Casa Bianca. Il “Project” parte da un’interpretazione quanto mai estensiva dei poteri del presidente, non soltanto sui dipartimenti del Governo, ma anche sulle agenzie e gli enti federali. Infatti tra i primi atti di Trump, non appena insediato, c’è stato il repulisti sistematico ai vertici di FBI, EPA, DEA, ecc., per insediarvi persone a lui legate e soprattutto fedeli, a prescindere dalle competenze di costoro. Proprio come nel Governo: basti citare il novax complottista Robert Kennedy jr, cui è stato affidato il dipartimento della salute…
Non è però soltanto una questione di potere. Il Project 2025 persegue obiettivi strategici molto precisi: forte limitazione del welfare (già assai scarso negli USA, se paragonato ai principali Paesi europei), dell’aborto e della diffusione dei contraccettivi, lotta all’immigrazione e deportazione dei clandestini, eliminazione dei programmi per la difesa dei diritti LGBT e delle minoranze in genere, negazione dei cambiamenti climatici e sostegno alle fonti energetiche fossili (“drill Baby drill” lo slogan più usato in campagna elettorale), ecc. Parallelamente, diminuzione delle tasse a carico dei ceti più ricchi, riduzione del numero dei dipendenti federali e aumento delle spese militari.
È probabile che il nazionalista cristiano Vought, secondo cui l’America è “una nazione sotto Dio”, sia anche l’ispiratore di una delle iniziative più stravaganti del Presidente, cioè la creazione dell’”Ufficio della Fede” presso la Casa Bianca, solennizzata con una preghiera collettiva di Trump ed alcune decine di predicatori e ministri di varie chiese protestanti (cfr. l’immagine a corredo di questo articolo). Con tanti saluti ad ogni parvenza di laicità dello Stato e di neutralità rispetto alle fedi religiose…
Chi segua anche distrattamente ciò che accade oltreoceano si sarà reso conto che Trump & co stanno mettendo in pratica tutto ciò che il Project 2025 prevede.
Qualcosa di più su Russell Vought:
I teorici
Dietro Russell Vought ed il Project 2025 c’è però anche altro, e da tempo. Ci sono i teorici del “libertarianesimo”, una versione estremizzata del liberalismo – e soprattutto del liberismo – che vorrebbe estendere la logica del mercato ad ogni sfera delle attività umane. Politica compresa. Totale deregulation del mercato e smantellamento del welfare state, difesa delle libertà individuali e isolazionismo in politica estera sono i cardini dell’ideologia libertariana, una corrente di pensiero nata negli anni ‘60, che diede vita ad un effimero “partito libertariano” nei primi anni ‘70 per poi trovare negli economisti Murray Rothbard e Lew Rockwell i suoi primi teorici. Abbracciando in seguito le idee dei “paleoconservatori”, difensori dei valori tradizionali, il libertarianesimo si liberò così degli originari elementi “libertini”, come la legalizzazione delle droghe e dell’aborto, promuovendo da un lato la sottomissione alle autorità sociali – il padre di famiglia, il prete e il padrone dell’azienda – dall’altro la riduzione al minimo del ruolo dello Stato. La libertà rivendicata si riduce quindi alla libertà da qualsiasi forma di coercizione da parte dello Stato.
Scomparso Rothbard nel 1995, è l’economista tedesco Hans-Hermann Hoppe, suo allievo, ad accentuare la svolta reazionaria del pensiero libertariano. In “Democrazia, il dio che ha fallito”, Hoppe teorizza infatti una monarchia in cui il sovrano-padrone di ogni cosa sarebbe incentivato a proteggere e sviluppare il proprio Paese più di quanto farebbe un leader eletto. Ai sudditi, privati di ogni diritto, rimarrebbe solo quello di andarsene se insoddisfatti. Non sorprende che le idee di Hoppe abbiano affascinato i tecnomiliardari della Silicon Valley, come Peter Thiel, David Sacks e Elon Musk. I quali hanno già cominciato a mettere in pratica forme di tecnofeudalesimo (creazione di zone esenti da regolamentazioni, paradisi fiscali, tecnopoli, gated communities, ecc.) in attesa dell’istituzione di una vera tecnomonarchia.
Con il che l’estremizzazione dell’utopia liberale, abbracciando i “valori” reazionari, si trasforma definitivamente nel suo opposto, cioè nella teorizzazione dell’autocrazia e nella negazione radicale dell’uguaglianza di diritti per tutti i cittadini. E’ accaduto anche all’utopia socialista, che da promessa di liberazione ed uguaglianza illimitate per tutti gli esseri umani si è convertita – nei regimi del “socialismo reale” – in un incubo tra i più oppressivi nella storia dell’umanità.
Qualcosa di più su Hans-Hermann Hoppe:
E noi?
Quel che accade negli USA non può rimanere un mero oggetto di analisi sociopolitica, per gli ovvi effetti in tutto il Pianeta, e soprattutto nel cosiddetto Occidente allargato (Paesi NATO in primis). A parte le conseguenze dirette delle scelte trumpiane in economia (i dazi e non solo) ed in politica estera, i Paesi occidentali alleati degli USA sono infatti tutti, chi più chi meno, alle prese con personaggi e forze politiche che si ispirano a “The Donald” – e quindi anche ai suoi ideologi – cercando di applicarne le ricette nei rispettivi contesti nazionali. Non mancheranno, si può prevedere, gli intellettuali europei pronti ad abbeverarsi al verbo “libertariano” e trumpiano: del resto qualcosa di analogo è già successo con i discepoli/propagandisti (si pensi a Diego Fusaro) del reazionario ipertradizionalista russo Aleksandr Dugin.
Se non si vuole, quindi, che anche in Europa prendano piede politiche di totale smantellamento del welfare e dei diritti, di concentrazione del potere nelle mani di un (o una) leader, di scardinamento del sistema di pesi e contrappesi cardine di ogni democrazia, di azzeramento della laicità dello Stato, ecc., va tenuto presente ciò che accade oltre Oceano, quali ne siano le radici ideologiche e quali gli obiettivi a lungo termine perseguiti dai MAGA.
Se poi si riuscisse finalmente – meglio tardi che mai… – ad avviare anche una riforma delle istituzioni europee, che trasformi la UE in un vero Stato Federale a forte struttura democratica, le speranze di evitare l’involuzione reazionaria che incombe sugli States si rafforzerebbero
Dario Predonzan