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Quando il diesel fa male

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Quando il diesel fa male

Migliaia di morti in meno in Italia e in Europa se i costruttori di auto avessero rispettato i limiti delle emissioni

di Andrea Wehrenfennig

Lo scandalo Dieselgate ci ha rivelato che i dati forniti dalla case automobilistiche sulle emissioni dei loro veicoli diesel, per poter rispettare i rigidi limiti imposti, erano stati manipolati, mentre le emissioni reali (ad esempio di NOx, ossidi di azoto) erano da quattro a sette volte maggiori di quelle dichiarate.

Queste rivelazioni hanno destato l’interesse di diversi scienziati, che hanno voluto calcolare gli impatti ambientali e sanitari di queste emissioni “aggiunte”.

Ad esempio, in Europa sono state venduti ben 8,5 milioni di auto diesel Volkswagen con queste caratteristiche, per cui è stato stimato che le emissioni dei soli veicoli passeggeri hanno causato 1200 morti premature in Germania e nei paesi limitrofi.

Alcuni scienziati hanno valutato invece gli effetti aggiuntivi (e peggiorativi) sulla salute in tutti i paesi europei per l’anno 2013 delle emissioni dei veicoli diesel commerciali leggeri –  LDDV (Light Duty Diesel Vehicles), cioè gli innumerevoli furgoni e furgoncini che distribuiscono le merci in città, consegnano i prodotti ordinati online e fanno le consegne dei corrieri.

Questo studio, pubblicato sulla rivista “Environmental Research Letters 12” (2017), stima le emissioni di NOx, di PM 2.5 (particolato di dimensioni minori di 2,5 micron) e di O3 (ozono) dovute agli NOx, causate dai soli veicoli LDDV.

Partendo dal dato delle morti premature stimate nei 28 paesi dell’UE attribuite a PM 2.5 e ozono, gli autori calcolano che circa il 3,5% delle morti causate dalle PM 2.5 e il 2,3% di quelle causate dall’ozono si possano attribuire ai veicoli LDDV, il che porta a una cifra di oltre 10.000 morti premature in Europa per questa causa. Di queste, quasi il 50% (circa 4500) sarebbero state evitate se le emissioni dei diesel avessero rispettato realmente i limiti. E se le emissioni di NOx dei diesel fossero state simili a quelle delle auto a benzina, ben quattro quinti di queste morti premature sarebbero state evitate.

Da una delle tabelle pubblicate nell’articolo, con i dati delle morti “non evitate” per paese, vediamo che l’Italia registra il maggior numero di morti premature da PM 2.5 e O3 (quasi 3000 morti) a causa delle emissioni dei LDDV, e che quindi avrebbe avuto anche la maggiore riduzione di morti premature rispettando i limiti (meno 1500 morti) o portando le emissioni dei diesel al pari delle auto a benzina (meno 2000 morti). Vedi Tabella 1.

Che considerazioni possiamo trarre da questa ricerca scientifica? La prima è che il problema è troppo serio per lasciarlo ai tecnici dell’industria automobilistica, perché riguarda la salute di tutti. La seconda è che il modello di distribuzione delle merci in città e la diffusione dell’e-commerce esigono un passaggio massiccio e organizzato a forme di distribuzione diverse, usando almeno mezzi elettrici al posto dei diesel e sviluppando sistemi di logistica urbana che riducano gli sprechi e i viaggi a vuoto.

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