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Centrale gas monfalcone
Ambiente

Monfalcone a gas?

Una nuova centrale elettrica da 859 MW di potenza, a gas naturale (per il 95 per cento metano), al posto di quella esistente da 336 MW a carbone.
Questo il progetto proposto tre anni fa da A2A, società in cui sono fuse le ex municipalizzate di Brescia e Milano.

Tutto bene? In fondo il gas è più pulito ed “ecologico” del carbone, no? Si pensi allo slogan SNAM di qualche anno addietro: “il metano ti dà una mano”…
Non è proprio così.

I dati dichiarati da A2A negli studi presentati per la VIA (valutazione di impatto ambientale) mostrano infatti che la nuova centrale emetterebbe nell’atmosfera 2,4 milioni di tonnellate di CO2, tante quante ne emette il vecchio impianto. Cioè il 20 per cento delle emissioni di CO2 dell’intero Friuli Venezia Giulia, comprese quelle delle industrie, del traffico motorizzato, degli edifici residenziali, ecc.

La centrale a gas sarebbe certo molto moderna ed efficiente: sicché a una quasi triplicazione della potenza rispetto all’esistente non corrisponde il triplo di CO2 emessa. Però ai fini dell’effetto serra e della lotta ai cambiamenti climatici, conta l’emissione totale.

Con un’aggiunta: la filiera del gas naturale, dai pozzi di estrazione, ai gasdotti (anche sottomarini), all’utilizzo finale – caldaie domestiche, impianti industriali, centrali elettriche, ecc. – implica rilevanti emissioni “fuggitive” di metano, dovute a perdite, guasti, incidenti di varia natura ed entità.

Emissioni che A2A non quantifica, ma cospicue – molti studi lo documentano – considerato anche il potenziale climalterante del metano, 85 volte superiore (!) a quello della CO2.
Inoltre la nuova centrale emetterebbe sì meno polveri e ossidi di azoto, rispetto all’attuale, ma più del doppio dell’ammoniaca.

Per addolcire la pillola, A2A dichiara che “sperimentalmente” si potrà alimentare l’impianto con una miscela di gas naturale e dal 10 al 30 per cento di idrogeno, riducendo proporzionalmente le emissioni di CO2 e degli altri inquinanti.

Però l’idrogeno è un vettore, non una fonte di energia, e dev’essere prodotto utilizzando altre fonti, per esempio mediante elettrolisi dell’acqua, in ogni caso con un elevato consumo energetico da fonti fossili o rinnovabili (il cosiddetto “idrogeno verde”). Insomma, bruciarlo in una centrale è un autentico obbrobrio termodinamico… Si veda in merito il prof. Nicola Armaroli.

Né per la riduzione dei “gas serra” responsabili dei cambiamenti climatici, né per quella dell’inquinamento atmosferico, la centrale a gas di Monfalcone rappresenterebbe quindi un vero miglioramento rispetto all’attuale impianto a carbone.
Arduo perciò capire come i ministeri competenti abbiano potuto rilasciare un decreto VIA favorevole per un progetto del genere, stanti gli impegni assunti dall’Italia per la riduzione delle emissioni climalteranti (- 55 per cento entro il 2030 e azzeramento entro il 2050).

Favorevoli alla nuova centrale sindacati e molti politici di centrosinistra, contrari la sindaca Cisint e gli ambientalisti locali, Associazione Rosmann e Legambiente. Contro il decreto VIA la sindaca aveva anche annunciato un ricorso al Presidente della Repubblica, di cui però si sono perse le tracce… Favorevole la Giunta regionale, e infatti dopo aver concordato con A2A una serie di “compensazioni” per la comunità locale, l’assessore all’ambiente Scoccimarro festeggiava su Il Piccolo ‘”industria verde” che sostituirà la centrale a carbone di Monfalcone.

Dario Predonzan

 

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