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Dall’archivio di Konrad: Il Cavillo di Troia

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Il 12 giugno 2007 a Consiglio dei ministri| dell’agricoltura dell’Unione Europea ha approvato un nuovo regolamento sulla produzione biologica e la sua etichettatura. Tra le modifiche previste, con il plauso delle multinazionali, si intenderebbe permettere dal 1 gennaio 2009 una tolleranza, senza etichettatura, di OGM (Organismi Geneticamente Modificati) nei prodotti biologici «in misura non superiori allo 0,9%», così come negli alimenti convenzionali. Cosi nessuno potrà evitare di mangiare OGM. La commissaria all’agricoltura e allo sviluppo rurale Mariann Fischer Boel ha commentato: «Si tratta di un eccellente accordo, che renderà i prodotti Bio più facilmente riconoscibili nell’UE e farà si che i consumatori sappiano esattamente cosa acquistano». Già, con gli OGM nascosti dentro senza etichetta. Dichiarazione degna di una vera Commessa di supermarket. Oggi non è ammessa alcuna presenza di OGM nei prodotti biologici. L’Italia può continuare a seguire questa strada (come previsto nello stesso regolamento), seguendo l’esempio della Grecia che ha deciso di estendere il bando contro gli OGM di due anni.

Oppure può optare per una legge nazionale che preveda una soglia più bassa di “contaminazione accidentale” di OGM nel Bio. 0, 1%, come mira il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali De Castro, che ha affermato di volersi «ispirare all’autorevole orientamento del Parlamento europeo che, con le risoluzioni del 29 marzo e del 22 maggio 2007, ha richiesto che le contaminazioni accidentali o inevitabili da OGM nel biologico non dovrebbero superare lo 0, 1%, definito (erroneamente) come limite tecnico di rilevabilità».

Dal momento che in Europa e in Italia gli OGM non si coltivano (tranne una sola varietà di Mais su piccola scala in Spagna e Francia) non sono possibili contaminazioni. Pertanto non ha senso parlare di una loro presenza “tecnicamente inevitabile” nei prodotti biologici e non si capisce dunque perché si vogliano introdurre le “Soglie di tolleranza”. Inoltre una qualsiasi “soglia di tolleranza” o “limite di rilevazione arbitrariamente indicato”, nei prodotti agricoli come nelle sementi, farebbe venir meno l’importante principio sulla responsabilità dell’inquinamento e contaminazione genetica, necessario al fine di garantire il pagamento dei danni da parte dei responsabili della contaminazione stessa. Forse negli Stati Uniti non lo hanno capito in tempo. Ma grazie alla loro esperienza noi sappiamo che le coltivazioni biologiche e transgeniche sono incompatibili, una nega l’altra e la “commistione sul campo” non può che generare mostri che obbligano alla contaminazione forzata di tutte le coltivazioni e… alla morte del Biologico. L’obbiettivo “psicologico” delle multinazionali del biotech è di indurre la gente a pensare che ormai tutto sia contaminato e che le norme di “coesistenza” servano a “garantirci”.

In realtà, la “soglia di tolleranza” rappresenta la via necessaria per aprire all’inquinamento da OGM dei prodotti biologici e alla successiva autorizzazione dell’impossibile coesistenza con le coltivazioni transgeniche, oggi legalmente impossibile. Se accettassimo le coltivazioni OGM, dovremmo poi accettare per forza delle “soglie di tolleranza” anche nei semi e, di fatto, non esisterebbero più prodotti OMG free al 100%, a causa del polline delle coltivazioni OGM, che si diffonde per centinaia di chilometri.

Giuseppe Altieri

tratto da Konrad n. 134 di Marzo 2008

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