– di Gianni Ursini –
Ci ha lasciati il pittore della Trieste proletaria
La scomparsa di Livio Rosignano alla bella età di 91 anni avvenuta lo scorso 21 aprile mi ha profondamente colpito.
Premetto che non sono un critico d’arte. Voglio solo dare un mio contributo personale al ricordo dell’artista. Uno dei miei più grandi rimpianti è quello di non aver saputo rinunciare ad un po’ del mio denaro per acquistare una delle sue opere. C’è mancato poco una trentina d’anni fa quando andai a trovarlo in via Marconi.
Trovai una persona gioviale e simpatica per niente superba o piena di sé, un vero figlio del popolo.
Nato a Pinguente nel 1924 aveva vissuto la maggior parte della sua infanzia ed adolescenza nel rione di San Giacomo, tanto da diventare un triestino tutti gli effetti. Ma era anche conscio del proprio valore, senza false modestie e le sue tele avevano un costo piuttosto elevato tanto che io decisi, sbagliando, che erano troppo care per le mie tasche.
Qualcuno mi ha poi rimproverato dicendo che avrei fatto un ottimo investimento. Devo dire che trovai codesta affermazione piuttosto disgustosa. Io non avrei mai comprato uno dei suoi quadri per guadagnarci sopra, ma per dare maggiore bellezza alla mia casa e rinfrancare lo spirito soffermandomi a guardarlo nei momenti di depressione, come faccio con altre opere pittoriche che posseggo, tutte di scarso valore commerciale, ma di grande importanza affettiva.
Adesso di Rosignano mi rimangono solo vari cataloghi di mostre organizzate in diversi tempi e luoghi, l’ultima quella di Trieste nel luglio 2014 a Palazzo Costanzi, ed il libro “Il comunista di S.Giacomo”, scritto nel 2008, che suscitò molte critiche e polemiche da parte di gente prevenuta, in gran parte esuli istriani.
In esso egli descrive anche il periodo della sua deportazione a Dachau, avvenuta verso la fine della seconda guerra mondiale, cosa che contribuì a creare lui una forte coscienza antifascista ed un grande amore per i drammi della povera gente.
Nei quadri di Rosignano infatti si ripetono scene di vita quotidiana apparentemente banali, ma tutte realizzate con una tecnica superba. Gente che aspetta l’autobus, un appuntamento sotto la pioggia, un uomo che perde il cappello sotto le sferzate della bora, una vecchia che porta a casa la spesa, le file di persone in attesa agli sportelli dell’anagrafe, le vecchie osterie rionali che ormai non esistono più e tanti altri momenti di vita quotidiana che rappresentano al meglio l’anima popolare. Ma Rosignano era anche un grande pittore di paesaggi ed era affascinato dalla mutevoli condizioni atmosferiche che caratterizzano la città di Trieste.
Una delle mostre che ho ammirato di più è stata quella organizzata a Trieste nell’ottobre 1999 alla Galleria Tribbio 2 ed intitolata “Rive azzurre e colpi di vento”.
In essa l’arte di Rosignano si sublima nella rappresentazione di Trieste durante le giornate invernali di cattive tempo quando la città è battuta dalla pioggia e dalle raffiche di bora scura, quando nessuno vorrebbe uscire di casa e le famiglie si stringono attorno al focolare domestico. La bellezza si può scoprire anche nei momenti in cui la natura è più ostile, basta saperla cercare, ed i risultati possono essere sorprendenti.
Inoltre Rosignano era anche un ottimo ritrattista, e per constatarlo basta dare un’occhiata alle centinaia di disegni che ha realizzato nel corso della sua vita. artistica Anticonformista ed eclettico, Livio Rosignano iniziò a dipingere nel lontano 1949, e da allora non ha mai più smesso.
Ha partecipato a decine di mostre, e lascia ai posteri centinaia di opere pittoriche e disegni che testimoniano il suo amore per Trieste e rappresentano un inestimabile omaggio alla nostra bella città.