Konrad
Rivista sfogliabile

Non solo umani

Tempo di Lettura 3 Minuti

Questo numero di Konrad è interamente dedicato ad un unico, importante, attualissimo tema; si tratta di un campo nel quale non ho la possibilità di parlare con competenza, propongo quindi ai lettori della nostra testata un pezzo su un unico migrante, famoso ed importante, che tutti conoscono, che solitamente non ha una vita di dolore alle sua spalle anche se quando lo racconta riesce a farci piangere, quando vuole divertirci riesce a farci ridere, un migrante che nessuno può fermare.

Vorrei parlarvi della musica e della persona che più di ogni altra ha accolto questo etereo migrante proveniente dalle terre e nelle lingue più disparate: il Maestro Claudio Noliani.

Molti lettori conoscono già la sua figura culturale non solo grazie ai quattro incontri che il musicologo Pierpaolo Sancin ha organizzato per conto del Comune di Trieste a Palazzo Gopcevich (tutti i lunedì del mese di settembre con variegati interventi di molti ospiti illustri) … c’è voluto un incontro per la sua ricerca etnomusicologica, uno per gli studi sul dialetto, un terzo per il Noliani autore (letterato e compositore) ed un ultimo per capire quale eredità ci abbia lasciato oggi, a 24 anni dalla sua scomparsa.

Io mi soffermerò soltanto sul primo e sull’ultimo di questi aspetti del suo lavoro, sugli altri lo stesso Sancin ha scritto un intero libro.

Mi piace ricordarlo soldato, in Croazia durante la seconda guerra mondiale, mentre i suoi commilitoni rastrellavano le persone, lui rastrellava canzoni e quando sotto il GMA (governo militare alleato) chiedeva ai Maori arruolati nell’esercito neozelandese di parteciparlo dei loro canti; mi piace ricordarlo con il fidato Gelosino (forse il primo e comunque più famoso registratore a bobine trasportabile a valvole degli anni ’50) viaggiare attraverso l’Istria e la Slovenia, ma anche a Grado e nel goriziano, passare le vacanze nel Friuli e nella Carnia dove portava tutta la famiglia, a raccogliere il canto dilettantistico e talvolta persino stonato delle persone anziane, paese per paese, per conoscere le diverse interpretazioni dei medesimi pezzi.

Andato negli USA con una borsa di studio ha potuto raccogliere tanto materiale da poter pubblicare un libro sui canti del popolo americano, per non parlare di tutto il materiale che ci ha lasciato sul canto folcloristico del capoluogo giuliano … chi, più di lui, ha accolto l’effimero migrante dalle sette note ?

Ma il suo lavoro non si è fermato quando lo ha fatto il suo cuore, qualcuno ha raccolto il suo pulsare, la sua eredità culturale, soprattutto musicale; per esempio alla manifestazione settembrina è stato annunciato che è in preparazione un’opera cartacea, correlata probabilmente di più CD, che conterrà le sue registrazioni originali in terra di Carnia ma altri manoscritti rimasti ancora inediti aspettano di diventare profumo di inchiostro ed anche su questi si continua, seppur lentamente, a lavorare.

Ho avuto la fortuna di poter domandare a suo figlio Giorgio, la sua eredità biologica, che cosa ne pensasse dell’eredità musicale del padre, e così mi ha risposto.

Pochi giorni prima di morire lui mi disse: “Io ho sempre lavorato in ogni giorno della mia vita”. Ed era così, non poteva restare fermo e questo, assieme alla sua etica, è ciò che mi ha lasciato come persona. Evito di essere orgoglioso del lavoro altrui, d’altra parte, per indole mi sono dedicato a tutt’altre cose nella mia vita, ma sono contento, come sarei contento per qualunque altra persona, che seppure a posteriori essa venga in qualche modo ricompensata per il proprio impegno, naturalmente essendo stato mio padre sono più vicino alla cosa.>>

Usando pochi aggettivi, nel nostro breve dialogo, il figlio lo ha definito schivo, socialista, illuminista ed ateo, anche se mi ha “confessato” che uno dei suoi migliori amici era un prete, d’altra parte, diceva, fra persone intelligenti ci si intende.

Ma le parole che più mi sono rimaste impresse sono state: “Lui ha sempre prediletto il rapporto con la gente più semplice e più vicina ad una realtà quotidiana” …

Così come ha fatto con le persone ha fatto con la musica; lontano da quella classica che pur ben conosceva, si è dedicato soprattutto a quella popolare, a quella musicalità più semplice, semplice come le persone che la veicolano, quelle persone che, come lui, hanno accolto una melodia migrata da chissà dove accogliendola nel proprio quotidiano.

Related posts

Konrad – Luglio/Agosto 2017

Redazione KonradOnLine

Konrad ottobre 2015

simonetta lorigliola

Konrad Settembre 2018

simonetta lorigliola

Leave a Comment