Il 27 luglio 1908 alle prime luci del mattino un uomo che stava pescando sul molo Audace (all’epoca molo San Carlo), tale Vittorio Laconovich, rinviene nell’acqua qualcosa di strano: un pacchetto avvolto in un pezzo di carta con dentro la testa di una donna. La carta che avvolge lo spaventoso ritrovamento riporta una firma e un indirizzo di colui che sarà accusato di essere l’assassino: Roiano 272. Si scoprirà in breve tempo che la vittima è una ballerina di passaggio a Trieste: Lucienne Fabry, soubrette che in quei giorni era in città per delle esibizioni nei locali del centro.
A me è sembrato strano scoprire di un omicidio tanto efferato proprio a Trieste, quando mi sono trovata davanti Lo squartatore di Trieste: assassino e vittima? dove Roberto Covaz ne trascrive la storia per un libro pubblicato dall’editore triestino MGS press nel 2022.
Lo squartatore di Trieste: assassino e vittima? è un testo breve, 90 pagine che trattano di un femminicidio ante litteram.
Il caso è esposto in maniera analitica, quasi giornalistica, scomponendo in capitoli la vicenda: ci viene raccontato l’evento, l’incontro tra assassino e vittima, il processo, lo sviluppo di quello che per il tempo fu un vero caso mediatico, raccontato dalla stampa di mezza Europa.
Troviamo anche un capitolo che analizza il contesto storico in cui avviene la vicenda: il lettore si immerge in un tempo passato, per catapultarsi attraverso la memoria riaffiorata in questo libro nella Trieste di inizio ‘900.
L’accuratezza storica e il suo approfondimento puntuale sono gli elementi che più colpiscono di questo testo. Uniti alla ricostruzione di un fatto di cronaca di oltre cent’anni fa seguito in maniera egregia.
Tra queste pagine viene raccontata una Trieste diversa da oggi, la Trieste dell’impero austroungarico, una città che era viva e pulsante e anche molto più pericolosa di oggi. Riconosciamo luoghi che al giorno d’oggi hanno nomi diversi (il molo San Carlo, Via dell’acquedotto) e ci immergiamo nella città di ieri, uguale e diversa nel tempo.
L’accuratezza storica poi, come detto, si manifesta anche nella ricostruzione dei fatti, per certo un lavoro di ricerca complesso che Covaz ha svolto con meticolosità; l’autore cita infatti documenti processuali, atti ufficiali, articoli di cronaca di quegli anni.
Lo squartatore di Trieste: assassino e vittima? racconta dunque di un caso di cronaca nera quasi dimenticato, che ha scosso l’opinione pubblica di quegli anni, sia in città che in tutto l’impero; e rimase nella memoria collettiva di Trieste a lungo, tanto da diventare il primo film prodotto a Trieste, da Salvatore Spina.
Covaz ce lo ripropone, riporta in auge la storia dello Squartatore di Trieste, dopo averne studiato le dinamiche e creato un breve reportage sul caso.
È un libro che può appassionare di certo gli amanti di true crime e di storia, forte di una dualità intrinseca nel mostrare sia un brutale omicidio e le sue dinamiche che la vitalità della Trieste di quel tempo. Una Trieste idealizzata oggi con rigore e ordine asburgico e raccontata invece in quello che deve essere un ritratto vicino alla realtà del tempo. Ed è affascinante immaginarsi lì in questa città, camminare in quella Trieste di più di cent’anni fa, assistere insieme al resto della città a questo processo che ha scosso gli animi, sentir parlare della politica e dei conflitti che ancora ci trasciniamo nell’identità triestina.