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Il Gorin. Una nuova arte marziale rivolta al corpo e alle psiche

Konrad segnala con piacere che Muzio Bobbio apre  i suoi Corsi di Gorin in settembre a Trieste. Questi corsi distillano tutta la sapienza del Maestro, già praticante e conoscitore di numerose arti marziali, che ha deciso di raffinare la sua notevole esperienza nella creazione e proposta del Gorin, una nuova e completa arte marziale, una strada percorribile da tutti.

IL GORIN

Una nuova e sincretica arte marziale, da settembre anche a Trieste

di Muzio Bobbio

Le attività chiamate genericamente arti marziali possono essere suddivise in tre filoni principali: sport da combattimento, discipline per l’autodifesa e quelle per lo sviluppo personale.

Molte volte mi viene chiesto quale sia la migliore. Una risposta assoluta non esiste.

Meglio sportive per i giovani e “meditative” per coloro che lo sono meno? Oppure è bene pensarle legate all’indole individuale, al karma, al caso?

Se una persona abita o deve frequentare zone a rischio è meglio sia pronta ad una difesa efficace, ma per il contesto sociale del cittadino medio è ragionevole considerare che un’arte marziale possa servire soprattutto allo sviluppo personale.

Partendo da questo assunto, su quali delle sfere umane dovrebbe agire?

Ovviamente su tutte. Lo spiega bene Georges Ivanovič Gurdjieff, importante filosofo armeno, descrivendo la sua “quarta via”: lo yogin (praticante di yoga) si concentra sul piano fisico, il monaco su quello emotivo (amo Dio e da lui ricevo amore) mentre il filosofo punta a quello intellettivo. Ognuno di loro trascura gli altri ambiti, mentre uno sviluppo personale equilibrato deve procedere contemporaneamente su tutti i tre piani.

Un’arte marziale ideale, orientata allo sviluppo personale, deve lavorare sul piano fisico (e questo è inevitabile), intellettivo (attraverso la totale consapevolezza di ciò che avviene in entrambi i praticanti che si incontrano) ed emotivo (per esempio, se non accettiamo di entrare a stretto contatto fisico con le altre persone non saremo mai in grado di portare correttamente una tecnica di proiezione).

Tutto questo deve poter avvenire sia alla breve distanza della lotta, sia a quella intermedia dei calci e dei pugni, ed anche a quella lunga delle armi. Tutto questo permette di espandere progressivamente la propria sfera di consapevolezza ed influenza sino all’esterno del nostro corpo fisico.

Attraverso quale percorso sarebbe ideale sviluppare tutto questo potenziale? Qui ci viene in aiuto il taoismo con i suoi cinque elementi e la loro unione attraverso il “percorso di controllo”.

Il primo tratto di questa via è quello che va dall’elemento legno (vivo ma non consapevole) all’elemento terra (il materiale che, in nuce, contiene tutti gli altri) attraverso la conoscenza di base delle tecniche.

Il secondo tratto va dalla terra all’acqua: come quest’ultima si adatta al suo contenitore, così il praticante deve adattarsi al suo avversario.

Il terzo percorso arriva al fuoco, all’efficacia che non lascia scampo.

Il quarto riguarda l’inafferrabilità dell’elemento vento. L’ultimo tratto è molto personale e si tratta dei una sorta di chiusura del cerchio con il ritorno all’inconsapevolezza del legno: giunti a questo punto, tutto quello che siete in grado di fare è l’essenza del percorso che avete fatto, il distillato di voi stessi.

Esiste un arte marziale così? La risposta è ovviamente affermativa.

Dalla teoria taoista prende il nome giapponese di Gorin (cinque elementi) ed è stata ideata  a Trieste (tra il 1997 ed 1999) dall’autore di questa rubrica ed affinata negli ultimi 20 anni.

 

Maggiori informazioni 

www.gorin.it

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