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Alimentazione

Il miele del Carso e le piccole produzioni

Tempo di Lettura 4 Minuti

di Simonetta Lorigliola

Il riconoscimento delle Piccole Produzioni Locali potrebbe aprire la strada agli innovativi (e antichi) mercati di prossimità

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La smielatura. Foto di Miran Sosič

Pensiamo alla Pianura padana. Era, fino al Medioevo, una delle più grandi foreste europee. Di quella vegetazione spontanea restano alcuni bocconi di boschi, residui  testimoni della mutazione di un largo territorio. Uno di essi è a Mezzana del Turgnano, tanto per rimanere nelle vicinanze.

Oggi quella distesa verde è da oltre 50 anni una sorta di cloaca della produzione agricolo-industriale che arriva fino alla bassa friulana, poiché anche qui è stato via via assunto il medesimo modello produttivo: grandi campi, oggi per lo più coltivati a mais e soia, irrigazioni forzate, capannoni e zone industriali annesse alla campagna. Se di coltivare c’era bisogno, non doveva essere per forza così. O no?

Dove finisce la Pianura padana comincia il Carso.

A causa di una marcata diversità ambientale, il territorio si è qui conservato maggiormente.

Per questo è ancora oggi habitat ideale per quei preziosi indicatori ambientali che sono le api.

Federico Salvador, apicoltore, ci racconta che il Consorzio degli apicoltori della Provincia di Trieste, di cui anch’egli fa parte, ha oggi una novantina di soci.

Si tratta nella grande maggioranza di apicoltura familiare svolta nel tempo libero (non ci piace la definizione in voga, “apicoltori hobbisti”) producendo miele riservato alla cerchia di amici o poco più.

Le fragranze floreali sono quelle carsiche: acacia, tiglio, melata ma mach edera e santoreggia fino a giungere alla maraska, oggi molto fancy e assurta agli allori di miglior miele carsolino.

Federico specifica: “Stiamo parlando di piccole produzioni, curate in maniera diretta in cui la garanzia di un prodotto eccellente è data anche dal fatto che questo è un miele realizzato per sé, e quindi fatto con il massimo della dedizione possibile”.

Si fa anche sempre più strada la loro consapevolezza su come trattare le malattie delle api, in primis la tremenda varoa che sta falcidiando l’apicoltura in tutta la penisola. La varoa è arrivata in Italia insieme alle api estere che qualche apicoltore troppo superficiale decise di inserire per aumentare efficienza e produttività mielifera. Fu una tragedia.

Si fa anche sempre più strada la loro consapevolezza su come trattare le malattie delle api, in primis la tremenda varoa che sta falcidiando l’apicoltura in tutta la penisola. La varoa è arrivata in Italia insieme alle api estere che qualche apicoltore troppo superficiale decise di inserire per aumentare efficienza e produttività mielifera. Fu una tragedia.

Oggi in FVG l’esistenza di una legislazione regionale che tutela le Piccole Produzioni Locali (PPL) ha dato a questi apicoltori un’opportunità, soprattutto ai giovani per i quali si prospetta come visione futura.

La legge (su cui torneremo nei prossimi mesi) offre corsi di formazione e possibilità di proporre sul mercato locale piccole produzioni, evitando di sottoporsi ai soffocanti dettami burocratici e strutturali che imporrebbe la legge europea. I controlli sanitari e legali ci sono comunque, e le ASL e gli organi competenti se ne fanno carico, ma le strutture e iter burocratici richiesti per “essere a norma” sono commisurate alle dimensioni di queste micro aziende.

Sembrerebbe una bella strada aperta alle produzioni agricole locali e alla possibilità di incentivare i preziosi mercati di prossimità, luoghi di offerta prodotti ma anche di relazioni sociali, ormai impraticabili per chi relega il momento della spesa agli orrorifici, individualisti e tristi centri commerciali.

Ricordiamo inoltre che le api sono insetti preziosi per l’umanità. L’impollinazione di cui si fanno carico garantisce la sopravvivenza degli ecosistemi.

Le arnie dei soci del Consorzio coprono un territorio che va dal Lazzareto fino a Duino e questi piccoli apicoltori svolgono un ruolo che ha valore civico ed ecologico, a beneficio dell’intera comunità. Cercare e consumare il loro miele significa sostenerli e contribuire alla salvaguardia del territorio in cui viviamo.

 Foto di Miran Sosič
Foto di Miran Sosič

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