La rivista “Trasporto Pubblico”, numero di ottobre del 2010, dedica un lungo articolo a firma di Corinna F. Dora a quello che i giovani chiedono al trasporto pubblico. La giornalista cita in proposito una ricerca dell’Associazione Trasporto Pubblico e dell’istituto Hermes, che parla di un nuovo modello di comportamento dei giovani, applicato anche ai loro spostamenti su mezzi pubblici e cioè l’uso del cosiddetto “multitasking”, ossia la messa in pratica di azioni multiple. Se nel trasporto delle persone le automobili continuano a fare la parte del leone, le nuove tecnologie di intrattenimento di cui sono dotate (navigatore satellitare, DVD, lettore di iPod) non sono sempre conciliabili con una guida attenta e responsabile, afferma la giornalista. Invece nel trasporto pubblico locale si può creare un rapporto virtuoso con le nuove tecnologie. Insomma la cosiddetta “net generation” (cioè della generazione che si serve prevalentemente del computer per acquisire informazioni ed altro) può trovare un motivo di preferenza per il mezzo pubblico, dove servirsi tranquillamente di telefonino e degli altri strumenti preferiti senza correre rischi, che sono fin troppo presenti quando il giovane è alla guida di un mezzo a quattro o, addirittura, due ruote. La ricerca in questione dedica anche un’attenta analisi alle politiche tariffarie agevolate in favore dei giovani. Non mancano numerosi esempi in varie parti d’Italia. Per esempio a Genova l’Azienda municipale prevede un abbonamento vantaggio per tutti giovani (e non soltanto per gli studenti) al di sotto del 26 anni. L’Azienda di trasporti di Alessandria, invece, prevede abbonamenti per i giovani a partire da soli 9 euro al mese in base al reddito. E poi c’è l’esempio un po’ sorprendente di Bari, dove l’Azienda di trasporti concede nel periodo natalizio la circolazione gratuita ai giovani sino al 18 anni.
Agevolazioni simili si riscontrano anche a Cosenza, Forti, Lecco, ecc. Non mancano iniziative settoriali come a Roma, dove quattro autobus ecocompatibili sono messi a disposizione degli studenti e dei dipendenti dell’Università La Sapienza, per non parlare del servizio notturno per le discoteche, che ha trovato applicazione anche a Trieste, per garantire ai giovani il ritorno sicuro a casa. La giornalista di “Trasporto Pubblico” cosi commenta:
“I nativi digitali, che mentre si spostano scrivono SMS, parlano al telefonino, smanettano sull’iPod e intanto magari mangiano un panino e bevono una Coca Cola, sono più sicuri sui mezzi pubblici”. A parte il curioso modo di definire i giovani d’oggi come “nativi digitali”, anche se si capisce il perché, l’autrice dell’articolo ricorda il numero di incidenti stradali inaccettabile, a livello europeo ben 41.600 morti nel 2005 e in Italia 14 morti al giorno. Certamente ciò dipende anche dal numero enorme di quanti si spostano quotidianamente in Italia: nel 2008 sono state oltre 32 milioni le persone che hanno dichiarato di spostarsi giornalmente per recarsi nei luoghi di studio e di lavoro. Ben oltre 10 milioni sono studenti, dei quali il 26 per cento dichiara di spostarsi a piedi, mentre la stragrande maggioranza utilizza mezzi di trasporto. Fra i diversi mezzi utilizzati la statistica ci ricorda ancora una volta che l’auto privata prevale. Si spostano con tram e bus circa il 12 per cento e con i pullman circa la medesima percentuale. Tuttavia i giovani non hanno alcun pregiudizio nei confronti del trasporto pubblico e sarebbero pronti a preferirlo a certe condizioni, soprattutto legate alla libertà di cui possono disporre nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
Parecchi esempi ci vengono da altri Paesi, principalmente dagli Stati Uniti, di accesso gratuito a internet tramite Wi-Fi sugli autobus. In Italia il primo esperimento del genere si è registrato a Pordenone a partire dal settembre 2008, con la possibilità, cito testualmente dall’articolo, “di collegarsi senza costi in modalità Wi-Fi su due autobus oppure telefonare in modaità voip”. Confesso che ignoro alcuni di questi termini e lascio ai lettori giovani la loro piena comprensione.
Sergio Franco
tratto da Konrad n. 164 di marzo 2011