Oggi, tutti viviamo in un mondo iper connesso, iper veloce che incentiva la standardizzazione dei pensieri e valori, orienta a senso unico le idee, premia il conformismo, disincentiva l’uso dell’immaginazione e demoralizza l’istinto a favore della razionalità. Un contesto competitivo, autoreferenziale, che ci vuole tutti vincenti. Perdere, fallire, rimanere indietro viene visto e vissuto come un problema, un dramma da cui affrancarsi. Quasi ci fosse un’unica immensa corrente oceanica monocromatica, in cui i pesci, cioè noi, gli individui, avessero come unica scelta di vita, quella di finirci dentro e farsi trasportare. Nessuna tregua per coloro che non hanno alcuna intenzione di mescolarsi in quel liquido in movimento. Fermarsi a contemplare i dettagli, riflettere su sé stessi, guardarsi dentro, cercare la propria corrente, indagare le innumerevoli sfumature del mare della vita coltivando le proprie aspirazioni. In un tempo non troppo lontano, l’insieme di tutte queste pratiche erano considerate quali ingredienti principali di una vita felice, oggi sono drammaticamente retrocesse ad ostacoli per la propria autorealizzazione.
Forse è proprio come reazione a questa corrente inghiottivora che negli ultimi decenni sono nate discipline di aiuto e supporto alla persona. Metodologie e tecniche che intercettano una serie di problematiche sempre più comuni: la ricerca di significato, il bisogno di verità, la necessità di confronto vero e reale con l’Altro, la difficoltà di interpretare un “insuccesso”; ma anche la voglia di cambiare, di identificare soluzioni alternative di “stare in acqua”, di ritmi più lenti e coerenti con i propri valori (la ricerca stessa dei propri valori è diventato un problema).
Fra le varie discipline che hanno elaborato delle risposte a questo contesto in continua evoluzione possiamo annoverare il Coaching. La parola Coaching deriva dalla parola inglese to coach che significa allenare, accompagnare; più approfonditamente deriva dal francese coche che, semplificando, potremmo tradurre con carrozza. Come un cocchiere che con la sua carrozza trasporta un cliente da una partenza ad una destinazione, così il Coach trasporta una persona dal suo status attuale al punto dove vuole arrivare. Il Coaching nasce dunque con l’intento di muovere il cliente verso una direzione che lui e solo lui indicherà. Definire però in poche parole il Coaching non è semplice. L’ICF (International Coaching Federation), definisce il Coaching come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale. Prima di tutto quindi il Coaching è una relazione, un dialogo fra Coach e Cochee (il cliente). Il Coaching è una pratica che trova la sua massima efficacia nella relazione genuina con il proprio Cliente: è una relazione che permette di vivere nel e con il cambiamento. Non si tratta di una terapia, non parliamo infatti di paziente bensì di cliente, non c’è una patologia da affrontare bensì un obiettivo da raggiungere, un ostacolo da superare o una soluzione da trovare. Ampliando ulteriormente il concetto, il Coaching è anche un modo di comunicare in maniera aperta, rispettosa, compassionevole, empatica che prepara la persona ad assumere un rigoroso impegno a dire la verità verso sé stessi e gli altri.
Il Coaching non è solo risolvere problemi, raggiungere obiettivi o migliorare le prestazioni ma ha a che vedere soprattutto con l’esplorazione, la consapevolezza, le scelte. Potenzialmente ogni persona che desideri un cambiamento rispetto al suo status attuale trarrebbe un beneficio dalla Pratica del Coaching.
L’ambizione di questa rubrica è diffondere la filosofia del Coaching attraverso un viaggio nelle sue specificità, liberandolo dal contesto sportivo e aziendale in cui ha preso forma per renderlo una pratica nell’uso quotidiano. Non una guida per aspiranti Coach quindi, ma un vademecum per tutti. È convinzione di chi scrive che la Pratica del Coaching può contribuire a diffondere un approccio alla vita più consapevole e pertanto più appagante.
Alessandro Redivo
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