– di Fabiana Salvador –
Memoria della terra: una scultura di Massimo Poldelmengo a Ronco Pitotti.
Tutto nasce da un desiderio: creare una connessione tra le persone e l’ambiente per comunicare, anzi suggerire, una seconda connessione, quella tra il vino e un lavoro paziente e immaginativo.
Per tradurre quel desiderio in vita vera, i vignaioli Federica Magrini e Lorenzo Mocchiutti cercano la cassetta degli attrezzi dell’intelligenza artistico-creativa. Quella cassetta ce l’ha Massimo Poldelmengo. Fra i più imprevedibili scultori del momento, Poldelmengo nella vigna di Ronco Pitotti, coglie il luogo che meglio rappresenta il valore del vino, di “quel” vino, prezioso canto della terra verso il cielo, nella definizione veronelliana. “Quel” vino è il Pinot Nero dei Vignai da Duline, (ovvero di Lorenzo e Federica). Le sue uve, la sue viti.
La texture degli acini del Pinot ricorda a Podelmengo la ruggine: un rimando alla patina del tempo che agisce sulla materia, tema a lui particolarmente caro. Al culmine delle possibilità panoramiche dell’appezzamento, visibile a tutti lungo il percorso del “Sentiero della Sdricca” (antico sentiero di pirati), l’artista colloca un tavolo metallico sostenuto da una piramide rovesciata, con il vertice conficcato nel terreno. Materia. Terra. Concatenamento. La base d’appoggio è formata da 16 piastre di forma quadrata, ognuna con inciso nel centro in cifre romane, un numero che rappresenta il filare di riferimento. Corrose, rese rugginose dall’humus, prima di essere assemblate sono rimaste interrate per un anno, all’inizio di ogni filare, a ossidarsi e impregnarsi delle specificità del terreno, in questo luogo al culmine della biodiversità. E’ L’impronta del XVI: una scultura in continuo mutamento. Il tempo, il vento e la pioggia continueranno l’opera. Un tavolo, luogo d’incontro che testimonia la vita viva del territorio e il lavoro dei Vignai da Duline. L’opera incontra il vino; il vino fa incontrare l’opera.
E ancora, una mostra: XVI e L’impronta del XVI. Alla Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca, curata da Annalia Delneri, in collaborazione con l’Associazione culturale Venti d’arte. Aperta fino al 15 settembre, si inserisce nella serie di esposizioni intitolate Il progetto e l’opera, che hanno l’obiettivo di avvicinare il pubblico al linguaggio dell’arte contemporanea, presentando l’evoluzione dei lavori degli artisti attraverso disegni, bozzetti e, in questo caso, anche calcografie. Un altro incontro. All’ingresso della Galleria, a introdurre il visitatore alla mostra: XVI, opera compiuta, prima idea di Poldelmengo, nata dal medesimo pensiero per i Vignai da Duline. Un’unica lastra di ferro (140X140), suddivisa con un taglio laser in 16 quadrati numerati; si sviluppa in verticale. Suggestiva. Si offre a condividere il suo straordinario sviluppo.
Dulcis in fundo, il catalogo della mostra. Reso prezioso anche da un interessante intervento dell’antropologo Gian Paolo Gri, intitolato “I numeri e la ruggine, il dumiesti e il salvadi”. Anche questa piccola pubblicazione è conforme alla sensibilità non comune che sottende al progetto, in ogni sua parte: equilibrio e rispetto fra natura e intelletto, fra cultura del passato e consapevolezza di un presente in evoluzione. L’arte,oltre il sistema-arte, diventa tramite d’eccellenza per far incontrare il territorio e le persone. Un progetto intellettuale, prima ancora che produttivo, quello di Federica e Lorenzo. Memoria e futuro nell’uva. In divenire.
“Il progetto e l’opera: XVI e impronta del XVI / Massimo Poldelmengo”
dall’8 agosto al 15 settembre 2014
Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan
via Marziano Ciotti 51 – Gradisca d’Isonzo GO
tel 0481 960816
www.galleriaspazzapan.it
martedì-sabato-domenica 10-19 mercoledì-giovedì-venerdì 15-19 – lunedì chiuso