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La recensione: “Lucy” di Luc Besson

– di Gianni Ursini –

Con questo film pensiamo oggi alle perversioni del secolo XXI. La protagonista è femminile.

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Il regista francese Luc Besson è universalmente noto per il suo ecletticismo, dato che negli ultimi dieci anni è passato con incredibile disinvoltura attraverso tutti i generi, dai film per ragazzi come Arthur e il popolo dei Minimei (2006), alle opere tratte da fumetti si successo, vedi Adèle e l’enigma del faraone (2010) per poi impegnarsi nel film The Lady – L’amore per la libertà (2011) addirittura una biografia personale di un personaggio noto per il suo impegno politico sociale e democratico come la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, per arrivare infine con Cose nostre – Malavita  (2013) alla truce storia di una famiglia di mafiosi pentiti che vivono sotto protezione.

Questa volta con Lucy ha voluto buttarsi sulla fantascienza, con risultati discutibili ma indubbiamente spettacolari. Lucy (Scarlett Johansson) è un corriere della droga che vive a Taiwan.

Un giorno le viene inserito nel corpo un pacchetto con una nuova droga micidiale che dovrebbe portare a destinazione. Durante il viaggio, in seguito a un incidente, il pacchetto si rompe, con conseguenze devastanti e sorprendenti. Invece di morire tra atroci dolori come sarebbe ipotizzabile, Lucy diventa una superdonna con poteri sovrumani, si vendica dei suoi aguzzini e vola in Europa dove prende contatto con uno scienziato (Morgan Freeman) che l’aiuta a sviluppare le sue potenzialità, fino a che si trasforma in un essere superiore in comunione totale con l’Universo aldilà del Tempo e dello Spazio.

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Raccontata così la trama sembra un po’ minchiona, ed infatti il film si regge soprattutto sugli effetti speciali e sulle scene spettacolari. Consigliabile a quanti amano i film di azione adrenalinica che lasciano poco tempo per pensare.

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