di Lino Santoro
Le politiche storiche e attuali dell’Occidente alla radice delle attuali migrazioni
Colonialismo, imperialismo, neocolonialismo, liberismo e neoliberismo, affarismo bellico, governi autoritari, devastazioni di territori, cambiamenti climatici: che siano queste le cause delle attuali migrazioni? Con la fine del colonialismo in Asia e in Africa sono stati tracciati confini che poca corrispondenza hanno con nazionalità effettive, culture ed etnie omogenee. Ed è continuato lo sfruttamento delle risorse, spesso notevoli, da parte di compagnie europee, statunitensi, cinesi e di multinazionali, grazie a governi locali subalterni, corrotti e autoritari che le hanno svendute. Gli interventi delle multinazionali hanno portato a devastazioni del territorio: infrastrutture energetiche fortemente impattanti, o coltivazioni estensive e intensive con uso indiscriminato di pesticidi che hanno inquinato corsi d’acqua e falde acquifere. I cambiamenti climatici hanno desertificato estese aree dell’Africa e prodotto fenomeni estremi in tutta l’area tropicale ed equatoriale. Le guerre per il controllo delle risorse energetiche, propagandate come interventi per la democrazia e i diritti, hanno devastato territori, distrutto centri abitati, inquinato i comparti ambientali, ed esteso la povertà. Dalla lettura dei rapporti annuali di Amnesty gli stati amici mediorientali e africani non si caratterizzano per il rispetto dei diritti e della democrazia. L’Arabia Saudita è classificata da Amnesty come un Paese in cui non esiste libertà di stampa, i diritti delle donne sono negati, la giustizia non esiste, in prigione ci vanno gli oppositori, la tortura è diffusa, non esiste libertà di espressione e l’islamismo è caratterizzato dalle sue espressioni più estremiste. È indubbio che le guerre hanno arricchito le multinazionali delle armi e dei fornitori dei supporti logistici militari: il libero mercato delle armi non ha confini e il terrorismo islamista utilizza quelle prodotte in Europa o negli States. Da’ish, o Isis sono l’eredità del caos politico generato dagli interventi delle potenze occidentali: la Libia ne è l’esempio più drammatico.
L’ultimo rapporto dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica presenta un quadro preciso del problema migranti, così come lo studio dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Dalla lettura di un’ampia documentazione indipendente risulta determinante il ruolo dei funzionari dei governi e degli organi di polizia dei Paesi da cui partono i migranti e della criminalità, altrettanto ben organizzata, dei paesi di partenza e destinazione, in particolare l’Italia. Dove risulta ambiguo il ruolo del Terzo settore nell’accoglienza, che registra esperienze positive ma anche cooperative che operano per puro interesse speculativo. Esiste una notevole diversità di valutazione sui diritti di ospitalità da parte delle organizzazioni dell’ONU e dai trattati internazionali. Accanto ai richiedenti asilo, ovvero rifugiati per ragioni umanitarie, perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale, politico, etnico esistono anche i rifugiati ambientali, di cui però non esiste una definizione accettata a livello internazionale. Ma come classificare i flussi di migranti determinati dalla scarsità delle risorse necessarie per sopravvivere? Sono considerati migranti economici, senza diritto d’asilo, che andrebbero rimpatriati perché non perseguitati né coinvolti in teatri di guerra.
Esiste una soluzione per interrompere i flussi dei migranti? Creare corridoi umanitari e campi profughi sulle coste del Nord Africa, sovvenzionare i campi esistenti in Turchia, Libano, Giordania? La radice del problema sta negli Stati di provenienza dove governi corrotti e gruppi terroristici impediscono una vita accettabile. Ma il caos che caratterizza la gran parte dei paesi africani deriva dalle speculazioni delle multinazionali che non hanno confini etici nella realizzazione dei loro affari con governi corrotti. Al di là delle contraddittorie intenzioni dell’Unione Europea per riappacificare questi territori, non esiste una soluzione che possa prescindere dallo spazzare via dal Continente africano e dal Medio Oriente la rete di interessi del colonialismo neoliberista. Sono ancora possibili le rivoluzioni?