di Celeste Polo
50 stati americani, 28 europei, 820 milioni di cittadini e il controllo di circa la metà del PIL mondiale*. Sono queste le cifre del Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, meglio conosciuto come TTIP, un accordo di libero scambio in corso di negoziato dal 2013, il cui fine è quello di creare la più grande area di libero scambio esistente tra Unione europea e Stati Uniti d’America.
Questo anche l’argomento trattato il 20 gennaio nell’incontro pubblico dal tema “OGM e ATTACCO ALLA SALUTE. Un possibile scenario di quanto potrebbe accadere se la logica delle multinazionali espropriasse gli stati e la democrazia” organizzato dal Comitato StopTTIP Trieste al Circolo Della Stampa.
L’incontro si è focalizzato sul settore agricoltura, uno dei più sensibili, e a parlare sono tre esperti , Nicoletta Dentico, Gianni Tamino e Adriano Cattaneo con la presentazione del giornalista Pierluigi Sabatti.
Ad aprire l’incontro è Nicoletta Dentico che racconta di come trattati bocciati in un’ottica multilaterale siano stati riproposti in quella bilaterale, tutti avvolti in un manto di totale segretezza, di cui le poche informazioni disponibili trapelate sono frammentate per via dello stretto monitoraggio di chi controlla i negoziati. Il TTIP è solo l’ultimo dei 416 accordi bilaterali presenti nel mondo e vedrebbe coinvolti nei negoziati tutti i settori, fatta eccezione per i monopoli di stato, comprendendo quindi anche i servizi alla salute. Una novità introdotta è l’estensione, a circa 30 anni, del diritto di monopolio sui prodotti e con la brevettazione e la privatizzazione nei vari settori, come quello della proprietà intellettuale, il controllo della conoscenza o l’accesso alle medicine e all’alimentazione diventeranno accessibili solo a chi paga. Inoltre in Europa vige un registro contenente i risultati della sperimentazione medica, non resi noti negli USA, l’accordo porterebbe anche alla chiusura di quest’ultimo.
La cosiddetta “NATO DEL COMMERCIO” permetterebbe anche agli USA di entrare nella realtà legislativa di ogni stato e nel caso in cui alcuni vincoli violino quanto previsto dal trattato, che supererà le singole Costituzioni nazionali, un gruppo commerciale potrà fare ricorso a un tribunale speciale chiamato Investor State Dispute Settlement (ISDS) composto da esperti in commercio. Tuttavia la possibilità di aggirare le legislazioni nazionali mettendo all’angolo i singoli stati appare palese.
Un altro punto delicato, affrontato da Gianni Tamino e Adriano Cattaneo, riguarda l’etichetta e le diverse normative sul marchio. Negli Stati Uniti una volta acquistato il simbolo viene utilizzato come una sorta di brand, annullando così il legame col territorio tipico delle nostre realtà. Ci si troverà a mangiare prodotti dei quali non si potrà conoscere l’origine (o la presenza di Ogm), registrare nuovi farmaci negli USA dove i criteri sono meno rigidi e qualsiasi tentativo di astensione da parte dei governi nazionali provocherà solo ulteriori sanzioni e risarcimenti. Inoltre il principio di precauzione usato in Europa, per il quale un prodotto può essere ritirato dal mercato se rischia di danneggiare la salute, non è presente nei mercati extra-europei.
L’agricoltura è un settore frammentato in tante piccole aziende e rischierebbe di entrare in crisi se non protetto da dazi doganali o con il via libera delle culture Ogm. Con l’inserimento di organismi modificati non sempre si può prevedere l’effetto dei geni alterati e per l’uso di determinati pesticidi non si è ancora in grado di controllare la tossina rischiando un’alterazione del suolo oltre che un possibile rafforzamento dei parassiti stessi. Il tutto richiede l’uso di pesticidi sempre più potenti, che danneggiano la stessa salute umana, dando inizio ad un circolo vizioso.
Ad opporsi troviamo la più grande raccolta firme in Europa, con 3 milioni e 200 mila nomi di chi è contrario a uno spazio geopolitico, gestito da multinazionali, dove i cittadini diventano clienti. Certo, un granello di sabbia, ma che può comunque fermare l’intero ingranaggio poichè i diritti non possono essere mercificati di fronte agli interessi privati.
*Dati del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2013