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Dall’archivio di Konrad – CULTURA LIBERA: NON SOLO SIAE

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Con questo articolo speriamo di aprire un dibattito…

Con questo articolo inizieremo a parlare della Cultura Libera, ovvero di come sarebbe bello se la conoscenza fosse veramente alla portata di tutti.
Ci sono molti argomenti da vedere che vanno dai problemi di copyright ai più specialistici punti dolenti dell’informatica, passando per casi limite particolarmente esemplificativi.

Questa rubrica non vuole però essere semplicemente una serie di articoli ma, anzi, dovrà contenere le vostre opinioni, concordi e discordi e dovrà essere il più possibile diffusa perché se una persona ha un’idea, è giusto che questa idea venga messa a disposizione di tutti, pur mantenendone la paternità. Perché dico questo? Ve lo spiego con un pensiero paradossale che facevo tempo addietro, quando imberbe mi avvicinavo al mondo del FLOSS, Free-Libre Open Source Software. Che strano acronimo: le parole “free” in inglese e “libre” in francese significano entrambe “libero“ ma la specificazione è indispensabile poiché “free” vuol dire anche “gratis” e per molto tempo si è giocato su questo termine per portare chi non fosse dentro la questione a credere che il software libero fosse gratuito.

Sbagliato: il software libero si attiene a una serie di libertà, per l’appunto, che non menzionano in alcun modo il discorso economico. Una delle garanzie che il software libero offre è quella della PROPRIETÀ del prodotto una volta acquisito, che può essere estesa a molti altri mondi, dall’editoria al cinema alla musica, all’invenzione… chi più ne ha più ne metta. Mettiamola cosi: io (voi, chiunque…) acquisto un libro. Quindi quel libro è di mia proprietà, ovvero ne faccio ciò che voglio. In effetti pago una quota del costo totale alla SIAE che poi la partisce all’autore, all’editore eccetera. Però sul libro c’è scritto che non posso usarlo come mio, non posso riprodurlo a mio piacimento (anzi, ne posso produrre solo i 15% massimo, a norma di legge). Ma io ho acquistato il libro! È mio! O no? Eppure no, il contenuto non è mio: è dell’autore e dell’editore.

Ma allora perché pago la SIAE? Se il contenuto e la sua forma restano di loro proprietà perché devo pagarti?
In pratica è come se noleggiassi un macchinario, ma solo la scatola che lo contiene diventasse mia: ho acquistato la carta e l’inchiostro (più il trasporto, il ricarico del libraio, il lavoro del tipografo, ecc… ecc..).

Se ho un’idea, il mio interesse è che questa venga diffusa il più possibile poiché la storia racconta di come solo le idee grandemente condivise hanno avuto successo, giuste o sbagliate che fossero. Mettiamo insieme le due cose: se ho un idea questa avrà un valore proporzionale al numero di persone che la condivideranno ma se ponessi un limite a tale numero, anche il valore della mia idea ne risulterebbe limitato.

Ma se è cosi perché mai milioni di autori “limitano” la diffusione delle proprie idee impedendo che queste vengano opportunamente condivise apponendovi un copyright? Per fortuna qualcosa sta cambiando nel mondo del diritto d’autore, e nascono nuovi concetti di diffusione della conoscenza: il CopyLeft.

Le licenze Creative Commons sono solo uno degli esempi con cui un’opera di ingegno può venir liberamente riprodotta garantendone la paternità all’autore (Attribuzione).
Pensate ad un romanzo rilasciato con licenza CC: un non vedente potrebbe liberamente copiarlo in braille e leggerlo senza violare la legge mentre con i copyright per poterlo fare deve avere il permesso dell’editore e non, come invece sarebbe ovvio, dell’autore, che quindi è anch’esso defraudato dei propri diritti sull’opera.
Parliamone: inviate le vostre discussioni a redazione@konradnews.org.

Diego Fantoma 

Tratto da Konrad n.123 Edizione febbraio 2007

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