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Il fantasma dei boschi

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Mentre scrivo questo articolo Pepe, il mio gatto nero, balza sulla scrivania – cosa rara – e controlla quel che faccio. Avrà intuito che mi sto occupando di un suo parente stretto? I gatti domestici discendono infatti dal gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris), l’abitante più misterioso ed elusivo del nostro territorio.

Ne tratta il bellissimo volume “Il fantasma dei boschi”, pubblicato di recente dall’editrice Il Tiglio con i testi di Tiziano Fiorenza (autore di vari altri volumi su natura e fauna del Friuli Venezia Giulia) e le splendide foto di Lucio Tolar e Nicola Tomasi. Un QR alla fine del libro dà l’accesso ad alcuni straordinari video, ripresi in natura anche con l’utilizzo di fototrappole.

Dopo le indispensabili informazioni sulla tassonomia e la distribuzione in Europa e in Italia (il gatto selvatico è presente in tutta la catena appenninica, in Sicilia e nell’estremo nord est), il volume illustra – in base ai rinvenimenti e alle segnalazioni disponibili – la presenza della specie nelle diverse zone della nostra Regione, dove il suo areale comprende circa 300 mila ettari, con maggiori densità nelle Valli del Natisone e sul Carso.

Legalmente cacciato in Italia fino al 1978, perché ritenuto “nocivo” e quindi perseguitato dai cacciatori, il gatto selvatico rischiava di estinguersi. Ora però, anche se non mancano minacce alla sua sopravvivenza, la specie è in ripresa e se ne stimano circa un migliaio di esemplari in Italia, di cui 250 – 400 (grazie anche alle vicine foreste della Slovenia) in Friuli Venezia Giulia.

Un’accurata descrizione della morfologia e dell’anatomia evidenza i caratteri distintivi dei gatti selvatici (coda grossa a forma di clava con vistosi anelli e punta nera, striscia nera ininterrotta sulla schiena dal collo alla coda, ecc.) rispetto ai soriani domestici di colore simile.

Gli ambienti preferiti della specie sono i boschi di latifoglie, dalla pianura alla media montagna, purché vi sia dell’acqua disponibile in prossimità: Felis silvestris ama anche nuotare.

Ovviamente, fondamentale la presenza di un adeguato numero di prede, costituite per l’80 per cento da piccoli roditori (arvicole, topi selvatici) e in minor misura da uccelli. Il gatto selvatico, che necessita di 400-500 grammi di carne al giorno, è un predatore tra i più efficienti: circa il 50 per cento degli attacchi va a buon fine.

Le attività del “fantasma” sono per lo più notturne, ma nel tardo inverno può capitare di osservarlo a caccia in pieno giorno e lo spettacolo – immortalato in alcuni video dagli autori del libro – è assicurato! Chi avesse questa fortuna, può trasmettere informazioni e immagini all’iniziativa nazionale Gatto Selvatico Italia (www.gattoselvatico.it) coordinata dal Museo di Storia Naturale della Maremma.

Nonostante l’incremento degli esemplari dal 1978 in poi, la specie è ancora vulnerabile e sono necessarie adeguate misure di protezione, tra cui: perseguire il bracconaggio, spesso impunito, vietare i lavori forestali da marzo a luglio, controllare il vagabondaggio canino e le colonie di gatti domestici randagi (mediante sterilizzazione) per contrastare l’ibridazione, rispettare i limiti di velocità sulle strade dove avvengono investimenti di animali selvatici e adottare appositi dispositivi sonori su tali strade, disciplinare i flussi di escursionisti nell’areale riproduttivo dei gatti selvatici.

Il libro:
Il fantasma dei boschi – Alla scoperta del misterioso gatto selvatico Europeo
(testo bilingue italiano e inglese)

di Tiziano Fiorenza, Lucio Tolar e Nicola Tomasi

ed. Il Tiglio, 2023

pp. 109, € 34

Dario Predonzan

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