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Acqua, suolo ed eventi meteorologici estremi (Piove governo ladro).
Ambiente

Acqua, suolo ed eventi meteorologici estremi (Piove governo ladro).

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Il suolo, fatto di componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi micro e macro, è essenziale per l’economia, la società e l’ambiente perché riesce a immagazzinare carbonio, ad assorbire, conservare e filtrare l’acqua, a fornire servizi ecosistemici fondamentali di approvvigionamento (prodotti agroalimentari), di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, sequestro e stoccaggio di carbonio, controllo dell’erosione, regolazione della quantità d’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni meteorologici estremi, conservazione della biodiversità). Però i terreni e i suoli sono risorse fragili e limitate. Consumo di suolo è la variazione da una copertura naturale a una artificiale. Si parla di impermeabilizzazione quando il suolo viene coperto da materiali artificiali (p.e. asfalto o calcestruzzo) per costruire edifici e strade.

Il degrado del suolo comporta la perdita di biodiversità e delle sue funzioni ecosistemiche.

Secondo i dati di SNPA (Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente) il suolo consumato in Italia al 2022 è pari al 7,14% della superficie del paese pari a oltre 2 milioni di ettari con un incremento annuo di 0,33%. Nella nostra Regione il consumo attuale è pari al 8,02%. Nel periodo 2006-2022 fatto 100 il consumo permanente totale, il 35,4% è costituito da edifici e fabbricati (15, 9%) e da strade pavimentate (8.2%). Il suolo consumato in aree a pericolosità idraulica è quasi il 33% del totale, mentre quello a pericolosità di frana è del 27,4%. Gli effetti disastrosi sul territorio  degli eventi atmosferici estremi sulle popolazioni sono il risultato del consumo di suolo e della sua mala gestione da addebitare in gran parte allo sfruttamento senza freni del territorio.

Gli eventi meteorologici estremi e l’incremento medio della temperatura incidono sulla qualità dell’acqua: da una parte le forti precipitazioni mobilitano gli inquinanti presenti sul territorio, compromettono la funzionalità dei sistemi fognari e degli impianti di trattamento, rendono le riserve idriche non sicure o inutilizzabili, d’altra parte per la siccità le falde non sono ricaricate e per l’inclusione marina le acque dolci vengono salinizzate. Il nord diventa più umido dal 10 al 40% e il sud più secco del 20%. Un terzo del territorio europeo e sotto stress idrico.

Varie direttive europee si sono occupate delle acque  dal 1991 a oggi, in particolare di acque interne e di bacini idrografici. Il Piano di bacino è lo strumento essenziale per la gestione del suolo con l’obiettivo della sua rinaturalizzazione per il controllo degli eventi dipendenti dal cambiamento climatico. La Direttiva Quadro sulle acque e il Terzo Piano (2021-2027) di gestione delle acque si pongono l’obiettivo di attenuare i rischi degli eventi estremi e catastrofici sul territorio. Strumenti sono il miglioramento delle misure da attuare nei distretti coinvolgendo il settore agricolo e contrastando le pressioni idromorfologiche, controllando i prelievi e rivedendo il sistema delle concessioni. Con la Direttiva sulle alluvioni (2007/60/CE) si esprime la necessità di  approvare tutti i Piani di adattamento ai cambiamenti climatici, per evitare che i danni possano raggiungere i 100 miliardi/anno entro il 2080. È quindi improcrastinabile invertire il degrado degli ecosistemi e del territorio, e controllare l’erosione e la perdita di zone umide intervenendo contro il consumo di suolo e la sua cementificazione, l’occupazione delle aree golenali, predisponendo casse di espansione per i corsi d’acqua e bacini di raccolta delle acque  piovane e di ruscellamento.  

Il cambiamento del clima sta alterando la dinamica dell’acqua sul pianeta, uno dei rischi peggiori è il rallentamento e/o lo spostamento delle correnti oceaniche che ne regolano la temperatura, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari che modificano la salinità e la temperatura dei mari, la circolazione verticale innesca forti modifiche nella composizione salina e nella temperatura, in più con l’assottigliamento dei ghiacci antartici aumenta il livello dei mari, il riscaldamento superficiale aumenta l’evaporazione e le nuvole si ricaricano dando luogo a eventi pluviali devastanti.

I Piani di adattamento dovrebbero analizzare il territorio e individuarne i punti critici, formalizzando azioni specifiche in queste aree. L’UE ha elaborato diverse azioni per aumentare la resilienza delle città, e ha sviluppato diverse iniziative per migliorare la conoscenza e la disponibilità di dati sulla vulnerabilità urbana come la Urban Adaptation MapViewer, attraverso vari strumenti come il programma di ricerca e innovazione Horizon Europe e l’Urban Adaptation Support Tool. Sono strumenti essenziale ma sarebbe necessario verificarne la funzionalità da parte dei vari stati dell’Unione. La vulnerabilità delle città ai cambiamenti climatici dipende dalla posizione geografica e dalle caratteristiche del territorio, l’eccessiva percentuale di superfici impermeabili riduce il drenaggio naturale, la stabilità degli argini è compromessa dall’azione delle nutrie. La nuova strategia della UE sui cambiamenti climatici prevede l’elaborazione di politiche, di nuovi investimenti, di pianificazione degli interventi, di investimenti per programmi di ricerca e di innovazione. Dal 1980 al 2019 gli eventi estremi legati al clima in Europa hanno causato perdite economiche per circa 450 miliardi di euro. La dinamica delle acque deve svilupparsi in modo compatibile per il territorio abitato, alcune opere strutturali non risolvono il problema anzi possono alimentare un uso sconsiderato del suolo, con ulteriori insediamenti e attività produttive in aree a rischio, e dissesti idrogeologici. 

Negli anni dal 2010 al 2023 sono stati registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente 684 allagamenti, 166 esondazioni e 86 frane. L’Italia è un territorio a elevato rischio idrogeologico con 1,3 milioni di abitanti che vivono in aree dove è elevato il rischio di frane e smottamenti e oltre  6,8 milioni a rischio medio o elevato di alluvione (dati ISPRA).

Secondo Legambiente i due pilastri della buona gestione del territorio sono da una parte la convivenza con il rischio attuabile con la giusta attenzione ai piani di emergenza comunali formando e informando i cittadini e dall’altra parte la consapevolezza che il territorio italiano deve essere liberato da cementificazioni e impermeabilizzazioni normando lo stop al consumo di suolo e rispettando il divieto di edificazione nelle aree a rischio, riaprire i fossi  e i corsi d’acqua tombati nel passato, recuperare la permeabilità del suolo attraverso sistemi di drenaggio sostenibile (SUDS) sostitutivi dell’asfalto e del cemento.

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) esistono soluzioni naturali (Nature Based Solutions, NBS) per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione dei rischi di disastri. Il concetto NBS è basato sulla conoscenza scientifica degli ecosistemi e i servizi rivolti alla società umana, per la protezione della biodiversità secondo il principio di linee guida per il disegno e l’implementazione effettiva di approcci ecosistemici per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di disastri. Approcci che intendono gestire i territori, l’acqua, il mare e le risorse viventi in modo da promuovere la conservazione e l’uso sostenibile. Gestioni che sfruttano i processi ecologici e non favoriscono la biodiversità come monoculture non native, l’ingegneria genetica e coltivazioni intensive sono molto più vulnerabili ai cambiamenti climatici Se non si interviene contro il degrado del territorio, normare la stipula di polizze contro gli eventi estremi, così come viene proposto dal governo, appare come un bel regalo alle compagnie assicurative.

(continua)

Lino Santoro

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