Per capire come si realizza una Comunità energetica esiste come riferimento completo e pratico: lo studio di Legambiente Tutti i segreti per un’energia condivisa e solidale 2022. Per Legambiente essere comunità è, già di per sé, potente e la solidarietà che lega i componenti nella comunità è una visione originale e innovativa con una forte ricaduta sociale.
Si passa attraverso varie fasi per realizzare la comunità energetica, con vantaggi e opportunità per tanti soggetti, in particolare per quelli socialmente disagiati e marginali.
Prima fase: è necessario individuare i soggetti interessati, gli obiettivi che si intendono raggiungere e il territorio in cui si intende realizzare la Comunità energetica rinnovabile e solidale, o l’Autoconsumo collettivo (un condominio). Più attori possono partecipare alla Comunità: cittadini, una pubblica amministrazione, un ente territoriale, una PMI, una parrocchia una associazione di volontariato, etc. o un mix di queste componenti.
La seconda fase consiste nel definire un progetto preliminare, individuare l’area in cui si deve realizzare, il modello economico della comunità, le ricadute sociali solidali e ambientali. Sempre secondo Legambiente il progetto preliminare dovrebbe individuare almeno cinque punti essenziali.
Il primo è il contesto sociodemografico per individuare le prime macroaree di interesse da esplorare successivamente nel massimo dettaglio.
Il secondo punto è individuare quelle realtà che già operano nell’utilizzo di buone pratiche, nell’uso di risorse rinnovabili. Vanno mappati i bisogni della comunità in ambito economico, sanitario e sociale. Vanno individuati i punti di forza e di debolezza dell’organizzazione che deve realizzare il progetto. Il terzo punto da attivare è una ricerca-azione partecipata sinergica per permettere alla comunità di diventare attore creativo per garantire il collegamento fra i diversi livelli d’intervento. Il quarto punto consiste nella mappatura delle realtà già attive sul territorio: associazioni, cooperative, attività artigianali, piccole e medie imprese, enti territoriali, imprese sociali, gruppi sportivi, parrocchie, attività culturali, sindacati, circoli politici oltre che istituti scolastici e università. Il quinto punto è l’avvio di percorsi di educazione e sensibilizzazione nei confronti delle realtà territoriali con cui si intende realizzare il progetto.
La terza fase consiste nella campagna di comunicazione e nella raccolta delle prime adesioni. Vanno identificati i diversi ruoli dei partecipanti: i produttori, i consumatori o i prosumer (produttori e consumatori). Gli impianti di produzione possono appartenere alla comunità ma possono anche essere di terzi. Le comunità sono entità aperte dai cui è possibile entrate e uscite in base a regole definite all’atto della costituzione.
La quarta fase deve portare allo studio di fattibilità, definiti i ruoli e le adesioni e le superfici idonee alla realizzazione degli impianti. È l’analisi preliminare condotta da esperti del settore in collaborazione con i partecipanti al fine di verificare la sostenibilità economica e sociale del progetto.
Nel caso di una Comunità Energetica Rinnovabile deve essere assicurata la presenza della cabina primaria di trasformazione dell’energia elettrica. E’ necessario che siano installati i contatori 2G per procedere con l’analisi dei consumi per ogni utente partecipante alla Comunità. Vanno verificate le dimensioni degli impianti di produzione e di stoccaggio da realizzare per garantire l’equilibrio fra produzione e consumo e per massimizzare l’autoconsumo e gli incentivi. Vanno infine definiti i ruoli dei singoli partecipanti per gestire correttamente la Comunità e per tutelare i diritti degli utenti attraverso la sottoscrizione di regole precise.
La quinta fase, che segue lo studio di fattibilità, consiste nella costituzione legale della Comunità. È un passaggio molto delicato da fare nello studio di un commercialista nel caso di associazioni non riconosciute, o in quello di un notaio per le associazioni riconosciute come fondazioni, cooperative, società benefit o imprese sociali. È opportuno far affidamento su un consulente legale o commerciale che segua le pratiche di costituzione, magari un componente della comunità, anche nella fase di stesura del bilancio sociale.
Per l’Autoconsumo collettivo il ruolo di soggetto giuridico di riferimento è svolto dall’amministrazione condominiale.
Nella fase sei si passa alla realizzazione dell’impianto di energia rinnovabile. Per accedere agli incentivi GSE gli impianti devono essere successivi alla legge Milleproroghe e in seguito alla dlgs 119/2021 di recepimento della direttiva UE del 2018 ma con il limite dell’obiettivo nazionale del 30% di rinnovabili. Quelli precedenti possono entrare nelle Comunità energetiche con il limite del 30% della potenza complessiva.
Le Comunità energetiche si possono sviluppare solo su fonti rinnovabili non fossili (energia eolica, solare termico e fotovoltaico, geotermico, biomassa, biogas etc.).
Con la fase sette si conclude l’itinerario che porta alla costituzione della Comunità Energetica. Bisogna accedere al portale del GSE (area clienti), registrare sul portale Gaudi di Terna gli impianti di energia rinnovabile, registrare i dati del Referente che rappresenta la Comunità Energetica o l’Autoconsumo nei rapporti con il GSE.
Lino Santoro