La prima volta che sono stata a Trieste anni fa, qualcuno mi raccontò che Trieste è una città femminile: città di porto, dove le donne sono sempre state molto indipendenti, forti. Per necessità comune più libere, soprattutto ai tempi dell’impero austroungarico. Anche se non ho mai verificato che la cosa abbia dei fondamenti storici, me ne sono pian piano convinta. E dopo aver visitato la mostra Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940 in qualche modo ho ricevuto una conferma di questa mia credenza.
L’allestimento è nella suggestiva villa del Museo Sartorio di Trieste, non è dispersivo, comprende circa 30 opere tra quadri e statue, tutte con soggetti femminili. La varietà di stili, dimensioni, e anche date di produzione è vasta, ma il fil rouge che lega la mostra è proprio il concetto di Eterno femminino, di donna: donne di diversa estrazione sociale, dipinte in situazioni e da artisti diversi, le quali esprimono la propria femminilità in maniera diversa tra loro. Ammiriamo in queste opere l’energia, la grazia, l’eleganza dei soggetti; senza cadere in cliché o luoghi comuni della fragilità e sentimenti considerati “femminili”, anzi vengono enfatizzate la complessità della femminilità a tutto tondo, di donne del primo Novecento immortalate sotto gli strumenti degli artisti del loro tempo.
Questa è una mostra succinta, divisa sui due piani superiori di Villa Sartorio, dove tutte le opere seguono il filo conduttore della femminilità; le donne raccolte nei saloni qui esposte mostrano una fierezza diversa dal comune, eleganza, carattere. I piani sono divisi anche da scelte cromatiche: il primo piano, nel salone da ballo il colore predominante è rosso, anche se slegato dalle opere, mentre il secondo piano tende a virare sui colori del blu, in un salone degli specchi dove in questo caso anche le opere stesse hanno richiami alla palette del blu. Tutti tranne uno, Ritratto di giovane donna di Bruno Croatto, che è tra i quadri più espressivi e più belli dell’esposizione, anche se in contrasto con la scelta cromatica delle tonalità cerulee.
Le opere che spiccano in questo percorso sono diverse, di cui due sculture che colpiscono l’attenzione: Il sorriso di Ruggiero Roman e Torso di donna di Franco Asco, di forte impatto entrambi.
Tra le eleganti sale della villa ammiriamo poche suggestive opere di alcuni degli artisti triestini più preminenti tra il 1900 e 1940. Gli autori esposti sono molti, tra cui Franco Asco, Antonio Camaur, Glauco Cambon, Bruno Croatto, Cesare Cuccoli, Oscar Hermann Lamb, Mario Lannes, Pietro Lucano, Giannino Marchig, Piero Marussig, Giovanni Mayer, Argio Orell, Gino Parin, Nino Poliaghi, Arturo Rietti, Ruggero Rovan, Edgardo Sambo, Carlo Sbisà, Cesare Sofianopulo, Vito Timmel, Carlo Wostry.
L’esposizione, promossa dall’assessorato alle Politiche della Cultura del Comune di Trieste e realizzata da Trart-Società cooperativa di servizi culturali, a cura di Federica Luser, Michela Messina e Alessandra Tiddia. Sono riunite al Sartorio ritratti provenienti dalle collezioni del Museo Sartorio, dal Museo Revoltella, dalla collezione d’arte della Fondazione CRTrieste e da collezioni private.
E il risultato finale è una mostra affascinante, un viaggio nel tempo all’inizio del secolo scorso con una prospettiva privilegiata e uno sguardo attento sulle rappresentazioni della femminilità di quegli anni a Trieste.
Eterno femminino. Arte a Trieste tra fascino e discrezione 1900 – 1940 al Museo Sartorio di Trieste è a ingresso libero e sarà visitabile fino al 1° aprile, al Museo Sartorio dalle 10alle 17.
Giorgia Chiaro