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Fucus virsoides, la prima estinzione nel mare avviene a Monfalcone
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Fucus virsoides, la prima estinzione nel mare avviene a Monfalcone

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Un’alga unica del nostro territorio è a rischio di estinzione, la ricerca si concentra
sulle cause ancora ignote

 

La prima estinzione in mare a essere documentata potrebbe essere quella di Fucus virsoides, alga che vive nella zona intertidale, ossia tra l’alta e la bassa marea, che ha uno dei suoi ultimi popolamenti proprio nella zona di Marina Julia a Monfalcone.

Sarebbe un caso di notevole interesse scientifico, dato che l’estinzione di un organismo marino è quasi impossibile da verificare scientificamente, considerando la difficoltà di tenere sotto controllo questi ecosistemi e accertarsi quindi della totale sparizione di una specie.

Ma le particolari necessità di quest’alga impediscono la sua proliferazione in molti ambienti, dove invece altre specie creano grandi popolazioni. Il genere Fucus ha infatti necessità di basse temperature ed elevate variazioni del livello della marea, condizioni che ritrova solamente in ristrette zone delle coste che si affacciano sul mar Adriatico o nell’oceano Atlantico. Conoscendo quindi le poche possibili aree dove Fucus vive, è molto facile accertare la sua presenza e di conseguenza la sua diminuzione degli ultimi anni.
Infatti il soggetto della nostra ricerca è ormai ridotto a piccoli popolamenti, il più studiato dei quali è proprio a Monfalcone, in provincia di Gorizia. L’unico altro popolamento italiano è in provincia di Venezia, e gli altri popolamenti del mare Adriatico sono nel Montenegro e in Albania. Questi ultimi però poco controllati per la difficoltà con il quale procede la ricerca in questi stati.

La ricerca per le cause della diminuzione delle popolazioni è in corso. Alcuni dei fattori sospettati sono l’aumento delle temperature medie del mare e la cessazione degli smaltimenti agricoli in mare: infatti negli ultimi anni è stato regolamentato lo sversamento di prodotti di scarto e acque reflue degli impianti agricoli nell’Isonzo e nei canali che sfociano in mare; questi scarti, normalmente ricchi di fertilizzanti e nutrienti, fornivano un ottimo sostentamento per le alghe come il Fucus virsoides. È possibile che la diminuzione dell’inquinamento abbia portato ad un calo della popolazione.

Una volta accertate le cause della problematica sarà possibile intervenire nel modo più adeguato. Ma perché è importante conoscere questa alga e cercare di preservarla? Perché Fucus forma delle grandi foreste pendenti sugli scogli, che offrono riparo a moltissime specie microscopiche che qui trovano un habitat perfetto per vivere. Se dovesse sparire, ne soffrirebbero piccolissimi crostacei, molluschi, pesci e microorganismi, tutte specie che formano un vero e proprio ecosistema complesso del quale molte persone non sono a conoscenza.

La scomparsa di un intero microhabitat sarebbe un duro colpo per la biodiversità del nostro territorio, che è nostro interesse conservare e proteggere da eventuali minacce. Le prove dei benefici della conservazione della diversità a livello locale sono innumerevoli: comunità complesse formate da tante specie diverse non solo hanno una produttività maggiore di materia organica che può anche essere consumata dall’uomo, ma hanno anche una maggiore resistenza ad attività umane e capacità di ripristino della zona, essendo quindi in grado di attenuare gli effetti dell’inquinamento, che altrimenti sconvolgerebbero il territorio a un livello più profondo e irrimediabile.

Purtroppo, la complessità di questi problemi rende sempre difficile gli interventi di conservazione. La cosa più utile rimane quella di diffondere la conoscenza e di aumentare l’attenzione verso questi problemi, poiché solo con l’informazione si può effettivamente fare una differenza che conta.

 

 

Lorenzo Ferdinando Campaner
WWF Young FVG

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