– di Francesco Gizdic –
Curiosità e bellezza nel quotidiano vicino a casa nostra
Finalmente, a quanto pare, vedremo Plutone in faccia. La sonda New Horizons si è risvegliata a metà gennaio dopo nove anni di viaggio nello spazio e qualcosa come cinque miliardi di chilometri di percorso, e presto ci manderà immagini di questo misterioso mondo lontano. A qualcuno la cosa potrà risultare indifferente, qualcun altro magari si indignerà per i costi della missione. Personalmente la cosa mi emoziona tantissimo: non capita tutti i giorni che l’orizzonte umano si espanda così lontano. Sapere il volto che ha un pianeta ovviamente non “serve” a nulla nell’immediato, anche se a lungo termine le ricadute possono essere molto più importanti di quanto si possa immaginare.
Cinque miliardi è un numero enorme, inimmaginabile, sovrumano. Proviamo a ridurlo un po’. Non dieci, non mille, non un milione di volte: diciamo giusto dieci miliardi di volte. Il risultato è mezzo chilometro, ovvero 500 metri.
Ora prendete una pianta della vostra città, trovate casa vostra e con un compasso tracciatevi intorno un cerchio con il raggio di 500 metri. Mi raccomando, fatelo davvero!
Si tratta di un’area di 785.000 metri quadrati. Conoscete davvero tutte le vie che vi si trovano? Le aree verdi, le singole piante e gli animali? Avete mai sbirciato in ogni portone, osservato le scritte sui muri, guardato attentamente i monumenti?
Non so se vi è mai capitato di vedere sul giornale o negli annunci immobiliari foto scattate nella vostra stessa via, a pochi isolati di distanza: riconoscete subito la zona? Conoscete chi abita uno o due numeri civici più in là di casa vostra? Andando sempre più vicino, sapete qual è il nome scientifico di quella pianta spuntata sul muro del cortile o che insetto era quello che è entrato dalla finestra?
Con questo non voglio dire naturalmente che sia inutile viaggiare e visitare il mondo, ma che dovremmo portare sempre con noi questo spirito curioso, affamato di bello e di strano, che è poi proprio quello che caratterizza i bambini, che osservano tutto con attenzione e stupore perché per loro è la prima volta.
Se poi la zona in cui vi trovate è scarsamente interessante, potete sempre alzare la testa e guardare le nuvole, oppure, come faccio io, dopo la pioggia osservare le forme che assumono le chiazze di bagnato sull’asfalto.
Personalmente, tra le altre cose, sto studiando alcuni fenomeni urbani poco conosciuti. La ricerca di forme casuali prodotte dalla natura mi ha ad esempio portato a scoprire la presenza — in pieno centro città — di alberi alfabetizzati che producono sul loro tronco le lettere dell’alfabeto.
Un altro mio filone di ricerca riguarda invece i materiali con cui è costruita la città stessa: materiali apparentemente inerti, come il cemento, l’asfalto e la malta sono più vivi di quanto si creda, plasmati dalle intemperie, dall’usura e dalle sollecitazioni. Come effetto collaterale, talvolta, questo degrado indesiderato produce anche bellezza e complessità. È così che ho scoperto fenomeni carsici sui vecchi muretti, crepe artistiche, volti fantasmatici sulle facciate delle case, bassorilievi nel marmo creati dalla pioggia.
Non più tardi del 2 gennaio di quest’anno passeggiando nel Bosco del Farneto vicino a casa mia mi sono trovato in mezzo a un nugolo di farfalle, più numerose che a primavera. Esseri che vivono un giorno solo, esclusivamente per accoppiarsi. Il mattino dopo non c’era nulla. La settimana prima, per Natale, camminando in periferia ho trovato invece dei cespugli pieni di more. Miracoli che accadono, e più spesso di quanto possiamo immaginare, ma solo se siamo pronti a coglierli.

In quei “500 metri”, poi, non va dimenticato, ci sono altri esseri umani.
Noi cittadini di solito ci guardiamo poco l’un l’altro, e la spiegazione addotta dagli antropologi è che ci difendiamo perché sovrastimolati. Ignoriamo l’estraneo, tranne quando la sua massa ci infastidisce fisicamente o troviamo in lui qualcosa da criticare. In realtà anche solo guardare negli occhi, osservare il comportamento degli altri, attività che sembrerebbero scontate e banali, può avere effetti interessanti e dirompenti su di noi e sul prossimo. Al riguardo citerei un paio di giochi mentali che si possono fare, per rendere ancora più speciale il nostro microcosmo. Si può provare ad esempio a camminare in centro immaginando di essere un antropologo di qualche tribù aborigena, oppure un alieno finito sulla Terra per ricaricare la batteria dell’astronave e che in sei ore deve farsi un’idea di come vivono gli esseri umani.
Ecco, questi sono solo alcuni esempi degli “universi paralleli” che si possono trovare nell’ambito dei nostri 500 metri (e oltre, per i più avventurosi). Adesso tocca a voi!