Sulla spiaggia di Marina Julia – tra le più brutte d’Italia come è stata impietosamente giudicata qualche anno fa – è spuntato un pontile lungo 170 metri. Un’operazione di “riqualificazione” targata dall’amministrazione che da quasi dieci anni governa la città dei cantieri, impegnata a cancellare – a colpi di opere pubbliche – quella vecchia, imbarazzante etichetta.
Forse l’ispirazione è arrivata dalla scena iniziale del film “La ragazza di Trieste”, girata proprio qui nel 1982, con il salvataggio di Ornella Muti di fronte a Ben Gazzarra. Quanta nostalgia per quegli anni: Monfalcone si è rifatta persino il “biscotto” della piazza quasi identico all’originale. E poi quel biancore sulla pelle dei monfalconesi d’allora… Forse si vagheggiano persino i bei vecchi tempi della vocazione nazional-proletaria di questi lidi, ora in parte assegnati in modo contestato a una multinazionale.
La spiaggia di Marina Julia pare non trovare pace. Minacciata da sempre dall’incombenza degli impianti industriali e dai continui divieti di balneazione a causa dell’escherichia coli. In passato qui si vietavano i costumi troppo succinti. Pochi decenni dopo si vietano quelli troppo coprenti.
E ora questo pontile. La “terrassa de Mofalcon” – come è stata soprannominata – è stata inaugurata il 2 maggio per motivi chiaramente propagandistici, ben prima che potesse essere davvero utilizzata. Un copione già visto: basti pensare alla trovata pre-elettorale del “punto più a nord del Mediterraneo”, solo per restare in tema marino.
La difesa del pontile da parte di chi lo ha voluto però è strenua. Opera fondamentale per il litorale, il rimpianto Adriatisches Küstenland. Qualche scritta vergata in pennarello viene trattata alla stregua di un atto terroristico: si annunciano vigilanza e telecamere che al più presto verranno approntate contro i temutissimi giovani che approfittano dell’oscurità per le loro meschine azioni danneggiatrici. A Monfalcone si teme chi scrive. Pare che talvolta questi individui sappiano pure leggere… sia mai che comincino pure a pensare!
Il primo weekend di giugno ha segnato la vera apertura e subito si sono creati dei problemi di sicurezza con il ferimento di una ragazza. Si è corso ai ripari con l’ennesima ordinanza con un decalogo di divieti, ma c’è chi fa notare che la cosa era ampiamente prevedibile dato che le scalette sono inadeguate e che non è ancora attivo nessun servizio di salvataggio. Altroché “La ragazza di Trieste”…
Eppure, ciò di cui si discute poco è l’impatto ambientale di questo rilancio turistico e nello specifico dell’infausta “terrassa”. Del resto nell’elenco ufficiale delle deleghe assegnate dalla giunta comunale di Monfalcone la parola “ambiente” non compare mai.
Come nel caso del campus scolastico di via Grado – dove sono minacciate specie autoctone – si ripete lo stesso schema.
Nonostante gli avvertimenti, la costruzione del già ultracontestato molo a Marina Julia colpisce una colonia del Fucus virsoides una specie endemica dell’Adriatico in forte regressione/scomparsa come denunciato dall’Area Marina Protetta Miramare già nel 2020.
“La prima estinzione in mare a essere documentata potrebbe essere quella di Fucus virsoides, alga che vive nella zona intertidale, ossia tra l’alta e la bassa marea, che ha uno dei suoi ultimi popolamenti proprio nella zona di Marina Julia a Monfalcone” ha scritto Lorenzo Ferdinando Campaner in suo articolo su Konrad. Il titolo era: “Fucus virsoides, la prima estinzione nel mare avviene a Monfalcone”. È stato scritto nel 2023 a dimostrazione di quanto alta fosse già l’attenzione verso il destino di questa alga in questa località.
Ma eccoci qua… Ora una di quelle colonie di alghe ha dovuto lasciare spazio ai basamenti del molo sospeso verso Trieste. Sarebbe stato sufficiente spostare le rocce e i sedimenti su cui erano cresciute, ma a quanto pare nessuno se n’è preoccupato. Tutto è passato sotto silenzio. Solo il WWF ha provato a farsi sentire, ma le sue osservazioni sono cadute nel vuoto.
Ci aspettavamo maggiore attenzione verso le “Querce marine”, alghe brune di antico uso tra popolazioni litoranee settentrionali in cui forse qualcuno si riconosce in modo un po’ bizzarro: come se qui non fossimo tutti meticci e mescolati da sempre, gente di mare e di frontiera.
Si tratta, oltretutto, di “flora italica” quindi di una “specie identitaria” come ormai gran parte di ciò che rappresenta il presunto passato di Monfalcone nella grottesca narrazione che ne viene fatta oggi da queste parti.
“Fermeremo le alghe sul bagnasciuga!” possiamo immaginarci di aver sentito dire. Noi ci ricordiamo però che è dal bagnasciuga che è cominciata la crisi finale di un regime che pareva inossidabile… tanto quanto le scalette del molo di Marina Julia…
Per realizzare quest’opera sono stati spesi finora circa 2 milioni di euro. Il danno alle alghe, invece, si sarebbe potuto evitare con una manciata di spiccioli e un minimo di attenzione. Ma si sa: spendere è facile, ascoltare un po’ meno. Si attendono risposte.
Luca Meneghesso